Ormai quasi una settimana fa, mercoledì scorso, 10 aprile, all’Hotel Sant’Elia è stata organizzata dall’associazione “Marx XXI” la presentazione del libro Compagna Luna di Barbara Balzerani (‘ex brigatista’, per quanto l’autrice non si riconosca in questa definizione, «‘ex’: che cos’è un ‘ex’? un ectoplasma?» – ironizza durante un suo intervento). Quasi una settimana, appunto, eppure ancora le idee e gli interrogativi continuano a girarmi dentro la testa, affaticata nel cercare risposte.
L’evento si è svolto senza alcun intoppo, una discussione fluida dove i diversi relatori si sono avvicendati equilibratamente e hanno aperto un dialogo con l’autrice mettendo in luce aspetti differenti del romanzo. Per primo ascoltiamo il Professor Federico Martino che ha sviluppato le sue riflessioni storiche in merito agli anni del brigatismo, a seguire l’avvocato Francesco Napoli che punta l’attenzione su alcuni momenti narrativi tra cui l’incontro, durante la carcerazione, tra la Balzerani e un bambino autistico, e in chiusura l’avvocato Pietro Giunta che, invece, si sofferma sulle problematiche etiche mosse dal libro e su movimenti come il femminismo. Tre differenti punti di vista tenuti insieme dalla moderatrice, l’avvocato Marcella Millimaggi che abilmente riportava la discussione sull’oggetto effettivo dell’incontro: il romanzo, perché spesso i discorsi venivano calamitati verso ‘altro’. Un ‘altro’ inevitabilmente rievocato dalla consapevolezza semplice e improvvisa di trovarsi davanti a un pezzo di storia. Quella donna seduta davanti alla piccola platea,. Anni che hanno segnato la Storia italiana divenivano carne ed erano proprio a pochi passi: le brigate rosse, il terrorismo, il caso Moro, la vita clandestina, la forza di premere il grilletto. Un ‘altro’ che diviene così protagonista della serata. Il Prof. Martino ripercorre gli anni del socialismo italiano, il ’68, la strage di Piazza Fontana, Berlinguer e l’esperienza cilena; ripercorre questi anni velocemente, voracemente, quasi con entusiasmo, come se stesse arrivando finalmente alla soluzione di interrogativi lontani, ma rimasti sempre lì sospesi. Così anche l’avvocato Giunta che quasi a conclusione dell’incontro fa la domanda che tutti tacciono: il rapporto con i fatti di sangue che hanno riguardato le BR. E se solo l’avvocato Napoli fa riferimenti più peculiari al romanzo, anche lui, come gli altri due relatori, dà spazio a un altro ‘coprotagonista’, che isola sempre più il romanzo, come prodotto letterario: l’articolo di ‘x’ uscito su quotidiano ‘y’, che fortemente criticava l’evento, la presentazione, cioè, di un libro firmato da una donna che ha ucciso e che non si pente del suo passato. E in difesa vengono chiamati in campo Locke, Pino Aprile, si parla dell’imperativo categorico del giudizio…
Ed è a questo punto che io mi confondo.
Perché, ecco, io credevo di essere venuta alla presentazione di un libro.
Un libro, un romanzo, non di un saggio storico, né filosofico. Un romanzo autobiografico, sì, ma… che cambia? Ora, ritengo che l’unica risposta che si sarebbe potuta dare al giornalista ‘x’ non risiede in studi storici o etici, forme intellettuali di altra competenza, ma trattandosi di letteratura io avrei ribattuto con la letteratura. Che so… Aprendo un normalissimo volume per le scuole e facendo scorrere il dito sull’indice degli autori e allora… Be’ se fossero stati giudicati tutti secondo la loro biografia, la loro condotta morale… avremmo una letteratura piuttosto scarna. Ma soprattutto, volendo entrare nel merito dei contenuti di Compagna Luna, quale occasione migliore di un’autocoscienza che parte dall’infanzia, dalla Madre, passa sì dal sangue e poi ritorna alla Luna, per avere la possibilità di entrare dimensioni ed espressioni lontane da sé? E più lontane e meno condivise sono le esperienze narrate più la letteratura si manifesta efficace. Forse abbiamo smesso di leggere l’Edipo Re o l’Amleto perché drammi di anime incestuose e omicide? o forse D’Annunzio, Byron, Dante, Foscolo perché hanno preso parte a guerre civili e difeso, senza rinnegarle, le loro posizioni?
E, per quanto ci siano state letture tratte dal testo e interventi dei relatori Napoli e Millimaggi sullo stesso, Compagna Luna è il protagonista che forse la sua presentazione avrebbe meritato. Con le sue pagine sincere e vibranti, dense di solitudine e di adrenalina. E che si concludono, non a caso, con la visione della Luna la prima notte fuori dal carcere. Una notte vuota, dove il tempo è fuggito, sospeso, riempita solo dalla Luna alta nel cielo. E se, come indica la Millimaggi, certamente non si può non pensare a Leopardi, il mio pensiero va invece a Pirandello e al suo Ciaula, che dopo una vita passata nel buio della miniera si sconvolge alla visione della Luna. E così Barbara. Rimasta da sempre al buio di diverse miniere: l’incomprensione familiare, poi l’imperativo ideologico e la vita clandestina delle brigate rosse, ed ancora il carcere; adesso finalmente nuda e libera di essere sé e potersi accorgere, così, della magnificenza della Luna.