Di Tonino Cafeo
Stavolta lucchetti e sigilli sono durati poco. Il tempo necessario al comune di Messina per chiedere e ottenere il dissequestro dell’ex Scuola Foscolo ,in via Palermo, e permettere alle famiglie che l’avevano occupata e abitata per mesi di rientrarvi legalmente, insieme ad alcuni dei nuclei familiari che avevano partecipato all’occupazione dell’ex caserma dei Carabinieri “San Leone“. Si tratta di buona parte delle 72 persone -adulti , ragazzi e bambini– che per due settimane sono state ospitate nelle camere di un noto hotel della riviera nord di Messina appositamente requisite con ordinanza del Sindaco Renato Accorinti in seguito al sequestro giudiziario degli immobili precedentemente occupati nel corso di una dura vertenza sull’emergenza abitativa nella città peloritana.
Le circa otto famiglie destinate ad alloggiare alla Foscolo sono rientrate nel plesso – dissequestrato mercoledì scorso- già nel passato fine settimana, ma anche per chi stava alla San Leone e non ha trovato posto nella scuola di via Palermo sono state individuate sistemazioni provvisorie in istituti religiosi che si sono resi disponibili. Quella di questi giorni, ci tengono a sottolineare tutti i protagonisti della vicenda – dall’assessore al patrimonio e alle politiche della casa del comune di Messina, Sebastiano Pino, ai sindacati Unione Inquilini e ASIA/USB che hanno seguito la lotta dei senza casa- non è la soluzione definitiva al problema degli sfratti per morosità incolpevole ma soltanto una tappa di un percorso non facile che ha come obiettivo l’uscita dall’emergenza abitativa per quanti più nuclei familiari è possibile. Tuttavia l’utilizzo dello strumento della requisizione e il cambio di destinazione d’uso di un immobile comunale sgomberato dalle forze dell’ordine sono atti che nella storia politica messinese recente non hanno precedenti, come non ha precedenti un conflitto condotto dalle famiglie con maturità , senza scatenare guerre tra poveri e sfuggendo alla trappola dell’occupazione di case popolari già assegnate con le graduatorie.
Gli attivisti sindacali coinvolti nella vertenza si lasciano sfuggire una moderata soddisfazione ma non si sbilanciano ancora più di tanto. Come mettere in atto una strategia in grado di far uscire la città dall’emergenza abitativa facendo i conti con il predissesto delle casse comunali e con la cronica scarsità di risorse da destinare al risanamento urbano? La domanda non ha ancora una risposta univoca e forse non l’avrà nemmeno quando l’assessore Pino sarà tornato dall’incontro di mercoledì prossimo con il Governo Regionale in cui porrà con forza l’esigenza di avere più soldi e più immobili da destinare a questo scopo. Probabilmente bisognerà continuare a ragionare per step successivi, ponendosi obiettivi praticabili nel breve e medio periodo.
L’Unione Inquilini e l’ASIA hanno a cuore quello di introdurre a Messina la pratica dell’autorecupero e dell’autocostruzione, per la verità già sperimentata nel 2010 -2012 dall’ Amministrazione Buzzanca per trasferire la comunità Rom dal vecchio campo di San Raineri al villaggio Matteotti dell’Annunziata. Il riferimento- spiegano al sindacato- lo può dare una legge della regione Lazio, risalente al 1998, che garantisce ad enti locali e IACP la possibilità di individuare immobili pubblici o privati, diversi da quelli destinati all’edilizia residenziale pubblica ” da recuperare con il concorso di cooperative di autorecupero e/o autocostruzione” . Si tratta di un provvedimento che ha già trovato attuazione in diverse delibere dell’ Amministrazione Comunale di Roma che hanno previsto esplicitamente queste tipologie di intervento a fianco dei più tradizionali piani per l’edilizia residenziale pubblica.
Palazzo Zanca ha già assicurato di volersi muovere in questa direzione ipotizzando l’utilizzo di spazi come l’ex caserma di Bisconte, sulla quale però ha già messo gli occhi il Ministero dell’Interno per allargare la struttura di ” accoglienza” per i richiedenti asilo. La stessa destinazione della Foscolo alla sola emergenza abitativa pone peraltro il problema della convivenza dei senza casa con il collettivo Pinelli, ovvero l ‘ultima incarnazione di quel soggetto che per primo ha aperto in città la questione dei beni comuni attraverso la pratica di liberazione e il tentativo di gestione condivisa di spazi storici abbandonati al degrado come il Teatro In Fiera e la Casa del Portuale.
Il Pinelli aveva occupato la scuola di Via Palermo all’indomani del capodanno 2015, realizzando in poche settimane un doposcuola, una biblioteca e una palestra popolare alle cui attività hanno contribuito come volontari anche prestigiosi esponenti dello sport peloritano. Nel corso dell’anno passato però l’attività del collettivo ha virato decisamente verso il sostegno alle famiglie sfrattate, trasformando i piani superiori dell’edificio nella residenza che è stata protagonista del dibattito pubblico e della vertenza seguita al sequestro della struttura nello scorso mese di febbraio.
L’ esigenza di riconfigurare gli spazi in seguito alla restituzione del plesso al Comune e alla decisione di ospitarvi diverse persone in più rispetto agli occupanti originari ha fatto arrabbiare parecchio i ragazzi del collettivo che hanno reagito con un documento dai toni durissimi contro la giunta e l’intera operazione. Diversa sembra essere la posizione di Unione Inquilini e ASIA, convinte della necessità di trovare una buona mediazione che concili la funzione abitativa e quella di aggregazione sociale della Foscolo. Se e quando questa mediazione prenderà corpo sarà più chiaro nei prossimi giorni.