Attuare la Costituzione, rimettere al centro la partecipazione popolare e intervenire sui beni di mafiosi e corrotti per rilanciare un’economia sana e legale. La ricetta di Antonio Ingroia sembra chiara quanto necessaria in un momento di sfiducia sempre più pesante nei confronti di magistratura e politica. Ne abbiamo discusso con l’ex magistrato panormita attualmente impegnato nelle iniziative in tutta Italia per la difesa e l’attuazione della carta costituzionale.
Spesso il legislatore opera in conflitto con l’attività della magistratura. Il magistrato, quindi, si ritrova a dover applicare delle leggi non sempre confacenti alle esigenze del suo ufficio. Secondo lei, l’ingresso in politica di magistrati può aiutare a risolvere questo gap?
“Sicuramente sì, per questo io ho detto, anche di recente intervenendo a proposito di un possibile coinvolgimento di Nino Di Matteo e anche in relazione ad alcune sue dichiarazioni, che ero favorevole perché credo che, soprattutto in considerazione al fatto che dalla politica sono venuti attraverso alcune leggi soltanto degli attacchi nei confronti della magistratura, l’esperienza e il punto di vista di magistrati in prima linea nel mondo della politica possano contribuire quanto meno a riequilibrare i rapporti di forza”.
A proposito di politica, in questo momento si sta tentando una ricompattazione della sinistra. Secondo lei, ci sono ancora i termini per ricompattare una sinistra o andrebbe rivisto tutto ex novo?
“Io credo che non si tratti di ricompattare quei frammenti di sinistra spesso reduce da tante sconfitte e nuovi tentativi di riunire la sinistra. Io credo che invece la missione non sia ricompattare la sinistra ma far riavvicinare alla politica i tanti cittadini sfiduciati. Per dare quanto meno un po’ di credibilità alla politica occorrono soggettività politiche nuove che da un lato parlino un altro linguaggio perché, come dire, lo slogan e l’appello all’unificazione delle sinistre appassiona solo pochi militanti e non il grosso dei cittadini che scadenza elettorale dopo scadenza elettorale stanno sempre più ingrossando il partito, ormai di maggioranza relativa, che è il partito dell’astensionismo. Invece va messo in piedi un fronte popolare unitario e democratico che sia all’insegna della Costituzione e per l’attuazione della Costituzione in modo radicale e intransigente. Poco conta a questo punto l’analisi del sangue per stabilire chi è più a sinistra e chi è duro e puro di un altro, perché paradossalmente ogni sforzo per riunificare la sinistra comporta maggiori divisioni perché c’è una sorta di competizione interna per chi è più a sinistra del vicino e quindi pretende di essere leader rispetto all’altro. E diventa soltanto, benché in nome di una proclamata azione di ricerca di unità, un’azione che finisce per essere divisiva. Secondo me, bisogna invece proprio reimpostare la strategia: creare nuove soggettività politiche non deve essere il fine ma soltanto un mezzo. Il fine sono i cittadini, la riappropriazione dei diritti dei cittadini che sono sempre più sudditi e sempre meno cittadini. Per realizzare questo il vero obiettivo strategico è attuare la Costituzione. Io credo che attraverso questo percorso, che è un percorso diverso e che è quello in cui io sono personalmente impegnato quasi quotidianamente, si possa fare veramente qualcosa di nuovo. In questi giorni sto andando in giro per l’Italia con tante iniziative per proclamare nuovi comitati di base che nascono spontaneamente, comitati per l’attuazione della Costituzione. Grosseto, ad esempio, con un’iniziativa pubblica si è proclamata in questi giorni “Città per l’attuazione della Costituzione” attraverso un comitato di base nuovo. A breve, il 30 giugno, sarò a Latina ad un’iniziativa simile – “Latina, città per l’attuazione della Costituzione” – organizzata dalla piattaforma per l’attuazione della Costituzione indetta dall’ex vice presidente della Corte Costituzionale, Paolo Maddalena. E spero che se ne organizzino tante altre e altrettante anche in Sicilia. Quindi, non per riunificare la sinistra ma per attuare la Costituzione riavvicinando tanti cittadini, fuori dai partiti e dalle solite sigle organizzative dei partiti, per riattivare un circuito di partecipazione di base dei cittadini alla politica e l’attuazione della Costituzione”.
A proposito di politica e impegno sociale, Lei sta cercando di rivedere con una nuova proposta e un rinnovato impegno quella che fu la legge Rognoni-La Torre e che fu anche il pensiero del generale Dalla Chiesa, cioè sequestrare i soldi alle mafie e, ormai, anche ai corrotti per ripristinare la legalità. Secondo Lei, questa è l’ultima strada da seguire o sono necessarie altre strade da seguire unitamente a questa?
“Questa legge è assolutamente fondamentale. Dicevo prima di questo allontanamento dei cittadini dalla politica, ma perché i cittadini si allontanano dalla politica? Perché sono delusi e insoddisfatti e perché vedono la politica come qualcosa di sporco e corrotto. Come dargli torto visto che la classe politica nazionale è profondamente inquinata? Si tratta di due facce della stessa medaglia. Il sistema criminale mafioso e il sistema criminale della corruzione e fanno un unico sistema criminale integrato oggi. La Torre ebbe questa grande intuizione, nel 1981-82 quando poi la legge venne approvata seppur dopo l’omicidio La Torre. Questa stessa cosa oggi va estesa alla corruzione. La chiesa cattolica ha percepito questa parificazione di mafia e corruzione al punto che Papa Francesco proprio in questi giorni ha parlato di scomunica ai corrotti, come già previsto per i mafiosi. Lo Stato non scomunica, lo Stato sequestra e confisca i beni come misura urgente per colpire al cuore l’economia criminale e la corruzione. In fondo, rientra nello stesso progetto programmatico di cui parlavo prima. Anche la questione morale e di ripristino dello Stato di diritto e della legalità contro lo stato criminale rappresentato da mafie e corruzione e la componente del progetto di attuazione della Costituzione. In questo senso è fondamentale questo intervento, da un lato ripristinare lo stato di diritto e dall’altro ripristinare lo stato sociale con una serie di misure come un piano straordinario per l’occupazione giovanile, un recupero di sovranità nazionale rispetto all’attuale subalternità nei confronti delle lobby finanziarie europee e internazionali. Tutto questo necessità anche di risorse economiche e finanziarie. Bene, una manovra che punti appunto al sequestro dei beni dei corrotti consente di togliere denaro all’economia criminale di mafia e corruzione e restituirlo al circuito dei cittadini onesti”.
Ci sono novità sulla vicenda Maniaci, anche alla luce degli ultimi risvolti giudiziari (il commissariamento del comune che era parte in causa nelle accuse contro Pino Maniaci)?
“Il detto dice ‘il tempo è galantuomo’. Purtroppo quando si parla di giustizia e bisogna affidarsi a espressioni e detti come questi lo si fa con amarezza perché quando la giustizia tarda ad arrivare o arriva con tempi lenti, è sempre ingiusta una giustizia che arriva tardi. Questa è una piccola grande conferma in attesa però di decisioni, di pronunce e di sentenze che possano restituire piena dignità e credibilità a Pino Maniaci la cui immagine è stata distrutta. Questa vicenda del commissariamento del comune, che Pino Maniaci aveva anticipato e che è stato incriminato come se fosse stato una cosa manipolata e inventata lì per lì da Maniaci per estorcere il denaro di un sindaco magari facendolo preoccupare più del dovuto, dimostra ancora una volta che Maniaci stava solo facendo il proprio lavoro, il proprio mestiere coraggiosamente e rischiando come sempre ed essendo in possesso di notizie. Un giornalista come Maniaci va a caccia di notizie, del resto. E cercava di utilizzarla a buon fine, invece di fare il solito scoop, per mettere in guardia il sindaco e fargli presente che meglio sarebbe stato se si fosse liberato di certi personaggi che si erano infiltrati nella sua amministrazione piuttosto che si arrivasse allo scioglimento. Come dire, una conferma che Pino Maniaci non è un estorsore né un truffatore ma soltanto un giornalista che ha fatto e ancora oggi fa il suo dovere. Speriamo che alla fine di questo lungo e pesante itinerario potremo far affermare giustizia e dichiarare la estraneità dalle accuse in fondate che gravano sul capo di Pino Maniaci”.