La miseria umana ha sempre la stessa bandiera.

Michela Rosetta, la sindaca leghista di San Germano Vercellese, è finita agli arresti domiciliari insieme al suo consigliere comunale nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Vercelli. Inchiesta che vede indagate altre sette persone. Sarebbe emerso che aiuti alimentari acquistati con fondi statali per l’emergenza Covid-19 sarebbero stati negati a stranieri e anziani non autosufficienti per darli a famiglie più ricche.

Ecco il comunicato stampa diramato dalla Procura della Repubblica di Vercelli nella mattinata di oggi, venerdì 15 gennaio.

«Nella mattinata odierna – si legge nel testo – i carabinieri della Compagnia di Vercelli hanno dato esecuzione a cinque misure cautelari personali emesse dal G.I.P. del Tribunale di Vercelli che, tra gli altri, vedono quali destinatari il Sindaco del Comune di San Germano Vercellese (Vc), Michela Rosetta, ed il consigliere comunale, all’epoca dei fatti Assessore presso lo stesso Comune, Giorgio Carando, entrambi sottoposti alla misura degli arresti domiciliari. Nella stessa operazione è stata applicata la misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. a Maurizio Bosco, consigliere comunale, già vice Sindaco presso il medesimo comune, nonché a G.S., 62enne, ex dipendente comunale, e a una quinta persona, D.M., 49enne, tutti e due residenti in paese. Nell’ambito dello stesso procedimento sono stati sottoposti ad indagini altri sette privati cittadini tra i quali due impresari edili.

Le accuse a vario titolo mosse a carico degli indagati riguardano più ipotesi di peculato, falsità materiale e falsità ideologica in atto pubblico commessa dal pubblico ufficiale, abuso d’ufficio e distruzione di beni sottoposti a vincolo culturale.

Le indagini, coordinate dalla Procura di Vercelli ed effettuate dalla Sezione Operativa del N.O.R. del Comando Compagnia Carabinieri di Vercelli, sono nate a seguito di dichiarazioni rilasciate ai carabinieri da una impiegata del Comune di San Germano Vercellese, la quale segnalava la sua estromissione – di fatto operata da parte del Sindaco Michela Rosetta e dall’allora Assessore Giorgio Carando – dalla gestione delle pratiche relative alle assegnazioni delle derrate alimentari acquistate dal Comune di San Germano Vercellese con fondi economici statali, specificamente erogati ai sensi dell’ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n.658 del 29 marzo 2020 nell’ambito dell’emergenza alimentare conseguente al fenomeno epidemiologico da Covid-19, ovvero degli aiuti alimentari per quei cittadini del Comune di S. Germano V.se che si trovavano in difficoltà economiche in relazione alla pandemia.

L’articolata attività di indagine che è scaturita – e che per il contesto storico epidemiologico nel quale si è sviluppata si vorrebbe non aver mai avuto la necessità di svolgere – si è protratta dal mese di febbraio al mese di novembre del 2020 ed è stata attuata anche attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, ed in particolare grazie alle microspie installate nel locale magazzino del Comune dove erano state riposte le derrate alimentari, portando alla luce una serie di condotte illecite, poste in essere in prima persona dal Sindaco e dall’allora Assessore, nella gestione degli aiuti alimentari, con particolare riferimento all’individuazione della platea dei legittimi beneficiari ed alla distribuzione dei predetti beni, che è stata attuata consegnandoli di volta in volta in maniera non omogenea, per tipologia e quantitativi, oppure nei confronti di beneficiari carenti dei relativi requisiti, al punto da consegnare gli aiuti anche a nuclei familiari con redditi oltre i 7.000 euro mensili. Al contempo sono stati estromessi dagli aiuti anziani non autosufficienti con redditi modestissimi e stranieri in situazione di evidente difficoltà, con figli minori e disabili.

Sono gli stessi pubblici ufficiali arrestati che, nel corso di una intercettazione, commentano il proprio operato ammettendo di fare “figli e figliastri” e di consegnare, ai soggetti a loro meno graditi, il “pacco da sfigati”, ovvero di minor valore per tipologia e quantità dei beni contenuti.

Particolarmente significativa la vicenda di una cittadina extracomunitaria in gravi difficoltà economiche, alla cui richiesta di evitare l’invio di alimenti che lei ed i suoi figli non avrebbero consumato per motivi religiosi, ha fatto seguito, su disposizione del Sindaco, la mancata erogazione di ulteriori aiuti e la distruzione dagli atti del protocollo della richiesta recapitata in Comune dalla donna. Anche in ragione delle intercettazioni ambientali all’interno dei locali comunali nel corso delle quali il Sindaco esterna animosamente il proprio disappunto per le richieste della donna, si contesta a carico del primo cittadino l’aggravante della finalità di discriminazione ed odio razziale.

Accanto alla distribuzione fortemente iniqua delle derrate alimentari, in violazione dei principi di imparzialità, pubblicità e trasparenza della Pubblica Amministrazione, è stato accertato ed è contestato l’acquisto, da parte del Comune con fondi pubblici, di generi alimentari non essenziali, come nel caso di taluni prodotti surgelati, quali mazzancolle tropicali e capesante.

Per il solo Consigliere Comunale Giorgio Carando sono altresì stati accertati numerosi episodi, monitorati dai militari dell’Arma sia attraverso le intercettazioni tra presenti sia mediante monitoraggio satellitare della sua autovettura, in cui questi, avvalendosi delle proprie funzioni, ha avuto accesso al magazzino ove erano custodite le derrate, asportando una parte consistente di prodotti di cui si è impossessato a vantaggio proprio o dei propri familiari.

Oltre a tali vicende sono emerse dalle indagini ulteriori irregolarità sull’approvvigionamento di 2.000 mascherine protettive, acquistate dal Comune presso una ditta campana che risulta legata, per motivi professionali, allo stesso Carando, nonostante l’esistenza di un altro più economico preventivo fornito da diversa azienda operante nello specifico settore. Le investigazioni hanno riguardato anche le note vicende connesse all’abbattimento della ex Chiesa del Loreto di San Germano Vercellese, sottoposta a vincolo da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali, demolita il giorno 3 febbraio 2020 su disposizione del primo cittadino, alla presenza degli allora vice Sindaco, Maurizio Bosco, ed Assessore Comunale, Giorgio Carando, in quella che venne all’epoca indicata come una scelta necessaria, adottata nell’emergenza scaturita dal crollo di una porzione della facciata principale dello stabile, avvenuto nel corso della messa in sicurezza da parte della ditta incaricata dallo stesso Comune.

Dall’esito degli accertamenti espletati risulta invece che tale iniziale crollo è stato appositamente procurato, in accordo con la ditta incaricata, proprio allo scopo di giustificare la conseguente immediata demolizione dello stabile, così da arrecare un grave danno alla Soprintendenza».