La riforma dei Corpi Armati vista dal Parco Dei Nebrodi

E’ recentissima la riforma dei corpi armati dello Stato e il Corpo delle Guardie Forestali è stato integrato e assorbito dal Corpo dell’arma dei Carabinieri. In questo modo i corpi armati dello Stato da 5 sono passati a 4.

In Sicilia, e lo diciamo con orgoglio, per una volta si è anticipata la riforma statale e la cooperazione tra Carabinieri e Forestali è una realtà che da tempo produce frutti nella lotta alla criminalità delle campagne. Tra i territori previlegiati d’intervento vi è anche il Parco dei Nebrodi, recentemente venuto alla ribalta per l’attentato che ha interessato il suo Presidente, Giuseppe Antoci.

Nasce da questa cooperazione il comunicato rilasciato dal Comando Provinciale dei Carabinieri, di seguito riportato, che diventa importante per comprendere i meccanismi criminali che si trovano alla base dell’attentato al Presidente del Parco. Un terreno in località Cesarò, e quindi dentro il parco dei Nebrodi, dato in concessione ad un allevatore, trasformato in una serra per la produzione di coltivazione illecita, collegato con un tubo interrato di 2 Km alla rete idrica pubblica e con reddito di 200,00 euro a raccolto.

“Nella serata di ieri, a Cesarò, nell’agro boschivo in Contrada Cutò, i Carabinieri ed il Corpo Forestale Regionale, a conclusione di una speditiva,  ma prolungata attività info-investigativa d’osservazione e di controllo, intrapresa nelle prime ore della mattinata, hanno rinvenuto una piantagione di circa 200 piantine.

I militari, hanno effettuato un servizio d’ individuazione che ha dato i suoi frutti ed ha permesso di sottrarre, alle forze criminali dei luoghi, una altra importante risorsa: Una fitta piantagione in contrada Cutò a Cesarò (Me) ricavata in un terreno di proprietà comunale – ed affittato ad un allevatore del posto -.  Più precisamente i carabinieri hanno rinvenuto, prima, un sistema che permetteva di recuperare l’acqua attraverso un allaccio abusivo alla condotta comunale e poi, con un tubo interrato che percorreva circa 2 km e terminava con un impianto c.d. goccia a goccia (identico a quello delle serre) nella piantagione. Così facendo, bastava aprire il rubinetto ricavato sulla condotta comunale per irrigare tutte le piantine. E così, i colpevoli – intorno cui il cerchio si sta chiudendo – dovranno rispondere, oltre dell’illecita piantagione, anche del furto d’acqua.

L’attività è il frutto d’un incremento del controllo del territorio conseguente al proditorio attentato al Presidente del Parco dei Nebrodi la cui auto veniva attinta da tre colpi di fucile la notte del 18 maggio 2016. Da allora sono stati aumentati  i servizi nella zona compresa fra San Fratello e Cesarò, integrando con uomini e risorse esterne i dispositivi attuati della locale Stazione Carabinieri e del Corpo Forestale di Stato (che ha particolari conoscenze della zona).  Inoltre essenziale s’è rivelato il sorvolo del Nucleo Elicotteri di Catania (avvenuto nei giorni precedenti e che ha permesso di acquisire l’obiettivo).

Oltre 200 piante alte circa 2 metri per un peso ciascuna oscillante tra 1,5 e 2 kg già mature e pronte per l’essicazione e triturazione.  Le piante scoperte dai Carabinieri venivano estirpate.  Sul posto inoltre i militari hanno repertato una serie di elementi che, insieme agli arbusti estirpati, saranno analizzati per risalire agli autori dell’illecita coltivazione .

Le attività sono state coordinate dal  Sost. Procuratore della Repubblica Alessandra Tasciotti ed hanno visti impegnati 10 Carabinieri e  4 forestali sugli impervi costoni dell’altopiano cesarese nelle difficili e prolungate operazioni di rastrellamento, estirpazione e distruzione dello stupefacente condotte subito dopo l’attività di pattugliamento iniziata  ieri che con lo spiegamento di un efficace servizio ha impedito che la locale criminalità beneficiasse della coltivazione illegale di canapa indiana. L’azione si colloca in un contesto operativo particolare ed attesta uno sforzo mirato delle FF. OO. e dell’Arma in modo particolare che ha già individuato altre due sconfinate piantagioni, arrestando  i coltivatori.

La costante pressione operata dai Carabinieri di fatto costringe i criminali ad utilizzare superfici coltivate sempre più nascoste dedicando ad esse zone sperdute per lo più inaccessibili  e quindi facilmente occultabili nella vegetazione naturale, tali da eludere anche la sorveglianza dei mezzi aerei.

Così i malviventi per l’intensificarsi della pressione di controllo in questo ultimo  mese, hanno abbandonato  la coltivazione perdendo il guadagno che si aggira intorno ai 200.000 euro.”