Io che amo ma sono “diverso”

Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze. 
Paul Valéry 
Infonde un’aria di sbigottimento questa storia.
Inizia a Palermo, in un clima ostile e inospitale e in Italia sospesa tra orrore e folklore. Protagonisti sono due giovani ragazzi: Mario e Antonio .
Sul loro amore incombe minaccioso il pregiudizio, quello che ti torchia, ti beffa, ti deride e ostracizza.
Loro sono omosessuali e quindi per la società diversi. Non meritano il rispetto della gente. La vicenda che li ha travolti, questa volta però desta preoccupazione, ma per far capire più da vicino l’atmosfera e il clima asfittico che questi giovani sono costretti a respirare, è necessario raccontare un episodio di vita vissuta.  Mario, amante degli animali trova un cane.  Lui, ex volontario del canile vi si reca per portare la bestiola al sicuro. Qui in risposta alla sua gentilezza, trova una funzionaria comunale che lo “accoglie” con ingiurie e atteggiamenti aggressivi: “Esci da questa stanza …non ti voglio qui… ma stu ricchione cu mu portò?.
Il rancore di Mario ha assunto la forma di una querela nei confronti della dipendente. Il problema che però resta e colpisce come un pugno all’occhio e l’assoluta mancanza di rispetto della dignità umana. Noi de il Carrettino delle idee lo abbiamo intervistato. Così si è aperto un mondo nuovo e più complicato. Dietro il caso denunciato di omofobia c’è una vita fatto di stenti, insulti, vite precarie e mancanze non solo di prospettive future ma anche presenti: “ Siamo passati da persone normali a vagabondi. Abbiamo collezionato multe in tutta Italia, abbiamo dormo sotto i ponti. Non abbiamo più contatti con le nostre famiglie perché non hanno accettato di avere figli omosessuali, e ora siamo soli. Siamo di nuovo a Palermo, senza lavoro.
Il mio compagno è stato licenziato senza preavviso, e siamo assillati da uno sfratto, un padrone di casa che chiede la retta, e ci sfonda le porte con irruenza, e la gente che ci beffa.  Siamo a Palermo. Viviamo le contraddizioni del sud e i suoi pregiudizi e in più gli effetti di una crisi che non ti permette di sopravvivere”.
 Quello che ovviamente pesa e grava su questa storia sono anche i diritti non riconosciuti -come ci spiega ancora Mario-: ” Noi ci amiamo ma non possiamo mantenerci. Non possiamo sposarci e non abbiamo diritto a sussidi. Per la chiesa siamo peccatori, e anche la Caritas ci nega un pasto. Siamo insomma uomini fantasmi, uomini che vivono da disgraziati alla ricerca di qualcuno che ci aiuti e lotti con noi”.  Il grido d’aiuto è stato già accolto dall’associazione Arcigay Messina, e dalla personalità di Rosario Duca. Intanto, anche domani i due ragazzi non sapranno, cosa mangiare, come scongiurare lo sfratto e come tirare avanti. C’è la volontà di lavorare, rimboccarsi le maniche e riafferrare con le unghie e con i denti la propria dignità.  E’ sicuro che qualcuno continuerà a storcere il naso, qualcuno emetterà ancora sentenze, qualcuno commetterà lo stesso peccato.
Del resto, anche chi non aiuta il bisognoso è peccatore. La Bibbia docet.