La medicina incontra la tecnologia ma questa volta il vero protagonista è un oggetto alla portata di tutti: il telefonino, oggi usato non solo per chiamare ma per condividere in tempo reale una foto, un video, un’emozione. Fino a qui è tutto chiaro. L’elemento di novità che potrebbe essere un vessillo per l’Università di Messina è dettato da un nuovo modo di “leggere” le informazioni di un respiro. Infatti, questo può comunicarci, prima ancora di ricorrere all’aiuto del medico, lo stato di salute dell’individuo. Con questo ovviamente non si vuole dire di abbandonare i vecchi metodi della prevenzione e della diagnosi, ma si vuole dare la possibilità all’individuo di monitorare sé stesso.
Ma per capire più da vicino l’iniziativa abbiamo intervistato il professor Giovanni Neri, ordinario di Chimica del Dieci che oggi insieme al professore Nicola Donato , ricercatore del Dipartimento di Ingegneria elettronica, chimica e ingegneria industriale ha presentato il progetto.
Come mai una multinazionale come la Samsung ha deciso di finanziare questo progetto? Chi ne può trarre beneficio?
Ne possono trarre beneficio tutti. Attraverso un sensore applicato in un oggetto di uso comune il telefonino permetterà di avere una mappatura del respiro reale. L’analisi del respiro è importante perché a questo sono collegati alcune patologie che possono essere monitorate.
Il vostro interesse si è concentrato nella realizzazione dell’apparecchio interfaccia?
Giusto, che verrà integrato con le competenze della Samsung in maniera tale da avere un dispositivo che serve a tutti. Questo sistema analizza molti parametri perché nell’espirato ci sono centinaia di composti e questi possono dare indicazioni sullo stato di salute. Ad esempio ci possiamo concentrare sull’acetone o sull’ammoniaca. L’acetone per i diabetici e l’ammoniaca per chi ha problemi renali.
Quindi non è semplicemente un sensore volumetrico?
Il sensore è quantitativo e qualitativo . Ci sono molte persone che hanno lavorato a questo progetto compresi noi. Si sono affidati a noi per le nostre esperienze pregresse.
In base a quale criterio la Samsung ha scelto voi e quindi Messina?
La multinazionale valuta il progetto: la fattibilità deve essere accompagnata al valore della condivisione. Poi si valuta se le persone del gruppo hanno le capacità per attuarlo, quindi si verifica subito il background scientifico.
Esiste in merito una bibliografia internazionale?
Non solo esiste ma credo che ci sia uno dei premi più ambiti. Se si va a guardare il curriculum storico dei progetti Samsung ritrova università di alto prestigio.
Nell’arco di dieci anni insomma è probabile che si eviteranno le noiose file dal medico e ognuno avrà gli strumenti a costi limitati che permetteranno di fare gli esami di routine. In questo percorso la città di Messina dovrà avere un ruolo di primo piano per dimostrare che la ricerca non è qualcosa estranea all’ateneo. “Il nostro progetto- ha aggiunto il professor Donato- coinvolge non solo dottorandi di ricerca ma anche studenti della triennale e della magistrale, e prevede lo sviluppo sia hardware sia software interamente presso il nostro ateneo”.
In allegato l’audiointervista