Esalta il film di Marco Tullio Giordana di cui prende in prestito anche il nome. Il suo blog si apre proprio con alcune scene tratte da questa pellicola proprio a voler dimostrare che le nuove generazioni dovrebbero battersi per i propri ideali come facevano i loro predecessori anni ‘60-’70, raccontati dalla finzione cinematografica.
Si tratta de “La Meglio Gioventù” una associazione di giovani che affrontano tematiche di carattere socio-culturale-ricreativo, senza mai essere animati da particolari fervori politici o da determinati partiti.
Una delegazione di questo team è giunta a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina in occasione del 17° anniversario di Beppe Alfano per portare la loro solidarietà alle famiglie delle vittime di mafia ma, soprattutto, per insegnarci a combattere la criminalità organizzata da ogni parte d’Italia. Se un gruppo di ragazzi decide di prendere un pullman da Roma o da Ferrrara per partecipare all’evento commemorativo che riguarda Messina e, nella stessa giornata, risale su quel pullman per tornare in patria nella propria casa, vuol dire che almeno questa rappresentanza è suscitata da un animo nobile ed è dotata di un grande cuore. Tra di loro, è stato Giuliano Girlando, romano doc, ad intervenire sul palco, in quel pomeriggio dell’8 gennaio nei locali dell’ex Stazione Ferroviaria di Barcellona, con estrema naturalezza e con la rabbia di chi si porta dentro il rancore verso i disonesti, i delinquenti, gli assassini.
Giuliano e la sua associazione “La meglio gioventù” hanno realizzato uno studio particolare su un testo che dovrebbe essere un esempio per tutti noi cittadini messinesi ovvero “Io che da morto vi parlo”, dedicato alla vita di Adolfo ParmaIiana, scritto da Alfio Caruso ed edito da Longanesi. Questo libro è stato presentato a Torino alla fine dello scorso novembre e rispecchia tutte le angosce che il docente di chimica dell’Università di Messina ed esponente della sinistra di Terme Vigliatore, poco distante da Barcellona, ha dovuto superare, durante la sua profonda conoscenza del sistema mafioso, prima di individuare in quel gesto disperato l’unica via d’uscita.
Questo gruppo di universitari ha saputo cogliere il significato della commemorazione di Beppe Alfano per raccontarci cosa è per loro la lotta alla mafia, cosa si deve fare, secondo loro, da adesso in poi, a partire da chi si è sacrificato per dare scacco a Cosa Nostra come il professore Parmaliana. Ed è assolutamente esaltante quanto costruttivo sentire dibattere un ragazzo come Giuliano Girlando, cresciuto e vissuto nella capitale, su un caso giudiziario irrisolto tutto messinese. E’ altrettanto sconcertante che nessun giovane della città dello Stretto abbia fatto lo stesso da oltre un anno, dall’epoca in cui l’accademico Parmaliana si è suicidato lanciandosi da un cavalcavia e lasciando una lettera straziante quanto di forte denuncia nei confronti della malavita barcellonese e d’accusa alla magistratura locale.
Lo studente Giuliano parla al pubblico gremito e agli ospiti presenti sul palco come se non avesse fatto nient’altro nel corso della sua vita, addirittura si rivolge a Gioacchino Genchi, vice questore di Palermo, che ha trovato al suo fianco al tavolo dei relatori, con un tono informale, da amico dandogli un simpatico “Tu”. E poi comincia: “Voi penserete cosa può sapere della mafia questo ragazzo proveniente da Roma? Ebbene io vi rispondo che, nella nostra città, abbiamo la cosiddetta Quinta Mafia. A Roma, la mafia spaccia la droga in tanti quartieri diffondendosi sempre di più, corrompe i giovani, truffa, strozza i commercianti, si compra Via Veneto. Questo fa la mafia e potrebbe fare ancora tanto altro. Dobbiamo fermarla costituendo una rete, parlandone, non dimenticando casi come quello di Parmaliana”.
Poi si sofferma sulla prima pagina del libro ispirato al professore e legge a gran voce le sue parole, le parole di chi ha deciso di morire da “uomo libero che in maniera determinata si sottrae al massacro ed agli agguati che il sistema magistratura barcellonese/messinese vorrebbe tendergli“.
Forse, Giuliano ha una marcia in più rispetto a tanti altri giovani ma quello che è certo è che è dovuto arrivare lui a descriverci questo quadro schietto della sua città e a sollevare il caso ParmaIiana, a presentarcelo sotto un’altra dimensione: dalla prospettiva essenziale dei ventenni. Anzi il ragazzo fa di più: invita tutti a riscoprirlo, a non metterci una pietra sopra, a trattarlo ogni volta che si può nelle aule universitarie, a scuola, leggendo i libri durante gli incontri pubblici e a non chiuderlo in un cassetto o riporlo in uno scaffale.
“Io che da morto vi parlo” è uno di quei volumi che deve essere tirato fuori dalle librerie ad ogni stagione perché appartiene sempre ai nostri giorni. Non ha una scadenza temporale: è un po’ come “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia. Racconta le vicende, le passioni e le delusioni che passano attraverso l’impegno universitario e civile del prof. Parmaliana. Ritenuto uno dei massimi ricercatori internazionali nel campo delle nuove fonti di energia rinnovabile, è stato anche uomo di spessore politico che, sin da giovanissimo, si è mosso nelle fila del PCI, poi nel PDS e, successivamente, DS pervaso dalle ragioni della legalità e della correttezza nel suo paesino, Terme Vigliatore. Inevitabilmente, divenne un personaggio che sapeva troppo e incontrollabile soprattutto dopo avere provocato, attraverso le sue denunce, lo scioglimento del Comune di Terme per infiltrazioni mafiose. Ma la mafia controlla tutto o quasi e ha spinto l’esperto di chimica al suicidio il 2 ottobre del 2008 perché lasciato solo dalle istituzioni. Dalle sue accuse, è finito con l’essere accusato. Da qui lo sconforto di chi è consapevole che tutto rimarrà uguale.
Da pochi mesi, è stato commemorato il suo 1° anniversario sostenuto dall’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia di cui Sonia Alfano è presidente. La manifestazione si è svolta a Terme Vigliatore presso l’Hotel “Il gabbiano” ed è stata invitata tutta la cittadinanza a partecipare.
Per i familiari di Parmaliana però è troppo presto per sbilanciarsi pubblicamente, troppo presto per elaborare il dolore, ancora troppo fresca la ferita. Durante la commemorazione di Alfano, infatti, hanno preferito non prendere la parola con l’invito da parte dell’avv. Fabio Repici di farlo il prossimo anno.
I rappresentanti de “La Meglio Gioventù” amano la cultura e il confronto, hanno fondato questo gruppo con l’intento di avvicinare i ragazzi alla propria comunità, intesa come momento di aggregazione e strumento di maturazione personale. Hanno sviluppato negli anni un alto senso civico che li motiva nello svolgere attività di interesse sociale quali dibattiti ed eventi pubblici. Da annotare in agenda, infatti, un incontro organizzato da loro che si terrà il prossimo 18 febbraio, a Tivoli, alla presenza del giornalista Marco Travaglio.
L’organigramma dell’Associazione è costituito dal presidente, Giuseppe Pulignano, dal vice-presidente, Daniela Falabella, dal segretario, Carlo Donato Rossi, dai consiglieri del direttivo, Dario Maturo, Vincenzo Panizzo, Giuseppe Falabella.
“Bisogna avere ancora fiducia nelle istituzioni – pensano questi giovani – ma bisogna avere ancora più fiducia nella gente che non deve nascondersi e deve denunciare. Solo così si può eliminare quella parte di mondo disonesto che tenta di far tacere la popolazione”.
Auguriamo “In bocca al lupo” quindi “Forza e coraggio” a chiunque voglia denunciare e sentirsi ancora cittadino di un mondo più pulito, a chiunque non abbandoni la lotta appena l’ha intrapresa, a chiunque voglia ritornare giovane anche se non lo è più e schierarsi dalla parte di chi ha poca oppure non ha più voce per esporsi e difendersi.