La sfida della cultura: Il Teatro Pinelli grida rinascita

Messina rivendica gli spazi vuoti. Quelli abbandonati che risentono del fallimento della classe politica.
Oggi il teatro in fiera è come la Torre Galfa a Milano, il teatro Coppola di Catania e la Balena di Napoli. Luoghi in cui il malcontento si unisce per gridare: “Basta”. L’occupazione è partita dopo la manifestazione antifascista di sabato e assegna al teatro, sito all’interno del polo fieristico un nome altisonante -come quello di Giuseppe Pinelli, – proprio in occasione dell’anniversario della morte. La voce di rivendicazione è composta, pacifica, e ha l’obiettivo di restituire alla città un bene fondamentale per la crescita civile e culturale della comunità e che invece da decenni è abbandonato nel più totale degrado.
Tuttavia, il teatro Pinelli o il teatro delle macerie rappresenta molto di più per gli occupanti. È il simbolo del fallimento assoluto di un’intera classe dirigente che a fronte di mega progetti sponsorizzati da soggetti privati (o da soggetti pubblici subalterni a interessi privati) non ha avuto cura di un bene pubblico così prezioso. Oggi intanto un’assemblea ha aperto un dibattito. Molte le istituzioni e le autorità presenti ma anche semplici cittadini che sperano che questa scintilla rappresenti un momento per la rifioritura di Messina.
Marco alza la sua voce per dire che “Ribellarsi si può fare. È possibile vincere una volta nella vita”. Nell’aria però si percepisce che questa voglia di respirare una ventata culturale nuova si lega ad altre problematiche che attanagliano Messina, come ha sottolineato Gino Sturniolo: ” Io penso che quanto avvenuto oggi sollevi questioni più importanti. Nella nostra città sia il pubblico che privato producono disastri. È stato necessario produrre un varco dal basso. Bisogna ora pensare a un luogo comune, proprietà comune di tutti i cittadini”. Giulia, invece, un’occupante ha sottolineato l’importanza di uno spazio che si estende per 30 mila metri quadrati: “Questi spazi dovrebbero essere di tutti. Noi non pensiamo di dare delle risposte il giorno stesso dell’occupazione”.
Non ci piace la linea della delegazione dell’ente portuale né quella privata che non ci rappresenta. Ci piace tener alto il confronto nella nostra città, perché un gruppo di imprenditori non può decidere le sorti del paese. Noi non stiamo chiedendo uno spazio ma ce lo stiamo prendendo. Il prefetto di Messina il dottor Stefano Trotta, che si è insediato da poco, ha mostrato un segno di apertura con la sua presenza: ” Siamo pronti ad accogliere le istanze del territorio. Se mi arricchisco di conoscenza diretta e indiretta, lo faccio per far camminare l’ufficio della prefettura. Il mio ufficio deve servire da stimolo per le situazioni di sofferenza” Tuttavia, il prefetto ha anche ribadito che tutto deve procedere nel rispetto della legalità e della costituzione perché in una situazione come la nostra di crisi “è possibile modificare gli assetti solo con gli strumenti della democrazia”. Insomma, si sono susseguite molte idee che hanno come filo conduttore la volontà di costruire un momento di confronto perché come recitava un manifesto: “Ostacolare la creatività è un aspetto della violenza”.
Forse, la rinascita della città dello Stretto sarà inaugurata da un manipolo di sognatori e avrà come luogo di inaugurazione proprio un teatro. Sicuramente ricco di detriti ma nello stesso tempo pregno di sapere.
Claudia Benassai