Integrazione e lavoro

In base ai dati Eurostat, nel 2015 in Italia, sono giunte 83.245 richieste di asilo politico. Si tratta indubbiamente di un dato che riflette un mutata realtà sociale ove la presenza straniera assume sempre maggiore peso. Ovviamente quella dei richiedenti asilo è solo una fetta di una ben più ampia torta che riguarda il fenomeno immigrazione in generale: ci sono i nati da coppie non di nazionalità italiana, ci sono gli stranieri giunti illegalmente, ci sono gli stranieri frutto delle grandi crisi umanitarie degli anni novanta. Sempre nel 2015 le indagini statistiche ci informano, di contro, di una diminuzione sostanziale dei figli nati da coppie di genitori entrambi italiani. Immigrazione da una parte, crescita demografica in rallentamento dall’altra: marocchini, turchi, albanesi, cinesi, indiani e chi ne ha più ne metta, e dal lato opposto una situazione di forte crisi economica e sociale che si riflette sui nuclei familiari italiani con una media di soli 1,35 figli nati per donna. In un prospetto simile, ove la crescita è sempre minore, sicuramente anche con un calcolo approssimativo appare come alcune delle grandi aree del settore terziario sembrano essere potenzialmente in crisi, in particolare il settore scuola. In totale contro tendenza rispetto a quanto accade o si legge su media e social network, emerge attraverso la lettura dei dati statistici, come invece tutta la fetta di popolazione “straniera” (inseriamo all’interno di questa catalogazione anche la cosiddetta ‘seconda generazione’, ossia i nati in territorio italiano) possa rappresentare una risorsa anziché un peso, una fonte di rinnovamento generazionale anziché un fenomeno da estirpare. In un settore simbolo della crescita culturale, come è quello dell’Istruzione, in che modo contribuiscono gli stranieri e soprattutto in quale misura rappresentano una risorsa?

In un Paese che cresce sempre meno, i posti di lavoro legati all’istruzione sono destinati a diminuire notevolmente? Come si riempiranno le classi?

Graziamaria Pistorino, segretario generale della Flc Cgil Sicilia, non esita a rispondere e chiarire in merito.

Numericamente parlando, quanto l’apporto straniero tiene in vita il nostro sistema scolastico?

«Naturalmente gli alunni stranieri contribuiscono alla composizione della popolazione scolastica italiana. La ricerca più recente risale al gennaio 2016 (“FONDAZIONE ISMU INIZIATIVE E STUDI SULLA MULTIETNICITÁ ”)
Dall’analisi svolta si conferma un costante e significativo incremento nelle iscrizioni degli alunni stranieri: si è passati infatti da 196.414 alunni nell’a.s. 2001/02 (2,2% della popolazione complessiva) agli 814.187 dell’a.s. 2014/15, pari al 9,2% del totale. Gli iscritti stranieri fra il 2009/10 e il 2014/15 sono cresciuti del +20,9%, a fronte di una diminuzione pari al -2,7% fra gli italiani e di un decremento dello -0,9% della popolazione scolastica complessiva. Più precisamente nell’anno scolastico 2014/2015, l’unico ordine con una crescita nelle iscrizioni è la scuola secondaria di secondo grado sia per quanto riguarda la presenza di alunni italiani (+0,6%), sia di quelli stranieri (+2,8%). La scuola che, invece, registra una diminuzione di popolazione complessiva è la scuola secondaria di primo grado (-0,7%), sia rispetto agli alunni italiani (-1,2%) sia relativamente agli alunni con cittadinanza non italiana (-1,6%).Si segnala anche che negli ultimi cinque anni si è assistito a un aumento delle presenze di stranieri nelle scuole non statali (+16,4% nel 2014/15 rispetto al 2009/10), anche se nell’ultimo a.s. per la prima volta costoro sono leggermente diminuiti.»

Per quanto concerne invece i posti di lavoro, come è noto, gran parte della classe insegnanti italiana proviene dal meridione. Quanto, questa migrazione professionale verso il nord, dipende anche dalla maggiore concentrazione straniera ?

«La distribuzione degli alunni neoarrivati su base regionale vede al primo posto, in valori assoluti, la Lombardia, seguita da Toscana e Lazio.
Se invece prendiamo in considerazione la percentuale dei neoarrivati in rapporto al totale della popolazione di alunni stranieri, la distribuzione geografica si capovolge. Troviamo ai primi posti regioni del Sud Italia: Sicilia , Campania e Calabria. La ragione di questa presenza nelle regioni del Sud risiede nel fatto che questi territori sono luogo di approdo per gruppi di recente immigrazione. Influisce inoltre la presenza dei minori stranieri non accompagnati, particolarmente numerosi proprio nelle regioni citate.
La Lombardia è sempre la regione con il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana, ma anche con il numero più alto di alunni in generale (un milione e mezzo circa): è seguita da Emilia Romagna e Veneto, Lazio e Piemonte. Se i tassi di crescita della popolazione scolastica complessiva, tra 2013/14 e 2014/15, sono tendenzialmente negativi (variazione percentuale: -0,5), nel complesso gli stranieri continuano a crescere seppur non di molto (1,4), mentre gli italiani diminuiscono del -0,7.  In otto regioni si segnala un trend di crescita degli stranieri superiore alla media (Basilicata, Trentino Alto Adige, Toscana, Lombardi a, Sardegna, Calabria, Emilia Romagna, Campania). Nel contempo, gli alunni italiani decrescono invece in quasi tutte le regioni.
Pertanto il problema della distribuzione dei posti organico di docenti e personale ATA nella scuola italiana non è strettamente collegato alla presenza di alunni stranieri, ma è più in generale un problema di ridotta offerta formativa. Affinchè ci sia un minore impatto di “migrazione professionale” di docenti verso il nord, sarebbe necessario un piano di investimenti che rendesse possibile, a partire dalle strutture e i servizi forniti dagli EE.LL. (enti locali, ndr), in vero esercizio del diritto allo studio in modo uguale nelle diverse parti del paese.»

Le cattedre per docenti di italiano per stranieri sono un relativamente nuovo bisogno nel nostro panorama professionale: quanto questa figura professionale è richiesta e quanto effettivamente sta crescendo il bisogno?

«A partire dai dati analizzati sopra, non si può che rilevale un forte bisogno di insegnanti di italiano per stranieri, tanto che  è stata istituita la classe di concorso “A23 – Lingua Italiana per Discenti stranieri alloglotti” e dall’ultimo concorso per insegnanti sono stati messi a bando 506 posti per i docenti di questa categoria, anche se ne sono state assegnate soltanto 22. »

Appare abbastanza evidente come ormai, quello straniero, sia un filato perfettamente intessuto nel panorama sociale del territorio italiano. Non ci si può soffermare oltre su sterili polemiche riguardanti i presunti pericoli  derivanti dalla contaminazione culturale o su chi o come debba adattarsi alle tradizioni. Quelli che chiamiamo stranieri in Italia, non sono più solo i giunti direttamente tramite i barconi, ma sono anche le seconde e terze generazioni, sono anche i nati in Italia, ed in quanto tali non hanno più senso categorizzazioni o distinzioni sull’origine culturale. L’analisi in merito al settore scuola ha fatto emergere chiaramente il contributo che questa fetta di popolazione apporta quotidianamente, in silenzio, senza far troppo rumore, un po’ come tutto quello che è frutto di un’evoluzione naturale ed inevitabile.