“La città invisibile” educa un esercito di bambini desiderosi di riscatto attraverso le forme più alte della cultura: la musica e la poesia. La sfida poi è più gravosa perché è portata avanti a San Cristoforo e Librino a Catania, luoghi in cui le stesse architetture dei palazzi dividono la società in due mondi contrapposti: ci sono i palazzi riempiti dagli impiegati, dai poliziotti, e poi ci sono i palazzi dei clan. In questi quartieri di frontiera in generale l’assenza delle istituzioni è forte e la guerra sommersa inavvertita e fra chi desidera far sopravvivere le leggi non scritte della sopraffazione e chi invece vuole spargere a macchia d’olio il seme della legalità. “A Catania ci sono quartieri che richiamano l’Egitto – racconta Alfia Milazzo animatrice dell’associazione – anzi forse fra i due posti non si nota nessuna differenza. Vige la regola della violenza. I bambini ad esempio giocano in mezzo ai cavalli dopati su cui si accendono scommesse. San Cristoforo poi è un mondo perduto dove ogni galleria ha un mondo sotterraneo dove si nascondono armi”.
Ed è in questo scenario inquietante che si cerca di fare la differenza, imbastendo sul filo precario di una esistenza quasi segnata, una città appunto invisibile di calviniana memoria, che distilli un’alternativa possibile in luoghi dove mancano riferimenti culturali: “Dobbiamo attirare i bambini- prosegue nel racconto Alfia- e spesso li andiamo a cercare a casa per portarli nella nostra scuola. La scuola è aperta tutti i giorni e cerca di colmare un deficit pazzesco. Infatti la città è piena di luoghi di cultura e biblioteche chiuse. Luoghi che vengono lasciati marcire mentre noi operiamo in dei locali angusti di via Plebiscito. Molte volte abbiamo chiesto aiuto all’amministrazione comunale e alla Regione ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta”.
Di questi ragazzi e di questa realtà virtuosa non ne vuole sentire parlare nessuno e lo stesso apporto politico è venuto a mancare quando l’associazione si è opposta strenuamente alla politicizzazione delle loro attività, ma fortunatamente non sono mancati gli appoggi di chi ha sposato a causa donando gli strumenti musicali con cui ci si esercita giornalmente e le tante donazioni spontanee che arrivano un po’ da tutta Italia.
L’attività, seppur tra mille difficoltà, prosegue brillantemente dando spazio ad altre iniziative come quella della libreria chiamata “Buon libro” che nata a Catania nel gennaio dell’anno scorso sta valicando i confini siciliani: “Donatori sono le persone comuni – conclude la Milazzo – che portano dei libri in buonissimo stato per i ragazzi. Con la tecnica della lettura ad alta voce invogliamo alla lettura e abbiamo distribuito almeno settecento volumi, tra cui molti sull’antimafia. L’unico obbligo che hanno i bambini e di leggere i libri, chi non lo fa li restituisce. Questo progetto è stato adottato da Giovanni Durante, padre di Annalisa, uccisa a soli quattordici anni dalla camorra. Lui ha un legame speciale con la nostra terra e noi abbiamo un debito di riconoscenza nei suoi confronti perché gli organi della figlia espiantati dopo la morte sono arrivati proprio a Catania. Dunque per ringraziarlo di questa donazione involontaria abbiamo avviato una campagna mediatica che ha accresciuto la sua libreria di Forcella”. Insomma la città invisibile sta diventando una realtà che partita dalla Sicilia sta coinvolgendo una rete di persone che sono convinte che la formazione è un onere che richiede un impegno continuo e costante.
Oggi a Catania qualcuno si rivolge all’associazione, sperando almeno uno dei propri figli la frequenti, consapevole che questa rappresenta l’unica alternativa alla delinquenza. L’auspicio, aggiungiamo noi, è che si accendano i riflettori in questi contesti dove si mangia una volta al giorno, i diritti sono negati e dove un gruppo di volontari cerca di ritagliare nel brutto e nel degrado un pezzo di mondo diverso condito di note e poesia perché purtroppo ancora la mafia ha seguito in posti in cui regna l’ignoranza e la miseria.