La crisi umanitaria delle isole Egee

In questo 2015 che volge rapidamente alla fine, tutti gli abitanti d’Italia, e in particolar modo i siciliani, sono venuti in contatto con il dramma degli emigrati in fuga dal medioriente, in cerca di una normalità che in quell’area del mondo non si vive più da troppo tempo.

Ma se è indiscutibile che l’Italia è stata uno degli stati ad accogliere il maggior numero di emigrati, pur con tutte le difficoltà che ne sono susseguite, è anche vero che non siamo l’unico paese mediterraneo ad affrontare questo vero e proprio esodo.

Infatti, c’è un paese che sta vivendo una crisi migratoria più profonda della nostra, oltre ad avere problemi economici più gravi di quelli italiani: stiamo parlando della Grecia. Stando a quanto riporta Amnesty International in un comunicato emanato a inizio novembre, dall’inizio del 2015 ad oggi sono arrivati sulle isole Egee oltre 620.000 rifugiati. Una cifra enorme se consideriamo che la superficie unita delle isole Egee è comunque lontana da quella della sola Sicilia.

Il perché così tanti migranti si siano recati sulle piccole isole è presto detto: per chi viene dal medio oriente, sono loro ad essere la porta verso l’Europa dei ricchi, dato che si trovano a pochi chilometri dalla penisola anatolica. Partendo dal Libano o dalla Turchia, là il viaggio della speranza prevede di raggiungere le isole per poi spostarsi nella Grecia continentale, e da lì nel resto d’Europa. Purtroppo, le autorità locali non sono in grado di assicurare a molti di questi rifugiati neanche un tetto sotto cui dormire.

I centri d’accoglienza delle isole sono largamente insufficienti per un numero tanto alto di rifugiati: molte persone, quindi, sono costrette a vivere in campi improvvisati. Mentre, le autorità locali non sono in grado di registrare tutti i nuovi arrivati, procedura necessaria prima di poter fornire loro ausilio.

Amnesty International ha denunciato che sull’isola di Lesbo, la più grande delle isole Egee, oltre 4000 persone (incluse donne incinte e bambini) sono esposte alle intemperie dell’inverno.

Il rapporto di Amnesty International continua denunciando la presenza di migliaia di persone nelle isole di Chio e Coo, dove i gruppi di rifugiati hanno costruiti centri di emergenza nel porto e nei parchi della città, senza alcun accesso diretto ad acqua corrente e impianti igienici. Inoltre, gli operatori di Amnesty hanno assistito agli assalti contro i migranti di gruppi di 25-30  persone, probabilmente estremisti di destra.

La situazione umanitaria è molto grave, e solo la presenza di volontari ha impedito che essa peggiorasse ulteriormente. Una dottoressa volontaria afferma: “Ci sono migliaia di bambini qui [a Lesbo] e i loro piedi stanno letteralmente marcendo perché non riescono a tenerli asciutti. Hanno la febbre alta, stanno in piedi per giorni e giorni in mezzo alla pioggia fitta. Forse ci e gli resta solo un mese e poi tutte queste persone moriranno”.

Amnesty ha chiesto al governo greco di intervenire. Avendo anche noi vissuto nelle nostre terre il dramma dell’immigrazione clandestina, non possiamo non solidarizzare con queste persone, e sperare che il governo greco, o l’Unione Europea, intervengano al più presto per risolvere la situazione.