È questa la decisone che il famoso imprenditore di Gioia Tauro ha deciso di attuare a seguito del mancato riconoscimento del mutuo antiusura previsto dalla legge 108/1996 da far valere sul Fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura. Con un missiva del 28 Giugno dal tenore rassegnato e deluso, indirizzata alle massime autorità politiche e istituzionali, dal Presidente della Repubblica al Presidente del Senato, dal Prefetto alle rappresentanze sindacali, l’imprenditore ha deciso che dal 10 di luglio cesserà l’attività dello stabilimento per crimini di Stato.
Non nuovo alle battaglie per la legalità ed un esempio di imprenditorialità sana e non corrotta, Antonino De Masi è proprio stanco di una vicenda che l’ha visto protagonista sin dal 2003. Decine di processi penali, civile ed amministrativi stanno a testimoniare la tenacità dell’Uomo-imprenditore. In quel di Gioia Tauro, uno dei porti più grandi del Mediterraneo, l’impresa di costruzioni De Masi s.r.l. ha operato per oltre cinquant’anni, l’ha fatto con onestà e sacrificio in una realtà di ‘ndrangheta, intimidazioni e tentativi di estorsioni culminati con l’ultimo e più eclatante attentato al suo stabilimento, 44 colpi di kalashnikov sparati contri il capannone della Global Repairs, un’azienda del gruppo De Masi. E come sempre avviene in questi casi, tutti si sono premuniti di manifestare vicinanza all’imprenditore, l’hanno fatto i politici, l’hanno fatto le istituzione e l’hanno fatto le associazioni antimafia, tra cui non può non spiccare l’appello lanciato per l’occasione dall’associazione Libera.
La vicenda che ha portato l’imprenditore ad accusare lo Stato italiano di crimini di Stato parte da lontano. Nel 2003 l’imprenditore scopre che dai conti sociali dell’impresa mancano 6 milioni di euro, il frutto d’un tasso d’usura che gli istituti bancari avevano applicato nei rapporti con l’impresa. Nasce una querelle giudiziaria che culmina in una famosa sentenza della Cassazione del 2011 che riconosce anche in capo al presidente e al C.d.a degli istituti bancari la responsabilità penale nell’applicazione di tassi usurai nei rapporti con i correntisti. Forte di questa decisone della Cassazione scatta la recente richiesta di risarcimento del danno per circa 200 milioni di euro introitata dalla De Masi innanzi al competente tribunale ed ancora in una fase procedurale inziale.
In sede penale l’impresa formalizza regolare denuncia per usura ed è per questa via che De Masi nel 2006 formalizza la domanda di mutuo antiusura di cui alla legge 108/96. Si tratta di un prestito decennale a tasso zero, pari agli interessi usurai che sono stati pagati, finalizzato a consentire il reinserimento della vittima d’usura nell’economia legale. Per questo motivo la domanda di concessione del mutuo deve contenere un piano di investimento con l’indicazione dell’utilizzazione delle somme richieste e che il De Masi indica “nella costituzione di una Newco con l’acquisizione del ramo di azienda dalla esistente società, per consentire la ripartenza dell’attività imprenditorialee nel pagamento degli stipendi agli operai”.
La vicenda diventa pirandelliana e tra decreti di diniego del mutuo, ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, sentenze di Cassazione e atti dilatatori e defatigatori dell’ufficio del Commissario antiracket, si riesce a non riconoscere un euro all’imprenditore che oggi dice basta. Sentito in merito alla vicenda che l’ha riportato ancora una volta alla ribalta nazionale l’imprenditore ha precisato: Vi sono 14 provvedimenti del TAR e del Consiglio di Stato che dicono che qualcuno non ha rispettato le norme e le leggi. Chi è che non ha rispettato le norme ? Punto di domanda. E’ il Commissario Antiracket… Probabilmente ignorano la Legge e sei lei legge le lettere che le ho inviato, tenendo conto che quelle sono lettere molto morbide rispetto a tutto quello che avrei voluto dire, ma rispettando le istituzioni debbo essere moderato nei termini e nei modi, ho detto in modo forte e chiaro quali sono le norme e lo spirito della legge che non hanno applicato.
La normativa a cui si riferisce l’imprenditore è quella che specificatamente prevede la possibilità d’ottenere l’anticipazione del 50% quando ricorrano situazioni di urgenza specificamente documentate, anche senza la necessità che il mutuo venga concesso solo in seguito al decreto di rinvio a giudizio dei responsabili d’usura.
Allora le nel 2006, quando ha presentato la domanda, lei ha pensato che gli usurai erano gli istituti bancari e il consiglio d’amministrazione?
No, No. Io ho denunciato un reato e quindi dico alla Procura della Repubblica: guardate mi sono accorto che qualcuno mi ha fatto un furto, qualcuno mia ha rubato dei soldi. Quindi non sono io che dico chi è stato, io denuncio il fatto. E’ la Procura della Repubblica che va ad individuare chi sono i colpevoli.
Considerate le novità, anche giuridiche, della vicenda, non può essere che questo abbia creato qualche problematica al Commissario nel riconoscimento del mutuo?
Certo che ha creato qualche problema al Commissario Antiracket però purtroppo per lui, il commissario non conosce la legge…l’art 644 del c.p. parla di aggravanti nei confronti di chi commette usura nell’esercizio dell’attività bancaria. Non si parla di fare degli sconti alle banche ma di aggravanti.
Allora parla di un soggetto specifico, di una individualità, questo intende lei.
Ma guardi, io da cittadino non parlo, io non, io non…personalizzo le cose…perché se io dovessi personalizzare le cose dovrei entrare nelle polemiche per dire che c’è stato un Commissario Antiracket che è stato arrestato e condannato in via definitiva perché dava il muto a chi si prostituiva con lui, …potrei dire tante altre cose, ma io queste cose lo non le dico, capisce?
E quindi in questa situazione come imprenditore lei non c’è la fa più.
Quando si denuncia una illegalità, la nostra indole qual è? Io ho fiducia nella giustizia e aspetto i tempi della giustizia a costo di mangiare pane e cipolla. Siccome mi hanno rubato dei soldi, ho accusato che qualcuno ha leso un mio diritto e il mio diritto era quello di avere il mutuo…siccome questo signore ha leso i miei diritti io sto aspettando i tempi della giustizia. E poiché la giustizia ha tempi lunghi ed ho impiegato sette anni circa alla fine io…la mia resistenza è finita. Perché materialmente non c’è la faccio più a sopportare queste angherie, capisce? E quindi ora basta.
Questo discorso vale anche economicamente come impresa o proprio non c’è la fa più?
No, no. Certo economicamente, perché io come impresa che bussa alle porte per avere un beneficio di legge perché ne aveva disperato bisogno, quindi motivo urgente, dopo sette anni le mie sopportazioni materiali sono finite. Io sono andato in giro e ho bussato alle porte di amici, parenti, mi sono venduto l’auto…tutto quello che avevo per arrivare a questo fatidico giorno (20 di Giugno data dell’ultima sentenza del Tar di Reggio Calabria, la 14° che riconosce il diritto dell’imprenditore a vedersi riconosciuta la concessione del muto di cui alla domanda del 2006).
Senta e per quanto riguarda le pressioni della criminalità organizzata?
Ma allora non conosce la mia Storia…spero che non ne arrivino altre, perché…una stanchezza fisica… io non posso litigare con i criminali e con lo Stato, capisce qual è il discorso. Scusi ma dopo che aveva ricevuto quella famosa intimidazione dei 40 colpi di kalashnikov, non aveva deciso di chiudere ? Avevo deciso di chiudere ma mi è stato detto che io non posso mollare. Perché se mollo io perde lo Stato e quindi è per questo che ancora sono qui.
Ed è per questo che lei oggi parla di crimini di Stato?
Certo che parlo di crimini di Stato. Ma mi scusi, Io con chi me la prendo? Non può da una parte lo Stato dirmi lei rimanga qui, faccia l’eroe e dall’altra parte lo Stato violare le (sue) leggi.
Pietro Giunta