Prendo posizione, cambio opinione, torno sulla mia idea. Ecco, sono un Uomo. E come tale, non posso non sbagliare, ma io credo che in fondo, in quanto Uomo, non abbia nemmeno scelta nel fare della mia vita un esistenza vincente. E ci provo, con tutte le mie forze, con tutte le mie energie, ma quando davanti a te ti trovi la delusione, allora il fuoco che divora dentro di te si spegne, un pò alla volta. Io voglio essere felice, e probabilmente lo sarei stato solo se gli altri non ci fossero, ma probabilmente, sarei stato annoiato. Ma ciò che voglio, non é ciò che vogliono gli altri, eppure, ognuno di noi viene educato e lanciato nella società come un gladiatore ed incaricato di conquistare la vetta imponendo se stesso. Una guerra impietosa dove il parere che conta é il proprio e ci si crogiola nella inettitudine dell’impotenza. Il male affligge sia il colore, che la lingue, il male tocca sia il Nord, che il Sud, il male non é il bene, é il bene attuale ad essere il male. Il benessere derivato dal bene, il bene, misura comune dell’egoismo. La materia non ha padroni. La mente non mente, si ribella all’assurdo, ma il corpo costretto nella società, segue le regole, sotto lo sguardo severo dei poliziotti e carabinieri. Schiavo della disperazione perché schiavo della mia mente. Mi chiedo il segreto della felicità. Quella universale, che non abbia un perché né tantomeno un come. Che non passi da una mano all’altra, ma da un sorriso all’altro. La felicità del bambino africano che muore di fame, potrebbe essere un piatto di qualunque cosa, quella di un piccolo occidentale, di vedere più spesso il suo papa. La felicità di chi vince alla lotteria, uscendo in modo solitario dalla povertà, ma entrando in un mondo non più invidiabile di quello che lascia. Dove sia la felicità, é dove sta l’Uomo. Tendo alla perfezione del corpo, ma non dei sensi, ambisco alla riuscita, non comprendendo che é la perdita. La competizione si deve di esaltare, e non di competere. Un gioco gigante dove tutti cercano qualcosa, dove ognuno di noi, possiede qualcosa in meno. Già. Un possesso in meno, una sofferenza in più. Io voglio parlare, ma nel contempo, avere orecchie per ascoltare. E quindi, logicamente, sfuggo da Dio, di cui non ho mai visto le orecchie, ma che sancisce pesantemente il nostro mondo con i suoi emissari. Ho visto divinità reincarnate in pezzo di legno e divinità remote crocifisse, ho visto degli Dei panciuti, ed altri magri. Ma nessuno di loro, dico bene, nessuno, oggi, é capace di un miracolo. Il mondo rimane lo stesso malgrado le migliaia di preghiere rivolte all’universo da miliardi di persone credenti nell’immaterialità perché é l’unica che ci ascolta. Dio, non ha bisogno di dare risposte, quelle, le diamo già noi. Ma realizzare di avere e rendersi conto di essere poveri. Un contrasto insidioso, un virus che si impossessa del vivo, o un impostazione sbagliata del mondo e della società nel confronto dell’Uomo stesso? perché stiamo male ci si chiede. Quando nascono le nostre aspettative? Da bambini. Ed io, da bambino, come te, credevo che il mondo fosse davvero molto bello. O forse a quei tempi lo era per davvero. L’infante e la sua facoltà sonno unici e mitici. I bambini hanno il dono di vivere il loro sogno ad occhi aperti. E codesto sogno nasce dalla perfezione apparente che gli adulti possono far sembrare. Ed allora che si dica la verità ai bambini. Che a loro sia prospettata la vera vita perché tocca a loro diventare ciò che vogliono. Creiamo la speranza in loro con le favole ed i racconti, con Dio e con i soldi. Inventiamo dei pesciolini parlanti che attraversano l’Oceano alla ricerca anch’essi della felicità per godere del riposo concesso dal sistema. Brancoliamo tutti, ognuno di noi, in un problema personale, nel buio degli altri, nella coscienza di un popolo estinto. Produciamo con la bugia la speranza, sperando nel contempo che possa bastare. La società, cosciente di star perdendo, proietta le immagini di un film perfetto ove la felicità non é altro che il suo emule. Tutto porta ad auto censurarsi, ad auto accusarci, a sentire nel ventre il morso della colpevolezza, eppure, proseguiamo nella stessa direzione, con i nostri figli, solo con la speranza. Oggi, ci dicono che siamo afflitti dal male della depressione, ma non ci dicono quanto sia grande il business che ciò rappresenta. Già, il business della vita. La moneta dell’amore non compra più nulla, se non amore, che sia equità, ma codesta, stracciata dai nostri confini cervellotici, stenta a venir fuori, anche raggirata da un sistema senza più un senso. In fatto di democrazia, il mondo moderno ha dimostrato di aver fallito. La verità é che dobbiamo insegnare ai nostri figli a disprezzare il mondo dove vivono gli adulti ed a aggiustare i nostri errori anziché far loro apparire sempre e comunque il riflesso dei nostri desideri. Se chiedessimo ai bambini di concepire e creare un cartone animato senza averne mai visto uno, sarebbe interessante vedere cosa ne uscirebbe fuori. Io son convinto che ne verrebbe fuori una storia fatta di casa, di sorrisi, e di sole. L’universalità del bene non si applica solo all’essere umano ma bensì a tutto ciò che é vivo. Uccidere non é bene. Per vivere nemmeno. Ma ecco le due entità del nostro essere che prendono posizioni, antagonisti in modo cronico. Il buco che ne deriva a volte viene chiamato depressione. Non é dunque vero nulla di ciò che ci circonda? Nella verità, le cose son chiare, nella realtà, nessun di noi ci capisce tanto. A parte le nostre aspettative, c’é il nostro passato, poi, ci sono i voti da mettere sopra. Un voto per i meno virtuosi, cinque per i più vistosi, ma anche i più viscosi. Il tutto é efemere, la realizzazione di noi adulti di non vivere le nostre aspettative non ci condanna all’allineamento al sistema. La sicurezza dei nostri giorni vecchi dipenderà dai nostri figli. Se insegneremo loro che il soldo conta più dell’amore, allora le nostre pensioni saranno sempre oggetto di amore, e le nostre vite pertanto, varranno sempre di meno. Con la paura degli altri, affrontiamo la solitudine estrema e ci rifugiamo in valori salvatori della ragione. Voglio essere felice, allorché già son felice. Tra pianti e risate, tra difficoltà e vittorie, tra sogni e realtà, io, come tutti voi, in mezzo al nulla, mi sono costruito la mia piccola isola felice ove sono io ovviamente il normale. Chi approderà sulla mia isola, non avrà bisogno di parlare la mia lingua per essere capito, non avrà bisogno di barattare la mia cena ed il mio letto con degli specchi. Arrampicatore, ammaliatore, la felicità giustifica tutto. Forse la percezione del folle, é che siamo pazzi noi a vivere affannandosi per essere felici e morire con tanto dubbio. Forse il pazzo ha solo scoperto una dimensione parallela in un eterno torpore simile all’insieme delle droghe, alcool, pillole in cui cerchiamo sollievo. La mia ansia é l’infelicità, perché continuiamo a mentire ai nostri figli. non é la cicogna che ci ha portato in vita il bambino, ma bensì due uomini che si son amati, e da quel sentimento é nata una vita. L’amore é una magia che si capisce da sola. Non é mai una bugia. Raccontare della vita dei grandi ai piccoli permette ad essi di crescere con l’idea di cambiare un mondo, e loro, solamente loro, possono riuscirci. Siamo troppo contaminati per essere disintossicato da un psicoanalista che appena conosce i confini del suo stesso cervello. Nella nostra diversità, la metodologia non esiste, perché non funziona. Se un pazzo avesse un psichiatra come amico, dopo qualche anno, tale psichiatra, conoscendo il personaggio, sapendo di alcuni suoi punti fissi affettivi, relazionali e o materiali, conoscitore del passato del paziente, avrebbe una probabilità enorme di guarire da codesta pazzia. Per tornare in quella umana. Ma poi, che pazzia viviamo dunque. Ci accontentiamo di briciole di gioie, ed aspiriamo sempre, solo, ed esclusivamente, a diventare ciò che non siamo mai. Accontentarsi. Brutta parole. Bastare. Non basta mai. Possiamo dire la verità, svelare non il nostro scontento, ma la reale ingiustizia, e non sotto forma di ribellione, ma di vita nuova, insegnando ai nostri figli, il vero, dal veritiero, e non dalle nostre percezioni. Di tragedia in tragedia, da delusioni in illusioni. Non disegniamo un mondo fatto di catastrofe ai nostri figli, ma un modo di percepire che il futuro loro non assomiglia a quello dei cartoni animati o dalle saga della Disney. Sinceri con loro, che siano ciò che non siamo potuti diventare, che fondino una società, che dico, mille, ma che possano per sempre eliminare lil superfluo e ritornare all’essenziale. Nessun bambino più deve avere paura di un adulta che gli fa un sorriso. Il mondo é crudele, schietto e deciso, non perdona ai sfortunati, gli altri, sono corrosi dai loro stessi sistemi, ed ora, deprimono, tenendo ben al chiuso le loro frontiere difese a volte dai migranti. Chi ha deciso che il messicano sia un Uomo di serie B, non lo, ma noi, lo accettiamo. Con i presupposti, giudichiamo senza conoscere, così, mai riconosceremo il sentire della giustizia. Sappiamo tanto, senza sapere niente. Non c’é felicità senza gli altri, e codesti non sono uno stampo con cui confrontarsi senza cambiare atteggiamento. Il codice deontologico é assurdo perché la deontologia é propria ad una cultura e non all’individuo preso nella sua singolarità. Le basi del mondo son state costruite da una società, per una società, da un epoca, per un era passata, da un popolo, per i suoi usi. In una casa, possono abitare tutti. Questo é il senso generale, ma nella casa del pigmee dell’Africa centrale, il fiero ed enorme mongolo, non potrà mai riposare. Così, ognuno di noi si adatta a ciò che c’é. Il dubbio non é l’adattamento, non é la concessione fatta all’altro nel condividere un ideologia che non é nostra, rimanendo lo stesso in vita. Chi si toglie la vita sceglie la via la più semplice e la più dura, ma non la più terribile. Una morte per fame, una morte per suicidio, una morte sulla sedia elettrica, sono sempre delle morti. Non sono i morti da piangere in questo mondo, essi ricevono oltre alla pace il nulla, ma questa volta, senza realizzazione. Il paradiso non é altro che la fine, ma stranamente, la vita offre un Eden reale. Onesti con noi potrà dire a volte andare contro corrente, rischiare l’emarginazione e la clausura intellettuale. Chi rompe un tabù come fece Galileo, si ritrova isolato, diventa una fonte di discussione che rallegra le vite degli uomini “normali”. Il bisogno imperioso di distinguersi nasce dalla voglia di libertà e del rifiuto del conosciuto. Le vite si svolgono paralleli, ma alla fine, il conto é salato per tutti. Un Uomo molto ricco durante la crisi in un quartiere povero dove abitava con i suoi figli si tolse la vita. Quella vita che per lui era diventata un inferno. Non si può avere la pancia piena e sperare di conversare con chi da giorni non ha mangiato. Non si può studiare e sapere per chi da giorni non ingerisce nulla. Non si può pensare al futuro per chi nell’immediato presente, sta morendo. Quell’Uomo ricco poteva dividere, ma aveva paura di impoverirsi di nuovo e di vivere i morsi della fame che oramai il suo grande pancione non poteva più sopportare. La felicità ha un prezzo alto, l’equità. Che é un inizio. I sensi sono scandalizzati malgrado la normalità apparente. La solitudine sempre più maggiore, e quindi, il benessere che conta dopo il cibo, quello della mente, si allontana spinto sempre di più dall’egoismo di un sistema autolesionista. Io voglio essere felice, ma senza gli altri, posso solo essere. La vita si deve di essere una presunzione. Si é in vita, e dunque, si deve vivere. Nel rispetto degli altri, si, é vero, ma anche nell’ascolto di noi stessi, e degli altri. Ognuno di noi é responsabile della felicità degli altri prima della sua, e la sincerità nell’esprimere ciò che si é nei confronti della legge di base che dovrebbe essere il totale rispetto per l’altro, senza alcun considerazione di superiorità. Non sono le differenze fisiche ad uccidere noi altri, ma bensì quelle materiali. I conti nelle nostri menti sono chiari, il dado é tratto, ma il destino di altri, dipende dal nostro stato psicologico, e vedere che l’ansiolitico é leader in vendite in Europa, America, e paesi ricchi, non é affatto rassicurante. Sedare la coscienza provoca la morte per inerzia. La vita ha un valore quando é sacrificata per la vita stessa. Certo che la verità può cambiare il mondo, in un senso o nell’altro, ecco perché bisogna istruire i nostri figli su ciò che é una costante menzogna affinché loro possano scegliere una via diversa.
Ouango K Judicael