Prima causa di morte violenta in Italia è la famiglia.

 

“La strage di Castrovillari, che ha visto barbaramente

assassinati Vincenzo Genovese e la figlia Rosa ad opera

della madre e moglie Domenica Ruggiano, è la riprova che

la violenza intrafamiliare resta la più grave emergenza

sociale del nostro Paese e non conosce più confini o

stereotipi”. Così l’avv. Gian Ettore Gassani,

presidente dell’Associazione degli Avvocati

Matrimonialisti Italiani.

 

“Negli ultimi anni – spiega il matrimonialista sulla base

dei dati dell’Eurispes e del Centro Studi AMI – stanno

aumentando vertiginosamente gli omicidi e le stragi commessi

dalle donne, per lo più mogli e conviventi”.

 

E continua: “Cade parzialmente lo stereotipo a senso unico

dell’uomo che uccide in famiglia. Le nuove teorie

criminologiche, sorrette da robuste statistiche, dimostrano

come già è successo con il caso di Sarah Scazzi (sebbene

ancora da risolvere processualmente), che anche le donne

sono capaci di crimini premeditati ed efferati nei confronti

dei familiari”.

 

“Resta ovviamente il dato che nel 75% dei casi ad uccidere

sia il marito/compagno – spiega l’avv. Gassani – ma

non può essere sottovalutato dagli addetti ai lavori che

il 25% degli omicidi sia commesso dal gentil sesso. Le

cronache giudiziarie anche in passato hanno trattato casi di

donne che uccidono (caso Gucci)”.

 

“Già nel 2010– precisa Gassani – il 10,6% delle

vittime sono stati uomini uccisi dalle proprie

mogli/compagne, a fronte di un totale di circa 200 omicidi

all’anno in media dal 2006 ad oggi. Questo dato deve far

riflettere, perché dimostra che la violenza intrafamiliare

non è più a senso unico ma può coinvolgere tutti i

componenti della famiglia”.

 

L’avv. Gassani accenna poi all’aumento degli

infanticidi: “Si calcola che ogni 20 giorni tra le mura

domestiche venga assassinato un bambino. Dal 1970 ad oggi

sono stati commessi circa 430 infanticidi. Secondo i dati

del Prof. Vincenzo Mastronardi (consulente dell’AMI),

nell’80% dei casi gli infanticidi (bambini da 0 a 3 anni)

sono commessi dalle madri”.

 

“Questo dato si ribalta per gli adolescenti – afferma

Gassani – che nel 60% dei casi vengono assassinati dai

padri. Nel 65% dei casi le persone che commettono tali

crimini soffrono di gravi turbe psichiche e sono in cura

psichiatrica. Ciò dimostra che sostanzialmente si tratta

di omicidi annunciati contro i quali non è attuata alcuna

misura di prevenzione”.

 

Secondo il Presidente AMI “i moventi di tali stragi,

spesso accompagnate dal suicidio dell’omicida, sono per lo

più derivanti da una conclamata crisi familiare spesso

sfociata in procedure di separazione e/o divorzio, da

gelosia, da stalking e anche da motivi economici, per non

parlare dei casi in cui la soppressione dei figli è un

mezzo punitivo nei confronti dell’altro coniuge”.

 

L’avv. Gassani conclude con una proposta: “Sarebbe il

caso di istituire la giornata delle vittime in famiglia,

perché almeno un giorno all’anno tutto il Paese possa

riflettere su un fenomeno sociale orrendo che non può

essere dimenticato”.