L’antipolitica non esiste.

Sono 47 i “simboli” che le i partiti politici hanno presentato per le Elezioni Regionali del 28 Ottobre 2012. Disegni e loghi che spaziano dal bucolico della croce di legno del movimento GGF.IT allo stilizzato della Sicilia che vola di una associazione politico-culturale, dall’osso tricolore alla torre normanna.
Invece, centinai sono i candidati inseriti nelle varie liste dei pretendenti alla Presidenza Regionale e i cui nomi risuonano nei Bar, dal Barbiere e nelle vie cittadine insieme a quello del candidato Presidente: Musumeci, Micciché, Crocetta, Zamparini, Gaspare Sturzo, Claudio Fava, Mariano Ferro, Giancarlo Cancellerie ecc…
Viene da pensare che la c.d. antipolitica, cioè quel distacco tra la politica e la società civile, quel sentimento di rifiutò che ci porta a gridare non voto più, in realtà sia solamente un grido di disperazione mentale, un mantra che ripetiamo di volta in volta ma che abbiamo già accantonato nel momento stesso che lo diciamo.
E’ indubbio, infatti, che ognuno è già da tempo stato contattato dall’amico, il conoscente, il collega o dagli stessi candidati per avere il voto per se o per altri. E se fai notare che hai una cultura politica diversa da quella del candidato propostoti, non solo sei un ingrato e traditore ma molte volte perdi anche il rapporto di conoscenza se non l’amicizia che ti lega alla persona.
D’altra parte non potrebbe essere diversamente con centinaia di pretendenti al seggio regionale e i loro galoppini che da tempo percorrono le vie cittadine promettendo mari e monti. Programmi, idee, soluzioni ai numerosi problemi della città non se ne parla.
Ancora non ho sentito un candidato che dicesse cosa fare di Messinambiente senza benzina per i mezzi e per i lavoratori senza stipendio, cosa fare per il fallimento dell’Atm e la conseguenziale mancanza dei mezzi pubblici di trasporto. Quale soluzione dare alle numerose vertenze di lavoro dei precari nella pubblica amministrazione e dei lavoratori nel settore privato (Caronte, Birra Triscele, Cantieri Palumbo ecc..).
Ancora non ho sentito un candidato dire quale programma intende avviare per le opere pubbliche. E’ vero che siamo una città capace di emozionarsi anche solo davanti a un bel disegnino della riqualificazione della zona falcata che prevede il primo grattacielo cittadino, ma non sarebbe altrettanto male e forse più emozionate dire che prima di avviare nuove opere si debbono portare a compimento quelle avviate da anni e i cui cantieri sono ancora aperti. (Il Museo Regionale, il recupero dello Stadio, Il Boccetta ecc… ).
Di discorsi “veri, concreti e appassionati”, quali sono capaci di fare i soliti noti professionisti della politica non ne vogliamo sentire più, di candidati che non hanno a cuore il bene comune o che non sappiano dare risposte concrete a problemi concreti non ne abbiamo più bisogno, di pretendenti che si mettono in politica per avere “un posto di lavoro stipendiato” ne possiamo benissimo fare a meno, perché se questo fosse il parametro avremmo centinai di disoccupati da sistemare.
E soprattutto non possiamo più tollerare la visone delle locandine elettorali di quei candidati che hanno l’ardire di ripresentarsi dopo i danni arrecati alla città, i precedenti penali, le offese gratuite alla società civile, oltre alla presunzione e all’arroganza che ne ha caratterizzato l’agire politico in questi decenni. Invero, sarebbe preferibile un tecnico alla Monti che ti dice che cosa fare e come fare, piuttosto che uno dei nostri politicanti concreto ed appassionato che dopo le elezioni ti lascia da solo a sopportare la supposta o addirittura aiuta a metterla.
Pietro Giunta.