Questa è una storia in tre parti in cui la protagonista è la scuola di Cataratti. L’ordine diacronico è lungo un ventennio e il tema ricorrente è sempre lo stesso: spreco di denaro pubblico. Erano i primi anni del 1990, quando, mediante i fondi previsti dalla legge n. 10 del 6 luglio 1990, veniva costruita la scuola, la cui campanella non suonò mai perché l’accesso ricavato dal letto del torrente mediante una passerella a raso non era a norma. Negli anni, poi, i vandali hanno portato via infissi e sanitari, facendo diventare quel luogo l’ennesimo simbolo dello spreco in questa zona abbandonata e degradata, che dalla fine degli anni Settanta è compresa in quel grande progetto chiamato “risanamento”.
Dopo l’incuria e l’abbandono, nel 2007 il comune di Messina spende altri 487.000 euro, come si legge nella relazione scritta dall’ingegner Giacomo Villari su richiesta dell’assessore Filippo Cucinotta, che ci ha detto: “Sicuramente, negli anni c’è stato spreco di risorse, ma, attualmente, questa aera è destinata all’emergenza abitativa e ospita tre famiglie. In questi giorni, però, dovremmo decidere cosa fare di questo posto. D’altro canto, queste famiglie hanno bisogno di risposte di lungo periodo e mi auguro che con i fondi regionali si riesca finalmente a dar loro le case. In ogni caso, è sicuro che non ci saranno più corsie preferenziali per le associazioni che in questi anni hanno occupato quei luoghi. Si creerà piuttosto un dialogo con la consulta della protezione civile comunale”.
Le risorse destinate alla scuola, che per cambio di destinazione d’uso è diventata quindi un centro di supporto della Protezione civile, non sono però finite. Infatti, gli interventi onerosi non hanno completamente risolto i problemi di ordine strutturale, tanto che quando si è presentato il problema delle famiglie che non avevano più un tetto, il Comune di Messina ha chiesto all’Istituto autonomo case popolari alcuni interventi in via d’emergenza, come ci ha spiegato l’ingegner D’Arrigo: “L’unica cosa che possiamo dire è che Palazzo Zanca ci ha chiesto di porre fine al problema delle infiltrazioni. Credo che nei lavori precedenti la copertura non fosse stata contemplata nei lavori. Con la delibera 106 del 28102013, è stato preso atto del progetto e dopo dieci giorni, con la determina dirigenziale dell’8112013, sono stati affidati i lavori a una nostra ditta”.
Dopo la conta dei numeri e delle cifre, senza dubbio acceca la relazione tecnica dei lavori comunali, in cui a ogni voce corrisponde una spesa. Dagli impianti antincendio al sistema di sorveglianza quasi tutto è arricchito dalla parola “a regola d’arte”. Nella scuola mai inaugurata, però, a regola d’arte non c’è nulla, anzi, tutta la zona richiama ancora desolazione e incuria: “La scuola è soltanto uno dei tanti problemi di quella zona”, ha tuonato l’ingegnere capo del genio civile Gaetano Sciacca. “Negli anni è stata vandalizzata senza che nessuno muovesse un dito. Oggi più che mai è necessario capire cosa serve alla città. Quella scuola non si può far altro che destinarla all’emergenza abitativa, ma resta chiaro che in questi anni la questione risanamento è rimasta strettamente legata alle logiche clientelari e dell’inefficienza. Una volta al Comune c’era una figura, quella del CORECO [Comitato regionale di controllo, n.d.R.], che era una garanzia su tutti i lavori. Oggi, la Corte dei conti vigila sul danno erariale solo dopo che il danno è fatto. Questi sprechi vanno puniti”.
Per tornare alla battute iniziali, abbiamo parlato di tre parti, ma una quarta potrebbe essere sintetizzata con la parafrasi di un proverbio latino: “verba volant, scandala manent”.