Io non mi dimetto

Questa la conclusione di Angelo Burrascano a precisa domanda. Libero Gioveni, invece, ha preferito lanciare un’occhiataccia come se fosse stato insultato.

Neanche il tempo di leggere le condanne per truffa e falso, da un minimo di tre anni a un massimo di 4 anni e 10 mesi, che il Tribunale di Messina ha riconosciuto in primo grado a 17 consiglieri comunali del Comune di Messina, che già si risuonano da più parti giustificazioni, appelli ed evitare gogne mediatiche, a sminuire e a fare paragoni con la posizione di altri consiglieri che per lo stesso fatto si sono visti archiviare la loro posizione da parte di un altro pubblico ministero che nella presunta identica situazione non avrebbe riscontrato rilevanza penale. Presunta perché nel caso posto a paragone l’archiviazione è dipesa da una precisa norma di legge che prevede la non punibilità per la particolare tenuità dell’offesa e della lieve entità del danno, tutt’altra cosa rispetto a un condanna in primo grado per truffa e falso.

Come noto il fatto oggetto di truffa e falso è l’aver intascato diversi gettoni di presenza senza aver “realmente” partecipato alle commissioni consiliari. E davanti a un regolamento comunale che non fissava nessun tempo minimo di partecipazione alla commissione consiliare è stata la magistratura a dover dare un significato temporale, sia pure minimale, alla “partecipazioni” e cioè la misura temporale di tre minuti. Pertanto, se tu consigliere ti recavi in commissione, mettevi la firma di presenza e partecipavi meno di tre minuti alla commissione e poi te ne uscivi, oggi come allora, per Tribunale di Messina hai commesso falso e truffa, e per questo sei stato condannato.

Davanti a questa vicenda da più parti s’invoca un presunto principio di garanzia e garantismo per il quale prima di condannare e mettere alla gogna si dovrebbe aspettare il terzo grado e il pronunciamento della Cassazione o addirittura, se è il caso, anche il ricorso alla Corte della Giustizia Europea per violazione dei diritti umani. Seppur tutto questo è vero, ciò non toglie che la società civile non è un giudice e pur credendo nella giustizia non dimentica la morale e l’etica che qualsiasi uomo dovrebbe avere come unico faro della propria coscienza. 

E perché questo sia chiaro non rimane che accendere un riflettore su quella che da molte parti viene chiamata una prassi usuale dei Consiglieri Comunali Messina per giustificare la loro retribuzione, prassi che per altra via è stata invocata e richiamata dalle arringhe dei numerosi avvocati difensori quale scusante o esimente del non raggiungimento del minimo temporale dei tre minuti.

Iniziamo col dire che la singola partecipazione dei consiglieri, al disotto dei tre minuti e oggetto del procedimento penale, è costato alla collettività 54 euro a seduta. Ma non basta e se pensiamo che al mese, tra prima e seconda convocazione vi sono quantomeno 40 commissioni da doversi dividere in 20 giorni lavorativi, esclusi i sabati e festivi, a cui si devono aggiungere le sedute del consiglio comunale e quelle dei capigruppo, si comprende come l’attività principale dei consiglieri comunali di Messina sia quella di “partecipare” ad almeno 39 commissioni o sedute al mese per raggiugere i 39 gettoni necessari ad arrivare al  massimo della retribuzione mensile di 2.184 euro.

Vi sono video e intercettazioni ambientali che dimostrano senza tema di smentita e al di là di qualsiasi processo penale o condanna questo modo o prassi di partecipazione alle commissioni consiliari, la potremmo chiamare la prassi dei -3 minuti. Ma non vorrei che si pensasse che la società civile è fiscale o non comprenda il detto: “tiene famiglia” ed è per questo che davanti a qualche centinaio di migliaia di euro, per giunta tassati, non si strappa di certo i capelli.

Se non fosse che quella che abbiamo chiamato prassi in realtà è un disegno preordinato e deciso a tavolino da tutto il consiglio comunale di Messina, costretto a fare i conti con una legge regionale che trasformò l’indennità mensile quale retribuzione dei consiglieri comunali in gettone di presenza. Allora il Comune di Messina di Renato Accorinti optò per il gettone di presenza, dietro la considerazione che se il consigliere decideva di andare al mare invece di andare in aula con il gettone di presenza non era costretto a riconoscergli l’indennità fissa mensile. 

Da parte sua il Consiglio Comunale, furbo e con anni di “prassi” alle spalle, non si fece trovare impreparato davanti al gettone di presenza e ancora oggi le sedute delle commissioni consiliari sono 10 alla settimana e 40 al mese, oltre le straordinarie ed ancora; le Commissioni Consiliari del Comune di Messina sono 10, composte da oltre 13 o 14 Consiglieri ciascuna, che abbracciano tutto lo scibile umano. Ognuno dei 40 Consiglieri Comunali di Messina pertanto siede a buon titolo in almeno 4 o 5 Commissioni Consiliari. In altri termini, tutto preordinato affinché qualsivoglia consigliere possa raggiungere il tetto massimo dei gettoni mensili con la massima comodità.

Ci si potrebbe domandare se a tutta questa iperattività “politica” corrisponde altrettanta produzione di atti, regolamenti, delibere e quant’altro. L’analisi è già stata fatta da tempo e il risultato non è stato dei più confortanti, anzi è stato un risultato scarso.

Alla luce di tutto questo e come se ciò non bastasse dobbiamo mettere, nostro malgrado, un’altra pietra tombale alla discussione e ricordare che ben prima dell’inchiesta penale vi era stata la Consigliera Comunale Lucy Fenech che aveva tentato di dare sostanza, anche temporale, al termine “partecipazione” del Consigliere Comunale alle Commissioni, con un apposito nuovo regolamento comunale. Lo storia è nota e in parallelo all’esposizione mediatica del Sindaco scalzo di Messina, anche il Consiglio Comunale ebbe il suo momento di gloria e disvalore Nazionale.

Sono molti che pensano che l’inchiesta penale su gettonopoli messinese sia nata proprio dal clamore mediatico che il regolamento della Fenech aveva acceso. Lì, si prevedeva il diritto al gettone di presenza dopo almeno 20 minuti di “partecipazione” alla commissione e non è strano pensare che qualche magistrato si sia domandato quale fosse il periodo minimo da considerare come “partecipazione” se il Consiglio Comunale di Messina non ammetteva neanche l’ipotesi di un minimo di 20 minuti di lavoro per un gettone di 54 euro.

Convinto che la responsabilità ultima sia della Fenech è anche uno dei condannati in primo grado, il Consigliere Nino Carreri condannato a quattro anni. Da tempo, infatti, il Consigliere Carreri quando la Fenech prende la parola abbandona l’aula o la commissione che vede la collega intervenire. Incuriositi della richiesta messa a verbale dalla Consigliera Fenech di sapere il motivo di tale atteggiamento del Carreri, abbiamo chiesto e la risposta è stata la presunta responsabilità della Fenech quale ispiratrice del procedimento penale.

Ad onor di completezza dobbiamo dire che oggi le cose sono cambiate e seppur ancora ci vogliono 39 gettoni per raggiugere il massimo di retribuzione, la “partecipazione” è quantomeno registrata attraverso appositi beige personalizzati che consentono di dare una sostanza temporale alla partecipazione. Oggi la partecipazione risulta essere non inferiore ai 20 minuti e in linea con le firme obbligatorie d’entrata e uscita dalle commissioni che ancora 12 consiglieri comunali hanno, nonostante la condanna in primo grado, quale misura cautelare.

Possiamo concludere che se è vero che nessun consigliere comunale è obbligato a dimettersi, come ha fatto notare qualcuno è altrettanto vero che a dimettersi di sicuro non sarà la Società Civile.  

@PG

Le condanne in primo grado.

MESSINA. Crifò Giovanna, 4 anni e 10 mesi. Adamo Piero e Cucinotta Nicola, 4 anni e 8 mesi. Abbate Carlo, Vaccarino Benedetto, Zuccarello Santi Daniele, 4 anni e 6 mesi. David Paolo, Sottile Fabrizio, 4 anni e 3 mesi. Sorrenti Santi, Consolo Andrea, Amadeo Pio, Burrascano Angelo, Carreri Antonino, Crisafi Nicola Salvatore, David Carmela, tutti 4 anni, Gioveni Libero e Scuderi Nora, 3 anni di reclusione. Per tutti interdizione dai pubblici uffici per la durata di 5 anni e una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 10mila euro ciascuno.