Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me (Immanuel Kant)
Duecento anni fa, un famoso filosofo ebbe a dire che il suo agire dipendeva dagli imperativi dettati dalla sua legge morale.
Il 10 Aprile una filosofa e terrorista delle Brigate Rosse (Barbera Balzerani) viene a Messina per dirci che il suo agire è stato un imperativo dipendente dalla stessa morale. Alle 17,30 in via I Settembre presso l’albergo S.Elia mi troverò vicino ad una terrorista che non si è ne pentita ne dissociata, confesso che un po’ d’inquietudine mi circola nelle vene ma l’idea di domandarle, quale tipo di morale può essere quella che prevede come mezzo la morte di uomini e come fine la rivoluzione proletaria ? E ancora, del suo rapporto conflittuale di amore e odio con le compagne femministe del tempo ? E tante altre ancora, mi alletta troppo.
Barbara viene a Messina per presentare Compagna Luna, il libro che meglio racconta la strada e i pensieri che hanno portato una bambina che si spaventava delle immaginette dei parenti defunti (che il giorno dei morti la madre metteva in bella mostra) ad essere una delle artefici principali di ulteriori morti. Ed è proprio come le immaginette dei morti che sembrano quelle foto dei vecchi giornali che ritraggono i corpi scomposti degli agenti dalla scorta di Aldo Moro e poi dello stesso Moro.
Nel libro, intenso e tremendo allo stesso tempo, si rincorrono tre personaggi autonomi ma inscindibilmente intrecciati tra loro, sono la stessa Barbara, una e trina. La bambina traumatizzata e terrorizzata d’aver perso il suo primo assorbente, la fredda terrorista che di spalle sente il frastuono delle mitragliatrici e il rumore che fanno i bossoli quando cadono sul selciato… e forse anche lo spirare altrettanto rumoroso delle cinque anime degli agenti di scorta che lasciano dietro di sé dei corpi ormai estinti sull’asfalto . Ed infine l’io parlante, consapevole di se stessa a tal punto d’avvisare il lettore che il libro non è “per chi si scandalizza che oltre alla sopravvivenza mi sia concessa anche la vita, cioè la parola”.
Io non ho gli strumenti per giudicare Barbara e non ho bisogno di condannarla, a questo ha già provveduto lo Stato che gli ha comminato l’ergastolo e dopo 21 anni di carcere è di nuovo libera avendo scontato la sua pena. Possiamo dire che ha dato a Cesare il dovuto dopo aver fatto altrettanto con il suo Dio armato. Questo non toglie che l’interrogativo principale rimane: possiamo giustificare la morte di Aldo Moro senza essere terroristi ?
Già immagino le reazioni a questa domanda, andranno dal “mai” del giustizialista più vicino alla legge del taglione che alla giustizia, al “no” delle vittime del terrorismo e dei parenti, ai distinguo dei cattolici sempre oscillanti tra perdono e condanna, fino ad arrivare al “si” della sinistra più estrema che sembra più il frutto di un dogmatico imperativo di partito che di una consapevole scelta. Nondimeno tutte queste risposte hanno una base comune, partono dalla morale che ognuno ha dentro di se.
Barbara ha sempre detto, come hanno sempre detto anche le Brigate Rosse, che la lotta armata era una guerra e che erano soldati che andavano a combattere contro altri soldati. Da certi punti di vista anche lo Stato Italiano ha legittimato questa posizione e si è considerato in guerra contro le Brigate Rosse, tanto che da subito si parlò di prigionieri politici e di carceri speciali. Nel libro si dice chiaramente il perché e il percome la trattativa per liberare Aldo Moro fallì.
Oggi, secondo me, è ancora presto perché si possa guardare a quel periodo con obiettività e con gli occhi acritici della storia, e onestamente non riesco neanche a rispondere alla domanda se sia giustificabile o meno la morte di Aldo Moro ?
E per coloro che invece sono sempre certi di tutto, la pongo io una domanda… sapreste indicare i nomi degli agenti di scorta senza andare su Google ? Eppure i morti sono tutti uguali oppure qualcuno è meno giustificabile e morto di un altro ?
Pietro Giunta
Non è per chi si scandalizza che oltre alla sopravvivenza mi sia concessa anche la vita, cioè la parola, e per chi traduce ogni ragionamento in polemica di schieramenti pregiudiziali o per chi sa già tutto.
Non è per gli innocenti, vincitori o anime belle. Non per gli imbonitori dalla carriera assicurata o per gli amici. Sicuramente non è per nemici e soprattutto per i collezionisti di curiosità di costume.
Ma è rivolto a tutte le altre persone e gli altri che parimenti non conosco (Barbara Balzerani).
Gli Agenti di scorta di Aldo Moro Domenico Ricci era un appuntato dei carabinieri e aveva 42 anni; Giulio Rivera era un agente di polizia di 25 anni, Francesco Zizzi, era un vice brigadiere di polizia e aveva 30 anni; Raffaele Iozzino era un agente di polizia di 25 anni; Oreste Leopardi era un maresciallo dei carabinieri di 52 anni