La testimone di giustizia Piera Aiello: “Maledetta mafia”

Piera Aiello, collaboratrice del  Paolo Borsellino e vedova di Nicola Atria figlio di un boss di Partanna , racconta in un libro la sua vita. Scritto a quattro mani assieme ad Umberto Lucentini, giornalista e biografo del giudice paolo Borsellino  ucciso dalla mafia.

E’ la storia del coraggio della prima donna testimone di giustizia in Italia. Aveva appena 18 anni Piera Aiello quando gli è stato imposto di sposare Nicola Atria, figlio di don Vito Atria, boss di Partanna. Nove giorni dopo il suo matrimonio il suocero viene ucciso dalla mafia. La stessa sorte toccherà al marito di Pierà, ucciso davanti  suoi occhi dai killer di cosa nostra. Dopo la morte del marito Piera, con una bambina di appena tre anni, decide di ribellarsi alla mafia e bussa alla porta di Paolo Borsellino, con il quale inizia una stretta collaborazione fino al giorno dell’attentato di via D’Amelio a Palermo. Qualche giorno la morte del giudice Paolo Borsellino (per Piera zio Paolo), si suicida sua cognata Rita Atria. Nonostante tutto Piera non si ferma, continua a percorrere la sua strada, grazie alle sua testimonianza viene messa in ginocchio la mafia di Partanna e non solo. Da oltre vent’anni è una testimone di giustizia, vive in una località segreta è con un’altra identità. Ma lei dice che sarà sempre Piera Aiello nonostante tutto, che no si è mai pentita della sua scelta e che oggi la rifarebbe.

Ha deciso di raccontare questa sua storia attraverso un libro “Maledetta mafia”, scritto a quattro mani con il giornalista Umberto Lucentini e che giovedì 10 gennaio verrà presentato al palazzo dei Filippini di Agrigento alle ore 17 direttamente dai due autori.  L’incontrò sarà moderato da Mario Musotto e sarà possibile per tutti i presenti poter intervenire con delle domande ai due ospiti.