L’odierna generazione adulta cosa ha lasciato ai giovani d’oggi?

Dalle varie interviste emerge sconforto, rabbia e delusione, solo un barlume di speranza in alcune voci.
La forza dei giovani ancora oggi è trascinatrice? L’ottimismo che spesso la contraddistingue, quella  insolita capacità di riuscire a vedere la luce laddove proprio non c’è , quella speranza di cambiare il mondo o almeno di provarci, quella sensazione che tutti  abbiamo, chi  prima chi dopo ha provato: voler contribuire a migliorare la realtà che ci circonda, lottare per annullare o quanto meno arginare le ingiustizie, per costruire un futuro migliore, esiste ancora?
La risposta ovviamente è si, ma paradossalmente il periodo della giovinezza è anche caratterizzato dall’incertezza, dei mancamenti e dei disincanti, della paura del futuro.
Problematiche che oggi nel XXI secolo sono ancora più amplificate. Quella dei giovani d’oggi è una generazione intermedia, cresciuta nel benessere economico-sociale dei genitori, a loro volta figli del dopoguerra, che ha portato al formarsi di meccanismi profondi che hanno rallentato la  transizione alla vita adulta ed il conseguimento della piena autonomia. Le cause di questo fenomeno sono facilmente riconducibili a molteplici fattori: in primis, i lunghi processi formativi, le alte soglie di entrata nelle professioni, il modello di famiglia “iper-protettiva”.
Ed ecco allora oggi un’Italia che viaggia nello scenario internazionale con il freno a mano tirato: il potere economico e la forza lavoro sono custoditi gelosamente da grandi, saggi, illustri, colletti bianchi, businessman, che nonostante le loro inconfutabili esperienze sul campo, iniziano ad avvertire i primi sintomi del passaggio del tempo, sintomi che drasticamente generano conseguenze letali sulle giovani generazioni! I giovani, che si sentono continuamente ripetere dai mass-media,  di essere i protagonisti del domani, di essere la futura classe dirigente. In realtà invece consapevoli di essere solo i precari del domani, gli incerti dell’oggi ed i benestanti di ieri. Molti stanno crescendo, affrontando la vita senza quella spensieratezza che dovrebbe contraddistinguere questo periodo dell’esistenza. Affrontano tutto con disillusione: studi, lavoro, amore, relazioni interpersonali. Tutto è precario, tutto è incerto.
Si fugge spesso da questa realtà con l’illusione di essere felici individuando come motore della nostra felicità, il consumismo sfrenato, i divertimenti effimeri, le relazioni superficiali.
 I giovani incentrano, a questo punto, l’ esistenza solo su se stessi, e così la società diventa sempre più individualista.
Ora i giovani, anche se con fatica, dovrebbero continuare a studiare e impegnarsi a trovare quella forza che è insita in loro per natura, crescendo con una mentalità diversa di chi li ha preceduti.
Pensare che il mondo di oggi non è preso in eredità dai genitori, ma al contrario è già in prestito ai figli.

Marcel Mirabile