La Vara 2016 ricattata e sponsorizzata.

 

Al netto delle polemiche della vigilia è stata una bella Vara. Ricca di persone, di tiratori, di fedeli, sponsorizzazioni e, lasciatemelo dire, varie forme di ricatto. Certo non sono più i tempi delle “sei” cassette delle offerte, di cui solo due erano dell’arcivescovado e quattro nella disponibilità di una popolana d’altri tempi con un cognome che si è tramandato sino alle nuove generazioni, né è più il tempo delle catenine d’oro o delle medagliette d’argento lasciate alla Madonna dell’Assunta per la prece di un defunto o per chiedere una grazia e mai entrate nel suo tesoro.  Certo non è San Gennaro e non si tratta del tesoro di Napoli ma nel nostro piccolo e dopo secoli di storia anche l’Assunta dovrebbe essere tanto ricca da potersi presumere l’esistenza di un tesoretto di Messina.

Quest’anno sono andate di moda, invece, le sponsorizzazioni. Ma si badi bene non le sponsorizzazioni pubbliche, etiche o meno che siano, ma quelle private e tra privati. Una sorta di mercato pubblicitario prima, durante e dopo la Vara. Intorno, dietro e sopra la Vara del 2016 cartellonistica pubblicitaria e loghi commerciali che tanto hanno ricordato i fasti dei mercanti nel tempio. E così, mentre gli altri anni una famosa ditta di ponteggi che da sempre aveva prestato per devozione la sua opera gratuitamente quest’anno ha preteso di essere pagata 23.500 euro per montare la Vara a Piazza Castronovo. Ma non basta e mentre il Comune combatteva la sua perenne battaglia per raccogliere fondi, 

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perché essendo in predissesto le spese per la Vara non sono né essenziali né necessarie, il ponteggio veniva usato come un cartellone pubblicitario con molte imprese e ditte che esponevano il loro logo. Però, in questo ferragosto di guelfi e ghibellini è meno compromettente prendersela con gli ambulanti che con loro bancarelle hanno attorniato e coperto le zampe dei cavalli di Mata e Grifone (per carità! E’ sbagliato anche questo), piuttosto che domandarsi se da quella pubblicità sui ponteggi le Casse Comunali o l’Assunta ci abbiano guadagnato qualcosa.

E mentre nel resto d’Italia i grandi imprenditori fanno a gara a ristrutturare i beni artisti del Bel Paese da noi i grandi imprenditori fanno l’elemosina e così ti trovi una grande impresa che si vanta di essere sul mercato dalla seconda metà del 1800 che versa nelle casse comunali l’elemosina di 732,00 Iva inclusa. Oppure la Confindustria di Messina che di fondi per la Vara ne versa solo 1.220,00 Iva inclusa. Certo, avranno sponsorizzato, anche giustamente se si vuole, le dirette televisive o i reportage giornalistici ma ciò non toglie che siano affari privati e tra privati, di pubblico vi è ben poco e figurarsi poi di religioso o di devozione.

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Ma la vara del 2016 sarà ricordata anche per le nuove forme di ricatto che questa città e questa manifestazione centenaria hanno dovuto subire da tanti suoi figli. Da una parte l’unico monopolista che Messina può vantare, il gruppo Franza con il suo attraversamento esclusivo dello stretto, e dall’altra parte il corpo dei Vigili Urbani di Messina che hanno fatto leva sulla minaccia di non provvedere al servizio sulla strada durante la Vara se non gli fosse stato elargito il salario accessorio 2015.

Il salario accessorio i vigili non l’hanno ricevuto in tempo e per questo si aspettavano di essere precettati dal Prefetto, magari per rendere più eclatante la loro protesta. Invece, si sono dovuti accontentare di un’ordinanza del Sindaco Renato Accorinti ed è forse per questo che rispetto agli altri anni il loro numero e i loro mezzi si sono visti di meno. Tanto di meno che alla partenza, come molti hanno testimoniato, si è rischiato l’incidente disastroso proprio perché mancava il servizio dei vigili urbani che tenesse separati i tiratori delle due funi. Una massa indistinta di tiratori, spettatori, capi vara, giornalisti, cameramen e rappresentanti delle istituzioni che sino all’incrocio con il Viale Giostra hanno rischiato tantissimo. Oggi, però, è il giorno del ringraziamento, del tributo alla loro abnegazione, delle dichiarazioni politicamente corrette che non devono dire che tutto questo bordello è nato perché pretendevano il pagamento del salario accessorio il 12 d’Agosto, come promesso loro dall’Assessore Eller- (“che sarebbe il caso parlasse un po’ meno”: come ha detto durante la Vara l’apice amministrativo del Comune di Messina) e non aspettare il 27 del mese, come per tutti i lavoratori di questa Nazione.

Al gruppo Franza, invece, non erano piaciute le dichiarazioni della Consigliera Ivana Risitano e il suo insistere sull’accettare come Istituzione Comunale solo sponsorizzazione che potremmo definire “Etiche e responsabili”.  Per questo quando l’Assessore alla Cultura, come ogni anno, ha chiesto agli imprenditori più eminenti della città di partecipare alle spese della Vara, il gruppo Franza aveva preteso dal Comune il ritiro o il disconoscimento delle dichiarazioni della Consigliera Risitano. La storia poi ci dirà non solo che il gruppo Franza ci ha ripensato ma anche che per i “giochi di fuochi” il finanziamento passava da 10 a 15 mila euro.

 Del resto, da un monopolista cosa ci si poteva aspettare? Quello che è mancata è invece la reazione forte della Città. Non si tratta di soldi e da certi punti di vista non si tratta neanche della libertà d’espressione a cui ha fatto riferimento la nota di risposta del Sindaco, si tratta del rapporto che tu impresa, ditta o gruppo imprenditoriale hai con la Città che ti ha reso ricco.

Una città che ti ha concesso la perla del suo mare, la Rada San Francesco, una città che non ha mai indagato se i tuoi prezzi d’attraversamento (3 km di mare a oltre 70 euro andata e ritorno) fossero equi o solidali. Una città che per decenni ti ha permesso, e ancora continua, d’inquinarla e intossicarla con l’attraversamento continuo delle sue vie cittadine con i Tir, le auto e i camion che scarichi dalle tue navi 24 ore su 24. Dopo tutto questo il contributo per la Vara non te lo si dovrebbe neanche chiedere e dovresti spontaneamente ringraziare Messina ogni anno e ad ogni Vara.    

Ma questa è una città strana e a fronte di questi pochi casi eclatanti ve ne sono centinai che nel silenzio e senza pubblicità amano questa città e le sue processioni estive. Basta chiedere alle decine di comitati rionali, stradali e parrocchiali quante offerte ricevono per riuscire a portare ogni anno in processione le loro Madonne o il loro Santi rionali, stradali e parrocchiali. 

@PG