La penna non deve restare nel taschino, soprattutto quella del regista, perché più di ogni altro, attraverso il potente mezzo cinematografico, può parlare a milioni di spettatori. Può essere sintetizzato così il messaggio di Gaetano Saffioti, l’imprenditore calabrese, testimone di giustizia, che oggi grazie ad un’idea del regista Gabriele Salvatores, ha calcato la scena di Venezia.
Ma il film è il risultato di un prodotto corale, infatti lo stesso Salvatores ha raccolto per tutto lo stivale 44. 187 “messaggi in bottiglia”, ovvero dei video che gli italiani il 26 ottobre del 2013 hanno girato con i mezzi più diversi, dalle telecamere ai telefonini, che sono stati poi selezionati e montati. Hanno “vinto” quelli che sembravano più veri e la particolarità del prodotto che ha origine da Ridley Scott, ha il merito di portare su celluloide il ritratto di un’Italia ferita ma con grande dignità. Nel microcosmo rappresentativo dei personaggi reali l’imprenditore calabrese ha lanciato il suo messaggio e nell’ Italia dell’irrazional-popolare- in cui si sacrifica tutto compresa la coscienza critica in nome dell’audience, tutto ciò sicuramente dà una boccata d’ossigeno a chi ancora crede che la cultura ha un senso e può formare cittadini più consapevoli. La storia di Gaetano Saffioti, infatti, dopo le denunce e gli arresti era stata un po’ accantonata e solo ogni tanto veniva rispolverata all’interno di qualche passerella antimafia e anniversario particolare, per questo lo stesso testimone e sua moglie si sono commossi nel rivedersi a Venezia davanti a tantissime persone che hanno mostrato il loro apprezzamento con un applauso scrosciante di tredici minuti: “ Per problemi di spazio non ho potuto – ha dichiarato- raccontare tutto ma la soddisfazione è stata grande. L’importante è che il messaggio è arrivato e far sapere che c’è gente che non si piange addosso ma che reagisce e auspica che questa terra si rialzi. Io credo nelle libertà e in un futuro migliore per gli altri. Se vogliamo dare un messaggio più incisivo però è necessario che ognuno faccia la sua parte. Lì in sala abbiamo visto le reazioni. Quando guadi un film al cinema c’è chi ride e chi fischia e noi abbiamo assistito a tredici minuti di applausi consecutivi. Non lo dico per protagonismo ma è bene che la gente sappia come stanno le cose e che la calabria non è assuefatta”.
Ma come stanno le cose? La soddisfazione più grande per Saffioti è sapere che altri imprenditori hanno intrapreso la sua strada e hanno deciso di denunciare, come un uomo di Palmi che più volte- continua nel racconto- va a ringraziarlo ma resta la consapevolezza che solo quando “si è in tanti la mentalità può cambiare di parecchio”. La situazione però non è stata sempre così felice e la famiglia Saffioti ha vissuto in questi anni tantissimi momenti di isolamento, l’ostracismo del paese e le angherie degli altri commercianti che spesso hanno gradito la presenza della stessa moglie di Gaetano, Anna, tanto che ha dovuto cambiare parrucchiere. In tutti questi anni però non è venuta meno la loro voglia di gridare il loro no al malaffare per questo è importante che la cultura faccia da megafono perché ciò che per qualcuno può sembrare è solo un film per altri è la storia di uomini e donne che in un sistema democratico fanno riacquistare fiducia nei valori della democrazia.