Il ritorno in carcere dell’ex onorevole e Sindaco di Messina Francantonio Genovese ha riaperto un dibattito che non si era mai assopito. Indagato nell’ambito di quella che ormai è conosciuta come l’inchiesta “Corsi d’oro sulla formazione in Sicilia” e che vede un’ipotesi accusatoria che coinvolge familiari, affini, parenti, politici e amici dell’ex dominus del PD messinese, chiamati a vario titolo a rispondere dei reati di associazione finalizzata al peculato, reati finanziari contro la pubblica amministrazione e riciclaggio, evasione e false fatturazioni, falso in bilancio e truffa aggravata. L’onorevole Genovese si è visto la Guardia di Finanza dietro le porte della villa, dove in applicazione di una misura cautelare era ristretto ai domiciliari, per essere prelevato e portato in carcere in adempimento di un provvedimento esecutivo della Cassazione.
La decisione della Cassazione che, arrivata obiettivamente tardi, ha seguito la linea accusatoria della Procura di Messina, per cui all’ex leader del PD cittadino non dovevano essere riconosciuti i domiciliari ma applicata la misura cautelare della permanenza in carcere, è il frutto di una lotta a colpi di ricorsi tra la difesa e l’accusa, tra l’Avvocato Antonino Favazzo e l’Ufficio del Pubblico Ministero.
Che poi la decisone della Cassazione abbia cozzato con un provvedimento del GIP che un paio di giorni addietro aveva attenuato la misura cautelare dei domiciliari, consentendo la possibilità di ricevere conoscenti ed amici e comunicare con l’esterno, è il frutto di una causalità. Di un accidente giudiziario che non ha tenuto conto dello scarto temporale tra le presentazione del ricorso in cassazione da parte della Procura, di diversi mesi addietro, e la decisione del Gip di un paio di giorni addietro di riconoscere l’attenuazione delle esigenze cautelari.
Questo, però, non ha impedito a commentatori, consiglieri Comunali, ex Direttori Generali del Comune di Messina e politici non necessariamente vicini all’onorevole, di gridare allo scandalo. Di parlare d’accanimento giudiziario da parte dei Magistrati che hanno applicato la decisione della Cassazione, di volerci vedere una specie d’intendimento politico avverso. Almeno questo il commento del Consigliere Comunale Nicola Cucinotta, attuale Presidente della Commissione Bilancio del Comune di Messina.
Quest’accanimento nella vicenda specifica non ci voleva. Quanta gente ha pure ucciso e ancora stanno in giro. Probabilmente avrà commesso qualche … sicuramente, ma credo che probabilmente prima di fare tutto ciò bisognava giudicarlo e fargli passare tutti i gradi di giudizio.
Vi è stato accanimento giudiziario?
“Si. Secondo me sì. Dietro tutto ciò vi è anche la politica. Dal mio punto di vista durante il suo percorso politico ha calpestato i piedi a qualche soggetto che oggi si sta togliendo qualche sassolino dalla scarpa. Silvio Berlusconi che ne ha combinate più di Vallanzasca oggi si trova libero ed è sottoposto solo ai servizi sociali, mentre Francantonio Genovese esce dal carcere e va a casa (ai domiciliari) esce da casa e va in carcere”…
Il Consigliere Cucinotta è un Finanziere e in questa sua veste una riflessione l’ha voluta rilasciare in merito alla circostanza che ad eseguire il provvedimento sia stata propria la Guardia di Finanza rispetto ad altre forze di polizia.
“Lo so che è stata la decisione dei magistrati a stabilire che fosse la Guardia di Finanza ad eseguire il provvedimento, ma questo non toglie che mi abbia colpito che siano state le nostre macchine a presentarsi davanti all’abitazione di Francantonio…forse, forse potevo essere anch’io incaricato di eseguire il provvedimento e sarei stato imbarazzato ancor di più”.
Anche il l’ex Direttore del Comune di Messina Emilio Fragale ha voluto rilasciare una dichiarazione pubblica in cui sottolinea perplessità sulla norma che ha visto riaprire le porte del carcere per Genovese.
Si tratta di comprendere come un sistema di regole, tenuto conto dei tempi di affermazione di quelle regole, possa farsi beffa della vita di uomo. “Ecco … come è possibile che a un indagato, si notifichi tre giorni addietro l’affievolimento di una misura restrittiva e dopo qualche ora l’inasprimento più tremendo? Come ancora è possibile che a giudizio incardinato si tema ancora per l’inquinamento delle prove (rectius per l’inquinamento delle prove, assunte tali, dalla c.d. accusa)?
“Oggi” una norma ci dice (ci ha rammentato) che la pronunzia della Corte di Cassazione, con cui si è respinto il ricorso dei legali dell’on. avv. Francantonio Genovese, fotografa una situazione precedente. Pertanto, siccome il Giudice che – mesi e mesi orsono – aveva disposto sulla non permanenza in carcere aveva “sbagliato” … occorre rimediare riportandolo in cella. Solo che non trattasi di sentenza nel merito della innocenza o della colpevolezza ma di sentenza sulla applicazione o meno di una misura atta ad evitare – durante il periodo di indagini – che si potessero inquinare le c.d. prove. Tuttavia, il dato viene notificato – “oggi” – a un cittadino a cui “avantieri” si era detto altro (e cioè resta a casa, non ti muovere … ma incontrati con chi vuoi).
Vi è una evidente distorsione nel sistema che neppure chi mastica di procedura penale riesce logicamente (oserei dire umanamente) a digerire. Pertanto, la vicenda assume contorni paradossali, assurdi, abnormi”.
Ma forse la risposta più equilibrata l’ha fornita l’Avvocato dell’On Francantonio Genovese, Antonino Favazzo, che contattato ha chiosato. Io mi occupo di processi non di sassolini… Pensa che fosse un atto dovuto quello d’applicare la sentenza della Cassazione? Ha risposto il magistrato per me. Io non sono d’accordo ma il Magistrato non ha condiviso la mia posizione, che ci posso fare.
In ultimo è da rilevare che l’avvocato Favazzo ha già presentato una nuova istanza di scarcerazione.
Pietro Giunta