L’avevamo lasciata in tenuta sportiva, le belle gambe da ciclista abbronzate e un sorriso rilassato e divertito che ha portato in giro per tutta la Sicilia. Un viaggio in bicicletta che l’ha vista percorre tutte le strade costiere dell’isola. Ha conosciuto tante persone e molti, pur non conoscendola, l’hanno ospitata e accolta con gioia. Affascinati da questa donna, non più nel fiore degli anni, che senza timore o paura si è messa in gioco e abbracciando il suo sport preferito, il pedalare in bici, ha percorso le strade infuocate di Messina, Agrigento, Catania, Palermo, Ragusa e tutte le altre bellissime città della Sicilia che si affacciano sul mare.
L’abbaiamo ritrovata dietro ad un piccolo Bar di Cabiate, Bar Via Veneto, nella provincia Lombarda, con un grembiulino fucsia e dietro un bancone acqua di mare.
Padrona di un mondo fatto di caffè, piadine, colazioni e tè invernali da prendere con le amiche di sempre. Non abbiamo resistito e abbiamo voluto risentirla per vedere se la gioia e la freschezza che avevamo riscontrato durante la sua vacanza si sarebbero rispecchiate anche nella sua routine quotidiana.
Un unico filo conduttore che riparte dall’arrivo della nave a Genova e il ritorno a casa.
“Un viaggio allucinante, la nave è arrivata tardi e invece di partire alle 21 siamo partiti alle 3 di notte. Siamo arrivati a Genova alle 23 del giorno dopo e per fortuna degli amici sono venuti a prendermi. Ovviamente sono venuti con una macchina dove ho potuto mettere la mia ormai famosa bici. A quell’ora non c’erano più treni e io all’indomani avrei dovuto, come ho fatto, riaprire il mio Bar alle 6:30.
Cosa fa nella vita quando non è in bici?
“La mia è una piccola realtà commerciale dove si preparano colazioni, aperitivi, qualche primo piatto, qualche piadina. Lavoro e vivo da sola, ma la solitudine non mi pesa perché per me “lei” è la ricerca per conoscermi meglio. Se si arriva a stare bene con se stessi si ha proprio bisogno della solitudine. E’ una scelta di vita, allo stesso modo come quando pedalo da sola. Esce fuori, in bici come nella vita quotidiana, un’energia particolare perché si fa tutto con il sentimento”
La sua routine giornaliera?
I miei orari prevedono l’apertura del Bar alle 6:30, pausa dalle 15:OO alle 17:00 e chiusura alle 20:00. Sono da sola e non ho bisogno di cucinare perché mangio al Bar e mio padre e mia madre sono vicini di casa, sono sempre presenti. La mia è una solitudine cosciente non un abbandono. I prezzi sono nella normalità, un caffè costa 1 €, l’aperitivo, che può essere anche con pane e salame, piuttosto che con le olive o le patatine, non costa più di 3 o 4 €.
Per il futuro, oltre la bici e la danza, cosa ha deciso di fare?
“Dopo il corso di danza, ho in mente un corso di recitazione che non ho potuto fare l’hanno scorso perché sono stata impegnata ad ampliare il Bar. Ho preso una bottega accanto con un mutuo, ho realizzato una saletta con più tavoli in modo che in inverno posso lavorare di più con il mangiare, con le colazioni ed quello il periodo in cui lavoro anche la Domenica mattina, che di solito dovrebbe essere il mio giorno di chiusura settimanale. E’ vero, lavoro tante ore ma non sento la fatica o lo stress, perché anche in questo caso ne ho fatto una cosa mia, sono riuscita a interiorizzare anche il lavoro. Del resto, tutto il giorno più che clienti passano amici e amiche. Figurati che stamane, quando sono rientrata, è passato mezzo paese a salutarmi, tutta gente che mi ha seguito nel mio viaggio in Sicilia attraverso FB.”
Vi è concorrenza con gli altri Bar del paese ?
Nel paese ci sono almeno altri 25 Bar ma i rapporti sono ottimi e non conflittuali. Ognuno fornisce quello che vuole e ottiene quello che può. Del resto come qualsiasi buon commerciante anch’io qualche volta dietro il banco mi trovo a litigare con chi mi manca di rispetto. E preciso che non ho bisogno di essere dietro il banco per litigare, come è accaduto l’ultima volta proprio a Messina (in provincia).
Racconti
“Vi era un Bar sulla nazionale che aveva due vetrine sulla strada e un muro nel mezzo, davanti c’era tutto lo spiazzo con i tavolini fuori. Io sono entrata in questo spiazzo con la bici e l’ho appoggiata sul muro tra una vetrina e l’altra, cosi la potevo tenere d’occhio. Quando stavo andando via, mi sono trovata davanti un signore, con l’aria di sentirsi il padrone del mondo, che aveva spostato la sedia in modo tale da impedirmi il passaggio. E allora gli ho chiesto se mi faceva passare e davanti al suo netto rifiuto ho chiesto il perché. “La bicicletta qua non ci può stare…non ci deve stare”, mi ha risposto. E davanti alle mie giustificazioni ha concluso: “e a me che importa se te la rubano”. Non ci ho visto più e dopo essermi beccata un “fai schifo” ho risposto per le rime con un…sei un pezzo di m. Un cafone, arrogante che mi ha fatto veramente arrabbiare.
“Ma non pensiamo a questa brutta storia, preferisco parlare della conclusione del mio viaggio in Sicilia e della mia visita a Marsala dove mi aspettava il comandante dei vigili urbani di Cambiate, del mio paese. Con la moglie e i parenti mi hanno trattata come una sorella. La verità è che io gli avevo chiesto solo se conosceva qualche B&B e se poteva prenotarmi e invece ma ha aspettato con la sua barca e mi ha portato sino a quasi a Favignana per vedere il tramonto, mi ha ospitato a casa sua e poi mi ha portato a cena con la moglie, la sorella e tutti gli amici. Antonella, la moglie, mia ha fatto visitare tutta la città. Bello, veramente molto bello. Un gesto cortese e gentile che non dimenticherò.”
@PG