La Manovra finanziaria spiegata semplicemente

Quella che comunemente chiamiamo Manovra finanziaria, cioè la Legge di Bilancio, rappresenta il provvedimento più importante a cui durante l’anno ciascun Governo deve lavorare. Si tratta di una misura che, una volta approvata, vale per l’anno successivo ( la Manovra approvata entro il 31 Dicembre 2018 varrà per tutto il 2019).

La Manovra prevede tutte le entrate e le uscite economiche che il Bilancio dello Stato dovrà affrontare per attuare le principali misure che il Governo intende realizzare (come nel caso del Governo Gialloverde Reddito di Cittadinanza e Quota 100) e stabilisce quali saranno le coperture economiche per ogni misura, quindi in definitiva dove il Governo troverà i soldi necessari a coprire i costi. Prima della Manovra viene predisposta la nota di aggiornamento al Def ( Documento Economico Finanziario), uno studio su cui vengono previste tutte le coperture per i vari provvedimenti prima della stesura della Legge. La nota di aggiornamento al Def deve essere firmata dal Presidente della Repubblica, che può respingerla se non trova che vi siano adeguate risorse per le misure da attuare.

La legge prevede un percorso preciso e delle tempistiche stabilite entro cui il Governo deve portare la Legge di Bilancio all’approvazione da parte del Parlamento.  Vediamole:

 Entro il 27 Settembre deve essere predisposta la Nota di aggiornamento al Def.
 Entro il 15 ottobre i Paesi dell’area euro inviano alle istituzioni europee il documento programmatico di bilancio.
 entro il 20 ottobre il governo presenta in Parlamento il decreto Legge di bilancio (Quest’anno è arrivata in ritardo in Parlamento l’1 Novembre, dopo un primo parere negativo della Commissione Europea il 21 Ottobre).
 entro il 30 novembre la Commissione europea esprime un primo parere sul decreto della Legge di bilancio (Il parere definitivo è arrivato il 21 Novembre, con la bocciatura definitiva della Manovra, dopo il primo del 21 Ottobre).
 entro il 31 dicembre è prevista l’approvazione definitiva di Camera e Senato.
 l’1 gennaio entra in vigore la Legge.

Sono queste le misure principali contenute nella Legge di Bilancio:

Pace Fiscale: Il provvedimento partirà dal 2019 secondo le tempistiche previste da un decreto fiscale allegato alla Legge di Bilancio, con introiti pari a 3,5 miliardi per lo Stato secondo le stime del Governo. La misura prevede la rottamazione delle cartelle per i debiti pregressi con il fisco di chi farà la dichiarazione dei redditi. In un primo momento era prevista anche la possibilità di integrare le mancate dichiarazioni degli anni precedenti, ma questa parte è stata cancellata dal testo del decreto. Chi ha debiti con il fisco fino a 500mila euro potrà sanarli con un’aliquota al 20% con 10 rate in 5 anni . E’ previsto anche, per ridurre le liti pendenti in tribunale con lo Stato, quando l’Agenzia delle Entrate avrà perso in giudizio di primo grado, si potrà corrispondere il 50 % di quanto non dichiarato, il 20 % invece dopo sconfitta dello Stato in secondo grado. Era prevista anche una rottamazione per Imu e Tasi, ma anche questa non è stata inserita per via di un parere negativo della Ragioneria dello Stato. Le cartelle che potranno essere rottamate vanno dal 2000 fino al 31 dicembre 2017; le liti pendenti che potranno essere ricomposte arrivano fino al 30 settembre 2018. Sarà possibile correggere anche errori formali fino a 200 euro ogni anno. I critici di questo provvedimento lo definiscono un condono che va a privilegiare gli evasori fiscali e svantaggia chi invece dichiara e paga regolarmente le tasse.

Stop all’aumento dell’Iva per il 2019: La Manovra 2015 del Governo Renzi prevedeva un’aumento dell’Iva per il 2018, inserito nelle clausole di salvaguardia ( queste clausole servono a salvaguardare i conti dello Stato in caso di mancati introiti rispetto alle coperture previste). Il Governo Gentiloni era riuscito a impedire l’aumento dell’Iva per il 2018 con la propria manovra correttiva, mantenendo al 22% l’aliquota Iva ordinaria, e il 10% l’aliquota agevolata. L’aumento era però rimandato al Governo successivo che avrebbe dovuto sciogliere il nodo. Pare che il Governo Conte riuscirà ad impedire per il solo 2019 l’aumento che era previsto al 24,2% per la ordinaria e 11,5% per l’Iva agevolata. I prodotti su cui viene imposta l’Iva ordinaria al 22% sono: piatti pronti alimentari, acqua minerale, bevande alcoliche ed analcoliche,abbigliamento, scarpe, biancheria, gioielli e orologi, servizi per la persona come estetista e parrucchiere. L’Iva agevolata al 10% invece è imposta su prodotti da forno, pasticceria e cereali, carne e salumi, pesce, latticini, latte conservato, uova, oli alimentari, zucchero, sale, spezie, erbe aromatiche, marmellate, miele, cioccolato, gelati, salse di pomodoro, altri condimenti, alimenti per bambini, caffè, tè, cacao, cioccolato in polvere, birra.

Lotta al Caporalato: saranno stanziati 3 milioni sul Fondo Politiche Migratorie per contrastare lo sfruttamento degli immigrati da parte dei cosiddetti caporali (come quelli che in Puglia pagano in nero gli immigrati per pochi euro al giorno) e sarà costituito un apposito tavolo ministeriale. La misura è prevista nel decreto fiscale.

Quota 100: a partire da febbraio 2019 chi ha 62 anni e 38 anni di contributi potrà andare in pensione prima se lo vorrà e stando alle stime del Governo a beneficiare della misura dovrebbero essere 400mila persone.

Reddito di cittadinanza e pensioni di cittadinanza: saranno attive a partire dai primi tre mesi del 2019. Per circa 6,5 milioni stimati di disoccupati e inoccupati, tra cui anche pensionati, sarà erogato un contributo massimo di 780 euro come forma di reddito, in aggiunta al reddito o alla pensione di cui si usufruisce, che verrà caricato sul bancomat (sarà dunque previsto un monitoraggio degli acquisti). Per ottenere il reddito di cittadinanza bisognerà essere maggiorenni, avere un reddito o una pensione inferiore alla soglia di povertà stimata dall’Istat, essere residenti in Italia da almeno 10 anni. Servirà recarsi e iscriversi presso i centri per l’impiego ed essere in regola con i requisiti. Saranno previsti anche fondi per il miglioramento dei centri. Per poter continuare a ricevere il reddito bisogna impiegare almeno due ore al giorno a cercare lavoro e si sarà obbligati ad accettare una di tre proposte di lavoro da parte dei centri per l’impiego. Chi ha reddito pari a zero avrà 780 euro, chi ha di più otterrà quanto basta per raggiungere il tetto dei 780. Il reddito può anche ottenere modifiche a seconda della composizione familiare ( ad es. sono agevolati i membri di famiglie con più figli a carico e con entrambi i genitori disoccupati).

Taglio delle pensioni d’oro sopra i 4.500 euro netti al mese.

Flat Tax: Per i lavoratori autonomi è prevista una tassazione agevolata al 15 per cento. L’obiettivo del provvedimento è fare in modo che un maggior numero di lavoratori e liberi professionisti decidano di dichiarare le tasse. Il regime comune fino a ricavi fino a 65mila euro è del 15%. Dai 65mila ai 100mila euro si pagherebbe il 20%. Le start up e le attività avviate dagli under 35 avrebbero uno sconto al 5 per cento. Il costo del provvedimento è di circa 600 milioni il primo anno e di 1,7 miliardi a regime. Vi sono state forti critiche da parte dei sostenitori di un regime di tassazione progressiva, cioè un regime fiscale che tassa i più ricchi e alleggerisce le fasce più povere. Chi è contrario alla Flat Tax ritiene che si tratti di una misura di comodo che favorisce i più ricchi e potrebbe colpire indirettamente i più poveri attraverso possibili tagli.

In effetti per l’attuazione sono previsti tagli per i ministeri (quasi un miliardo di euro l’anno) e per le spese relative al sistema di accoglienza migranti (oltre un miliardo e 300 milioni di euro per il triennio: oltre 500 milioni a partire dal 2019). In allegato alla Legge di Bilancio sono previsti anche il decreto fiscale e un decreto detto “tagliascartoffie”, che dovrebbe eliminare le leggi che frenano la burocrazia e le imprese.

Le spese per il 2019 saranno 19,9 miliardi, ripartiti tra : quota 100 per 6,7 miliardi, reddito di cittadinanza per altri 6,7 miliardi, investimenti per 3,4 miliardi, pubblico impiego 0,5 miliardi, 2,5 miliardi di altre spese; vi sarà una perdita di entrate di 13,4 miliardi, soprattutto per lo stop all’aumento dell’Iva che costa 12,3 miliardi in meno ai conti pubblici.
Ma come saranno trovate le coperture per la Legge di Bilancio?

La manovra prevede di recuperare maggiori entrate per 7,9 miliardi da banche, svalutazione crediti ed altri provvedimenti; una riduzione delle spese per 3,6 miliardi, di cui 2,5 miliardi da tagli e 1 miliardo dalla riprogrammazione di fondi. Un totale di 11,6 miliardi di coperture da gettito e tagli, che aggiunti a 21,7 miliardi di deficit andranno a formare i 33,4 miliardi complessivi della manovra.

La bocciatura da parte della Commissione Europea nel primo parere del 21 Ottobre e poi quella definitiva il 21 Novembre, è stata dovuta a quello che viene considerato un eccesso di deficit previsto dalla Legge di Bilancio. Il deficit è il disavanzo che si crea tra entrate e uscite annuali del Bilancio dello Stato, rappresenta quindi delle spese in più che non vengono coperte attraverso gli strumenti ordinari che lo Stato ha a disposizione. I Governi hanno a disposizione diversi mezzi per coprire le spese dello Stato. Una è attraverso le tasse: il gettito fiscale è una delle principali risorse per coprire le misure economiche. Un’altra attraverso i tagli alle spese: si tagliano alcuni capitoli di bilancio che sono considerati spese improduttive, inutili, e si utilizzano quelle risorse per le misure ritenute importanti. Ultimo: ricorrere alla copertura in deficit, cioè all’indebitamento da parte dello Stato. Lo Stato chiede in prestito ingenti somme da altri attori economici, in particolare attraverso le aste nei mercati finanziari, che prevedono dei tassi di interesse che lo Stato dovrà ripagare ancora sotto forma di debito. ( Ecco l’importanza degli indicatori come lo Spread e l’Indice dei tassi di Interesse, più sono alti, più lo Stato ripaga i mercati finanziari). E’ evidente come questa ultima opzione debba essere scelta con enorme cautela perché si fa ricorso a somme non nostre, che lo Stato ottiene in prestito e deve restituire con gli interessi. Tutti gli Stati però prevedono misure in deficit più o meno ampie ed è difficile, se non a volte controproducente, arrivare al perfetto Pareggio di Bilancio ( somma di entrate e uscite zero). Il Nostro Governo aveva previsto un deficit del 2,4 % in rapporto al Pil ( Prodotto Interno Lordo).

 Il rapporto tra Deficit e Pil è un valore importante perché il deficit incide sul Debito complessivo dello Stato. Un altro valore che è usato da molti economisti per indicare lo stato di salute dei conti di un Paese è il rapporto Debito Pil. Un rapporto troppo alto indicherebbe la presenza di troppa spesa pubblica improduttiva e la necessità di controllarla. L’Europa chiedeva all’Italia di raggiungere un basso deficit ( attorno all’1%) per non aumentare troppo il Debito italiano rispetto al Pil ( abbiamo uno dei debiti pubblici più alti rispetto al Pil, del 130 %), ma il Governo è riuscito a strappare il 2,04% a quanto si apprende dai recenti aggiornamenti.

Ad ogni modo, in conclusione, sia questi numeri sia quelli relativi alle misure contenute nella Legge di Bilancio sono provvisori, fino all’approvazione definitiva delle Camere.

Michele Bruno