La paura non e’ donna

Intervista ad ANA MIRANDA PAZ

Vice presidente dell’ EFA, attivista e membro dell’equipaggio della Freedom Flotilla III

 

Ana Miranda Paz, vice presidente dell’EFA (European Free Alliance). Attivista e membro dell’equipaggio della Freedom Flottilla, una coalizione internazionale formata da attivisti non violenti uniti dalla comune battaglia contro il blocco imposto da Palestina ed Israele sul porto di Gaza.

Una donna la cui fisicità manifesta un’interiorità prorompente, determinata, combattiva. Nei suoi occhi la voglia di lottare, la sete di giustizia, il bisogno di combattere per la libertà di un popolo da troppo tempo vittima di abusi da parte di un potere difficile da debellare.

Noi de ilcarrettinodelleidee.com abbiamo intervistato questa donna dal vissuto degno di essere considerato un esempio di impegno sociale e di attivismo politico, quello vero.

 

“Come nacque in lei la decisione di affrontare questo viaggio cosi lungo insieme ad altre persone sconosciute ma con le quali condivide le stesse idee e valori?”

“Ho sempre preso parte al movimento contro la repressione in Galizia e noi supportiamo il progetto ‘’SHIP TO GAZA”. Difendiamo nel parlamento spagnolo e anche in quello Europeo il diritto della Palestina ad essere riconosciuto come Stato. Sosteniamo la condanna unanime del mondo al Blocco Israeliano imposto su Gaza.

Mi sono sempre interessata, e mi sono sempre battuta per la difesa dei diritti umani di tutti i popoli, soprattutto quella delle minoranze etniche e linguistiche.

Io sono di Galizia, regione che ha sempre subito discriminazioni, un po’ come la Sicilia.

Noi stiamo lavorando per rendere più concreto il diritto di uguaglianza, sensibilizzando le persone alla solidarietà interraziale.’’

 

“Nella ‘’Mariane’’, l’imbarcazione parte della Freedom Flottilla al momento diretta a Gaza, ci sono tre donne. Come riesce una donna ad affrontare questa situazione?”

“Io sono una donna, ma anche una mamma. Mia figlia ha 11 anni, ma ho cercato e cerco tutt’oggi di trasmetterle valori diversi.

Essere donna deve voler dire anche essere libera, per questo voglio essere un esempio per mia figlia.

Noi dobbiamo lavorare anche per i diritti della donna in Medioriente.

In Palestina c’è una forte collaborazione tra donne Israeliane e Palestinesi, che ogni giorno lavorano per cercare di garantire quanto più possibile l’uguaglianza.

Io in questa missione non rappresento le donne, ma rappresento migliaia di uomini e di donne che hanno preso atto e appoggiano la nostra iniziativa per fermare il blocco su Gaza.

 

“L’Italia da un lato lotta partecipando a campagne per il riconoscimento dello stato Palestinese e dall’altro rifornisce Israele di Armi. Come vede questa  doppia morale Italiana?”

“L’Italia ha l’opportunità di trasformarsi in un paese Pacifico. L’associazione ‘’BOYCOTT ISRAEL’’ ha espressamente chiesto all’Italia di smettere di appoggiare e finanziare Israele. Mi auguro che il nuovo governo possa portare cambiamenti positivi in quest’ambito.

Il problema è che Israele attua una politica del terrore in Europa, infatti l’unico paese che ha riconosciuto la Palestina è stata la Svezia.

 

“Ha paura?”

“NO! Come faccio ad aver paura dopo aver visto la morte a Gaza?

Come posso paragonare quello che sto facendo in confronto a quello che tutti i giorni subiscono le donne, i bambini e gli uomini in Palestina?

Scuole bombardate, ospedali distrutti, non è rimasto più niente. I Palestinesi hanno paura, nessuno li protegge.”

 

Una donna, una mamma, ma prima ancora una persona che, come tante altre, lotta per difendere i diritti di chi, seppur lontano, non può e non deve essere lasciato solo.

Samuela Armenia