L’immigrazione a Messina: le parole del Prefetto Trotta

 

I cristiani, se non sono accoglienti, non dicano che sono cristiani. […] Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l’immigrazione, dico: diamo prima l’accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo.

Don Gallo

 

La stragrande maggioranza degli immigrati non è mai stata coinvolta in fatti delittuosi, è chiaro che nell’immaginario collettivo il singolo straniero che commette un reato può essere, esageratamente, visto come l’avamposto di questi malfattori che vengono in Italia.
Ma la maggior parte di queste persone sono disperate: per decidere di affrontare il mediterraneo in una bagnarola con l’incognita della morte, vuol dire che sono spinti da un malessere molto forte che li allontana dai territori in cui hanno vissuto.”

È il Prefetto di Messina, Stefano Trotta, a spiegare il suo punto di vista sul fenomeno dell’immigrazione che in questo momento tocca l’intera nazione e, in particolare, la nostra città. Un fenomeno di cui spesso si ha paura perché non lo si riesce a controllare né gestire, un fenomeno che talvolta scivola dalle mani dello stesso governo lasciando in gravi difficoltà i comuni.

Ma, esattamente, come arrivano gli immigrati nelle nostre città? Perché alcuni scelgono Messina, altri Lampedusa, Catania e via dicendo?

Dal 18 ottobre 2013 è in atto l’operazione Mare Nostrum, operazione che ha come scopo la salvaguardia della vita in mare e la cattura di tutti coloro che lucrano sul traffico illegale degli immigrati. È proprio la Marina Militare, nella maggior parte dei casi, a intercettare i barconi in arrivo e accompagnare tutti i migranti sulle nostre coste in maniera sicura, proprio per evitare il rischio che si ripetano tragedie, spesso troppo frequenti,  di barconi che affondano causando la morte anche di centinaia di persone.

Una volta che il barcone dei migranti viene avvistato e si fa una prima stima di quante persone ci siano a bordo, sarà il Ministero degli Interni a decidere dove verranno mandati, in base ai dati che possiede sui centri di accoglienza e sulla disponibilità fornita dalle varie città. L’organizzazione viene fatta sul momento e lo smistamento di queste persone verrà effettuato nel giro di poche ore.

Arriva una telefonata al Prefetto di Messina, così come di Agrigento, Catania e così via: fra tre ore arrivano 150 extracomunitari, bisogna accoglierli. A quel punto il Prefetto deve trovare il modo di dare a queste persone una prima immediata accoglienza.
Quando è arrivata la prima telefonata anche a Messina ho dovuto fare un giro a tamburo battente di riunioni per verificare concretamente quali fossero le disponibilità. Ho fatto riunioni con associazioni di categoria per quanto riguarda gli esercizi ricettivi, riunioni con gli enti più importanti della provincia, riunioni con responsabili militari per vedere se avevano strutture in disuso ma che potevano essere utilizzate immediatamente. Questo giro di ricognizione mi ha lasciato solo una concreta offerta fattami dal rettore dell’Università di Messina che aveva individuato nel Pala Nebiolo un sito in cui poteva essere fatta una prima accoglienza.”

Tutto questo avviene nel giro di quelle poche ore che si sono avute di preavviso: “È chiaro che il Palazzetto dello Sport non è una struttura nata per accogliere persone, ma l’alternativa qual era? Lasciarli per strada, in mezzo alle piazze.”

Dal Ministero, continua a spiegare Trotta, sanno che a Messina non ci sono strutture adeguate all’accoglienza dei migranti, infatti, possono restare in città solo poche ore e poi devono essere trasferiti in altre strutture governative.
Durante l’ultimo sbarco avvenuto nel nostro porto quella parte di migranti rimasti a Messina è stata accolta in uno dei padiglioni della Fiera: “Se non li avessimo ospitati lì sarebbero rimasti tutta la notte sulla banchina del porto al freddo. È normale che una qualsiasi ispezione sanitaria dica che il sito non è idoneo, ma l’alternativa qual era?
Si deve sempre pesare il piatto della bilancia e prendere decisioni dalle quali dipendono le condizioni di vita altrui non è mai facile. Offrirgli un posto poco dignitoso con condizioni sanitarie precarie ma con un tetto sopra la testa oppure lasciarli in mezzo alla strada? Il Prefetto Trotta ha scelto quella che secondo lui era la soluzione meno tremenda per questa gente disperata.

 Nel frattempo si è lavorato per poter dotare anche la città dello Stretto del primo progetto Sprar, Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, progetto che ospiterà un massimo di 15 persone e che darà loro un dignitoso spazio in cui alloggiare. Attualmente vi alloggiano quattro famiglie, tre nigeriane e una somala, con i rispettivi bambini.
Questa struttura si occupa di svolgere la cosiddetta “seconda accoglienza” che, a differenza delle condizioni spesso tremende in cui avviene la prima, è volta ad aiutare i migranti nell’integrazione e curarsi delle loro esigenze. I locali adibiti a tale struttura si trovano a Villa Lina e il costo dell’intero progetto, per il 2014, è pari a 248.987,13 euro.

Un altro dei vari aspetti da considerare, conseguente al fenomeno degli sbarchi, è sicuramente l’affollamento di strade, piazze e angoli dei semafori da parte di ragazzi, spesso giovanissimi,  che chiedono l’elemosina.
Chi sono questi ragazzi? Sono quelli che ospitiamo al Pala Nebiolo o vengono da fuori? C’è qualcuno dietro tutto questo? Qualcuno che li divide, che li organizza, che dice loro cosa fare?

“Io non sono a conoscenza di nessuna denuncia, non sono a conoscenza di nessuna indagine che si sta facendo. Quello che io le posso dire, perché l’ho fatto accertare tramite delle verifiche in collaborazione con la Questura, è che questi ragazzi che si vedono in città non sono persone ospitate nella tendopoli di Messina, nessuno di loro.”

E allora chi sono e da dove vengono? Qualcuno penserà che Messina sia solo una tappa di passaggio per poter raccogliere i soldi necessari a continuare il viaggio altrove, altri, più pessimisti, vedranno in questa gente l’occasione dei delinquenti di lucrare sulla disperazione.

L’immigrazione va regolata, gestita, non subita. Ma non va neppure vissuta come una minaccia. Abitiamo un mondo globale, in cui circolano liberamente i capitali, le merci e le informazioni. I migranti sono l’elemento umano della globalizzazione, l’avanguardia del mondo futuro. Presto sarà normale nascere in un Paese, crescere in un altro, lavorare in un altro ancora. Non dobbiamo avere paura di questo. Dobbiamo aprirci al futuro. Siamo ancora un Paese provinciale. Gli italiani parlano poco le lingue. I media trascurano quanto accade all’estero. Invece dobbiamo occuparcene. Perché ci riguarda. Perché le decisioni si prendono sempre meno dentro i confini nazionali e sempre più in Europa e negli organismi multilaterali.

(Laura Boldrini)