«Io in questa settimana devo accelerare i tumori».
Così si esprime, intercettato al telefono, uno degli arrestati nell’inchiesta milanese su presunte mazzette negli appalti della sanità lombarda.
Nella telefonata, riportata nell’ordinanza di custodia cautelare, il manager appare preoccupato perché il ritardato pagamento di una mazzetta potrebbe bloccare la «programmata fornitura di un macchinario all’Istituto Tumori di Milano».
Il manager – si legge nell’ordinanza firmata dal gip Fabio Antezza, su richiesta del pm della Dda Claudio Gittardi, del procuratore aggiunto milanese Alfredo Robledo e del pm Antonio D’Alessio – «collega la formazione e movimentazione della provvista» per il pagamento di una mazzetta «ad un già consolidato sistema di versamento di denaro a pubblici ufficiali».
Sistema che fa riferimento al «meccanismo complessivo di erogazione dei finanziamenti regionali ed alla conseguente esecuzione del contratto di fornitura dell’apparecchiatura diagnostica all’Azienda Ospedaliera di Cremona e per la programmata fornitura del macchinario all’Istituto Tumori di Milano».
L’imprenditore, scrive il gip, «consapevole del modus operandi proprio e di quello dei pubblici ufficiali destinatari del denaro che egli dichiara di conoscere “come i suoi polli”, sa che un “ritardo” nel versamento della tangente “gli farà perdere affidabilità agli occhi dei corrotti”». Il ritardo per l’imprenditore, scrive il gip, «pregiudicherà tutto, cioè anche la corruzione in fieri con riferimento alla procedura inerente l’Istituto Tumori in quanto si verifica proprio nella settimana nella quale deve “accelerare i tumori”», ossia punta a far avanzare l’affare della fornitura di apparecchi all’Istituto dei Tumori.
Il 9 luglio 2012, infatti, l’uomo, parlando al telefono con uno degli indagati dice: «Mi salta tutto (…) Io in questa settimana devo accelerare i tumori … come faccio … se non, se non mantengo la promessa».