Le scrittrici senza memoria

I libri di scuola parlano al maschile, la lingua italiana è sessista a dispetto delle battaglie e delle conquiste di civiltà e democrazia che donne e uomini hanno compiuto soprattutto nell’ultimo secolo.
Qualche anno fa un’alunna dell’Istituto tecnico -abituata a vivere in un ambiente prevalentemente maschile, ma non disponibile all’omologazione e consapevole della sua differenza, orgogliosa di essere una delle poche ragazze ad affrontare studi di elettronica- mi fece notare che sul libro di letteratura italiana una glossa, sempre uguale, precedeva la biografia di scrittori e scrittrici: era la parola AUTORE. Sempre la stessa anche quando l’Autore era un’Autrice come Katherine Mansfield.
Ripenso alla mia alunna oggi, leggendo che nel programma di letteratura italiana per i candidati e le candidate insegnanti (dal momento che saranno ancora una volta soprattutto le donne a mettersi alla prova per il ruolo di insegnanti) del prossimo concorsone, pubblicato il 25 settembre dal Ministero, ci sono 35 scrittori, di cui una sola donna, Elsa Morante.
Ancora una volta le donne non ci sono, non hanno parola e di loro non si parla; del silenzio femminile si è detto tanto: il pregiudizio, la preclusione dei luoghi pubblici, la cittadinanza asimmetrica hanno fermato la voce delle donne , non hanno consentito alla parola femminile di consistere e la nostra letteratura è rappresentata da scrittori più che da scrittrici. In a Room of one’s own Virginia Woolf ipotizza che Shakespeare avesse una sorella di nome Judith, una ragazza sensibile, intelligente, dotata di talento artistico ma che pagherà caro l’aver osato inseguire il sogno di diventare una poetessa come il fratello. E nel XX secolo le cose non sono poi andate diversamente rispetto al 1500.
Ma ora, il programma del concorsone va oltre: si dimenticano e rimuovono anche le, pur poche, voci femminili riconosciute come autorevoli e un premio Nobel non basta ad assicurare ad una donna memoria e un posto nell’Olimpo della Letteratura. Neanche a Grazia Deledda si dà spazio. Dalla Sardegna parte una protesta contro la lista monca del concorso, si chiede conto dei criteri con i quali è stata composta e si chiede al Ministro di reintegrare Grazia Deledda nel canone della letteratura italiana. Ci invitano ad aderire scrivendo a [email protected].
Noi ci siamo e, se ci legge, anche la mia ex-alunna prenderà la parola.

Pina Arena