La trattativa di Ingroia

Di TONINO CAFEO

“ Paolo Borsellino assassinato perché d’intralcio alla trattativa fra stato e mafia” . Non si da pace Antonio Ingroia, ex Procuratore aggiunto a Palermo e protagonista delle inchieste più delicate che hanno riguardato Cosa Nostra e i suoi rapporti con la politica negli anni novanta e duemila.

Quando sta per arrivare il ventunesimo anniversario della strage di Via d’Amelio, chiave di volta di quella strategia criminale – definita poi terroristica e stragistica- che caratterizzò l’intervento dei corleonesi Riina e Provenzano nella cosiddetta transizione fra prima e seconda repubblica, il magistrato che di Falcone e Borsellino ha raccolto l’eredità con maggiore coerenza, continua a girare l’Italia per proporre, in mancanza di una chiara verità giudiziaria, la sua verità storica sui fatti del 92-93 e sulle loro conseguenze.

Il suo ultimo libro Io so , scritto con i cronisti Giuseppe Lo  Bianco e Sandra Rizza e pubblicato da Chiarelettere editore, a questo serve. E’ una puntuale ricostruzione delle inchieste condotte dalla Procura di Palermo sulla stagione delle stragi e sui rapporti, mai chiariti fino in fondo, fra pezzi importanti delle istituzioni e gli uomini di Cosa Nostra in quegli anni cruciali. La cosiddetta trattativa, che avrebbe dovuto assicurare una tregua fra poteri pubblici e poteri criminali e che , secondo le parole di Ingroia, è un elemento fondamentale per comprendere la genesi di quella classe dirigente che ha dominato incontrastata nell’ultimo ventennio caratterizzandosi per una profonda insofferenza nei confronti del principio di legalità e delle garanzie costituzionali.

“Abbiamo avuto uno stato che ha deliberatamente deciso di concludere una tregua con i poteri criminali. E’ cosa diversa dai semplici rapporti di singoli uomini delle istituzioni con Cosa Nostra” denuncia  l’ex magistrato.  “ Questo scandalo è emerso perché, per fortuna, ci sono state e ci sono persone che praticano l’etica dell’intransigenza”.

Un’intransigenza che può costare la vita e il cui semplice esercizio nell’ambito professionale di ciascuno non basta a fare luce sulle stanze opache del potere che, in nome della ragion di stato, pretendono di sottrarsi alla conoscenza e al giudizio dei cittadini. Per questa ragione l’impegno di Antonio Ingroia si è spostato sul terreno della politica. “ C’è un muro di gomma che impedisce di stabilire una verità giudiziaria sulle stragi e sulle loro conseguenze che non è superabile con i soli processi.” Risponde ai tanti che lo accusano di essere l’ennesimo giudice malato di protagonismo, “  E allora noi dobbiamo aggirarlo col sostegno dei cittadini. Occorre una mobilitazione dal basso per costruire verità e giustizia, che agisca per contagio, territorio per territorio,  innanzitutto per ripristinare quelle condizioni di democrazia reale oggi espropriate dalle èlites anche grazie a una legge elettorale ingiusta e di dubbia costituzionalità”.

Ogni volta che Ingroia discute in pubblico dei temi di Io so un pezzetto di questa mobilitazione viene messo in cantiere. Come la settimana passata a Milazzo, in una serata voluta dal gruppo locale di Azione Civile e dalle associazioni antimafia che ha visto la partecipazione di cronisti  impegnati come Antonio Mazzeo ed Elisabetta Raffa , di  familiari di vittime di mafia come Gianluca e Angela Manca  e dei nuovi sindaci di Messina e Barcellona pg Renato Accorinti e Maria Teresa Collica.

E’ toccato ad Antonio Mazzeo contestualizzare le riflessioni del magistrato palermitano e  ricordare il ruolo strategico che le  mafie messinese e  barcellonese hanno giocato nella vicenda della trattativa. “ Il nome di Rosario Pio Cattafi ricorre spesso nelle inchieste della Procura di Palermo.” Ha sottolineato l’autore de I padrini del Ponte “ si tratta della figura che ha fatto fare il salto di qualità alle famiglie barcellonesi, garantendo una serie di relazioni ad alto livello con il mondo della finanza e della politica” . “ i collaboratori di giustizia nel parlano come di un ufficiale di collegamento coi settori deviati dei servizi segreti e delle forze dell’ordine” ha proseguito Mazzeo “le sue oscure dichiarazioni dal 41 bis, che mirano a gettar fango su uomini dell’antimafia come Fabio Repici, debbono allarmarci e tenere desta la nostra attenzione. Esse segnalano il rischio reale che la strategia di occultamento della verità sulle stragi di Capaci e via d’Amelio,  denunciata da Ingroia, sia ancora pienamente operativa. Rischiamo un nuovo golpe strisciante. Un’ulteriore riduzione dei diritti e delle garanzie costituzionali, spacciata per grande riforma delle istituzioni, in parallelo con nuove cosiddette riforme economiche e con la militarizzazione dei territori”

Elisabetta Raffa ha invece fatto una riflessione sugli interessi economici delle mafie.  “ Chi segue l’economia sulle colonne dei quotidiani ha il compito di vigilare sui flussi di denaro che attraversano il nostro territorio e segnalare ogni possibile anomalia” ha detto  “ leggere con attenzione le carte è servito a smascherare gli interessi criminali su megaprogetti come quello del parco commerciale di Barcellona PG. Un piano di investimenti antiecologico e antieconomico attorno al quale la vecchia amministrazione aveva ridisegnato l’intero piano regolatore della città”.

Un quadro che difficilmente si può decostruire con le sole inchieste giudiziarie. Ecco dunque farsi necessaria la Rivoluzione civile auspicata da Antonio Ingroia, che nel nostro territorio è incarnata dalle figure dei nuovi sindaci.

Per Accorinti la mafia si sconfigge innanzitutto “con un esercito di maestri elementari” e con la pratica diffusa della democrazia  e dell’impegno civile.  “ mai prima d’ora a Messina” ha raccontato “ si era vista una così forte voglia di partecipare ad un cambiamento percepito finalmente come possibile. Io e i miei assessori non siamo supereroi. Se siamo in grado di trasmettere questo desiderio di giustizia , di legalità, di una politica diversa, dalla parte di quelli che sono stati sempre umiliati, lo dobbiamo alla forza che ha l’esempio concreto. La gente sta toccando con mano la possibilità reale che le cose non siano più come prima.”

Anche il sindaco di Barcellona , Maria Teresa Collica, è convinta che quest’ultimo sia il nodo cruciale. “ Chi l’avrebbe mai detto anche solo un anno e mezzo fa? “ si è chiesta “ Noi che denunciavamo gli interessi criminali sul progetto di parco commerciale eravamo additati come nemici del lavoro  e dello sviluppo. Adesso Rosario Pio Cattafi è al 41 bis e io sono il sindaco. “  Ma non bisogna abbassare la guardia. “ Gli eventi criminosi dello scorso inverno ci dicono che le famiglie mafiose sono alla ricerca di nuovi equilibri, preoccupate di quello che può succedere”. Le recentissime operazioni di Polizia condotte a Barcellona stanno facendo luce sulle nuove leve delle cosche barcellonesi, pesci piccoli  che –però- potrebbero tentare un ulteriore salto di qualità. “ Ad ogni modo” ha osservato Collica  “ non occorre attendere le sentenze passate in giudicato per farsi un’idea del contesto in  cui si vive e si agisce. La politica ha il dovere di indicar con l’esempio ai cittadini che il giudizio etico viene prima di ogni altro e che bisogna tirare diritto senza paura di critiche e maldicenze” .