Michaela ci accoglie sorridendo e i suoi lunghi capelli bianchi incorniciano degli occhi azzurri forti e sereni, mentre fuori è buio e la stazione di Grafing è semideserta. Camminiamo un po’ per arrivare a casa e tanto per cambiare è troppo tardi per cena, ma qualcosa ci aspetta sul tavolo e noi siamo molto contenti di sapere che l’insalata di patate e cetrioli è fatta con prodotti dell’orto sul balcone e la crostata di susine è frutto di uno scambio.
Michaela ha curato il progetto della transition town dagli inizi e ora si contano più di centocinquanta persone che fanno parte del loro gruppo, curano un’efficentissima banca del tempo dove tutte le ore si equivalgono e gli scambi vengono registrati in un quaderno durante l’anno, ma nessuno se la prende se qualcuno finisce in attivo e qualcun altro in passivo, è così che deve andare. Hanno anche organizzato un repaircafè che funziona alla grande, ogni settimana moltissime persone portano i loro oggetti e qualcuno gli spiega come ripararli, in modo che la prossima volta possano fare da sole e risparmiare qualcosa. Michaela poi è bravissima a costruire mobili, rimaniamo incantati dai suoi armadi senza viti e senza colla, tutti fatti ad incastro e ora, ci racconta, dopo aver imparato da sola, insegna falegnameria una volta a settimana in città. La transition town ha poi in progetto, proprio in questi giorni, di fare un bel po’ di guerriglia gardening: pianteranno nelle aiuole cittadine moltissimi fiori per rendere un po’ più facile la vita alle api, in più alberi da frutto in modo che chiunque possa passare e prendere la merenda direttamente dalle piante mentre passeggia. E’ una bella serenità quella che ci viene trasmessa qui, e ne abbiamo bisogno, perchè domani ci aspettano tantissimi chilometri da fare.
Arrivare a Riesa infatti è stato complicato, l’autostop non è più una pratica così diffusa come credevamo, ma in un modo o nell’altro ce l’abbiamo fatta e siamo arrivati a Jahnishausen al calare del sole.
E’ una comunità completamente diversa dalle altre che abbiamo incontrato, e ci piace moltissimo. Un gruppo di persone vicine all’età della pensione, ormai quindici anni fa, ha deciso di mettere insieme i propri risparmi, chiedere un prestito e comprare questo enorme spazio dove abbiamo trascorso una giornata tra orto, lago con tanto di isola e pagoda cinese, docce all’aperto, alberi secolari e tanta storia alle spalle, visto che era una delle residenze estive del Re di Svezia.
I custodi di questo posto fuori dalla realà sono ormai una trentina e adesso di cominciano ad affacciare anche famiglie intere, che vivono in una delle ali ristrutturate seguendo i dettami della bio architettura e contribuendo alla comune con un affitto e qualche lavoro domestico. Ogni cosa è costruita e scelta in modo da avere il minor impatto ambientale possibile, impanto di fitodepurazione, orto siinergico e classico, caldai a cippato e biogas. Per quello che manca, trovandosi in un centro rurale, si procede con lo scambio e Juergen, ex insegnante in pensione tra i fondatori di Jahnishausen, contribuisce facendo un ottimo pane con la pasta madre, che ha creato lui stesso e manda avanti da più di trent’anni.
E’ speciale passare del tempo con persone che si sono trasferite qui in età avanzata, perchè tutte vengono da esperienze simili vissute attraverso la storia della Germania dagli anni ’60 in poi, quindi ne hanno di cose da raccontare e condividere, non sempre sono storie facili, ma sicuramente interessanti e particolari. L’atmosfera qui è surreale, complice anche la nebbiolina creata dall’umidità che sale dal bosco che circonda i due edifici principali e ci fa credere di essere in un altro spaziotempo, dove la magia degli antichi ha un senso e ci regala pace, quiete, silenzio e consapevolezza.
L’ultima notte nella grande casa di pietra e legno e poi finalmente sarà la volta della conferenza di Lipsia, la nostra ultima tappa.