Già prima dell’inizio della seduta del Consiglio Comunale di Messina, giovedì 7 agosto, che avrebbe dovuto discutere in merito all’approvazione del registro delle unioni civili, girava tra i Consiglieri un decalogo dei dieci motivi per cui si sarebbe dovuto votare negativamente. Però, la copia che girava era stata “corretta” ed edulcorata nella parte relativa all’arca di Noè e noi siamo riusciti ad ottenere la versione integrale. Ne deriva, come la prima stesura del decalogo evidenzia inequivocabilmente che un “rischio” d’omofobia del Consiglio Comunale di Messina non può essere del tutto escluso, anche se si è tentato in tutti i modi di dare una giustificazione politica al rimando della discussione che ne è derivato.
Era da tempo che chi aspettava il riconoscimento della propria personale sfera affettiva sperava in un esito positivo sul regolamento delle Unioni Civili, quantomeno per poter dire che anche la Città di Messina è favorevole al registro delle ‘Unioni Civili”. Approvato già da mesi dalla Giunta Accorinti, il regolamento delle unioni civile ha visto il “rinvio” da parte del Consiglio Comunale di Messina. Per essere precisi, tutti coloro che nella vita reale riescono a convivere sotto lo stesso tetto con un’altra persona senza per questo rientrare nelle fattispecie di legge (marito o moglie, parente e coniuge, figlio naturale o meno ecc ) speravano che i Consiglieri Comunali, essendo loro la competenza sul regolamento, prendessero quantomeno una posizione netta. Un si o un no al registro delle unioni civili che potesse sancire una volta per tutte cosa ha deliberato la Città di Messina in merito agli “affetti” dei suoi cittadini.
Non è stato così. Nondimeno, non vi è stato nessun Consigliere Comunale che abbia voluto dire, ma neanche ipotizzare, che il Consiglio Comunale di Messina sia o possa essere tacciato di “omofobia”. Anche Rosario Duca, il presidente dell’Arcigay di Messina, ha posto dei “distinguo” , nonostante sia da ben otto mesi che tenta di far passare in Consiglio Comunale la delibera sul regolamento delle unioni civili.
“Una parte del Consiglio Comunale è omofobo, ci dichiara, ma anche razzista e xenofobo…ma non ci arrendiamo, siamo pazienti e aspettiamo le loro decisioni.
La questione del regolamento delle unioni civili, che ha visto impegnato il Consiglio Comunale per una seduta di oltre 5 ore conclusasi infine con il rigetto dell’atto per un vizio formale, ha visto mettere in atto una vera e propria “scusa politica” per non prendere posizione. Avvallata dal voto di 16 consiglieri, la fine della seduta, dopo un pomeriggio in cui si è tentato in tutti i modi di non discutere nel merito, è dipesa da un “refuso”. In questo modo l’ha definito il Dirigente al ramo Dott.ssa Letteria Santa Pollicino e tutto questo perché in una sola frase all’interno dell’intero atto si era omesso il termine “ del registro”. Pertanto, mancando quel termine, il Consiglio comunale ha temuto che il suo voto potesse equivalere a legiferare e “fare” quindi una legge sull’approvazione (del Registro) delle unioni civili. Competenza, quella del legiferare, che ovviamente manca al Consiglio Comunale di Messina come a qualsiasi altro Consiglio Comunale d’Italia.
Una vera e propria assurdità giuridica ed una scusa politica che lascia il tempo che trova e tutto questo sebbene la Consigliera Antonella Russo, area PD, avesse per tempo spiegato all’intero consesso comunale, evidentemente distratto, gli aspetti e gli effetti di un regolamento comunale che non è una legge e non può contenere norme contrarie alla legge.
“Questo regolamento delle unioni civili, enuncia in aula la consigliare Antonella Russo, non è un regolamento attuativo di una norma…se fosse un regolamento attuativo potremmo anche avere dei dubbi…ma ahimè, non siamo (come Consiglio) il potere legislativo e non abbiamo (tra i nostri compiti) le norme nazionali. Detto questo, tocca a questo contesto cittadino provvedere in merito perché si tratta di un regolamento comunale…quando si provvederà in merito con una legge Nazionale…chiaramente il regolamento non potrà essere in contrasto…pertanto in un’eventuale contrasto, la legge nazionale prevale ed il regolamento perde tutto il suo valore”.
Messa in questi termini si comprende chiaramente che il regolamento delle unioni civili avrebbe avuto solo una valenza politica, un segnale di civiltà che già centinaia di Comuni hanno adottato, soprattutto tenendo conto che non avrebbe mai potuto incidere sulla realtà normativa del paese, come non avrebbe potuto incidere giuridicamente sulla realtà quotidiana di migliaia di persone che chiedono solo il riconoscimento della loro sfera affettiva.
Detto ciò, si può concludere che in realtà si è trattato solo di un’ennesima, dopo quella dell’isola pedonale, battaglia politica tra accorintiani o come li ha chiamati il consigliere Giuseppe Santalco, anch’egli area PD, “alcune associazioni di sinistra” e il Consiglio Comunale. Ovvero un “messaggio politico” che il consiglio comunale di Messina ha voluto lanciare al Sindaco Renato Accorinti dopo gli stracci che sono volati tra le parti. Ancora risuonano le parole del Sindaco che ha definito “consiglieri non degni di stare in consiglio” coloro che con il loro voto hanno di fatto bocciato l’isola pedonale, mentre dall’altra parte spicca il giovane vicepresidente del Consiglio Comunale Messina Nino Interdonato che forse frettolosamente su FB dava del “ladro” a Renato Accorinti perché, a suo dire, era andato dal Dalai Lama a spese dei Messinesi o la posizione del Consigliere Nino Carreri che dichiarava in aula che non avrebbe più votato nessun atto se prima il Sindaco non veniva a chiedere “scusa” al Consiglio Comunale.
Un messaggio politico e una battaglia che comunque non si è consumata sul si o sul no al regolamento delle unioni civili ma solo sulla possibilità di poterlo discutere in aula. E a confermarlo è stata la stessa Presidente del Consiglio Comunale di Messina, Emilia Barile, anch’essa area PD, la quale ha indirizzato l’aula verso un solo unico obiettivo, quello di non discutere e riuscire a rinviare tutto alla prossima seduta del Consiglio Comunale già fissata per Martedì 12 di Agosto, e c’è già chi paventa che una certa parte del PD e dell’UDC voglia far saltare la discussione definitivamente, magari approfittando dell’incombere dell’approvazione dei provvedimenti economici che non possono essere rimandati.
“Sono stata costretta ad applicare il regolamento in modo ferreo e a sospendere la seduta diverse volte per il comportamento indisciplinato dei consiglieri, ci dichiara il giorno dopo il Presidente del Consiglio Comunale Emila Barile… e poi non potevamo votare il regolamento perché sia che si fosse avuto un voto favorevole che un voto contrario…un si o un no… erano già pronti a scendere in piazza e a manifestare…”
Il riferimento è agli accorintiani e alle ultime vicende che hanno interessato l’isola pedonale di Messina, dove oltre 2000 persone sono scese in piazza perché non hanno gradito l’annullamento dell’isola pedonale da parte del Consiglio Comunale, isola voluta sin da Gennaio 2014 e in via sperimentale dalla Giunta Accorinti. Il 75% di quella gente era accorintiana ci dichiara il Consigliere Nicola Cucinotta.
Le parole della Presidente del Consiglio danno un nuovo significato politico a tutto quello che è successo in Aula, dove si è visto applicare alla lettera il regolamento comunale con tutto il suo “potere” dilatatorio e defatigatorio e al solo fine di poter escludere la possibilità di poter discute la proposta di delibera delle unioni civili.
Come una nuova luce acquistano i fatti che si sono succeduti durante tutta la seduta del consiglio, con il Presidente Emila Barile che ha sospeso i lavori d’aula per sette volte e per 5 minuti ciascuna, ogni qual volta vi era il minimo cenno di “dialettica” anche forte tra i vari consiglieri; che ha chiesto all’Assessore Panarello con delega alle pari opportunità e quindi abbracciante già in re ipsa la materia delle Unioni civili, la delega scritta da parte del Sindaco Renato Accorinti per potere partecipare alle discussione d’Aula; che ha preteso che i consiglieri si mettessero la giacca durante i lavori d’aula come da regolamento (l’unico che è scampato al diktat è stato il capogruppo del PD Paolo David); che ha portato in aula per leggerli ai consiglieri comunali comunicazioni varie e pretendendo che una di queste comunicazioni, forse relativa ai bilanci, dovesse essere letta in Aula direttamente dal Sindaco. Tanto che in questa occasione abbiamo assistito in diretta ad una telefonata tra la Barile ed Accorinti, impegnato nel frattempo in un tavolo tecnico all’Autorità Portuale per la vicenda dei TIR, con l’intesa che poi sarebbe venuto in aula a leggere la comunicazione. Non sappiamo se poi la comunicazione è stata letta o meno. Ed infine, pur avendo ottenuto rassicurazioni sul “refuso” e un primo parere del Segretario Generale che lasciava lo spazio aperto per la successiva discussione, si avvelava della complicità politica dell’U.D.C. e chiedeva che il parere del Segretario fosse fornito in forma scritta avendo la possibilità, in tal modo, di mettere a votazione la decisione sul refuso e conseguentemente raggiungere lo scopo di sospendere la seduta …
Il paragone che possiamo fare, con le dovute proporzioni e commisurazioni, è quello con il Presidente del Senato Pietro Grasso. In Senato era la minoranza che faceva ostruzione ai lavori d’aula per approvare la modica della Carta costituzionale, presentando ben 8 mila emendamenti al testo. Da noi è stata la stessa maggioranza d’aula che si è “imposta” addirittura ben 44 emendamenti ed ancora tutti da discutere.
Se tanto mi da tanto, questo vuol dire che mentre Il Presidente del Senato con la maggioranza d’aula è riuscito ad impedire l’ostruzionismo delle minoranze, il Presidente del Consiglio Comunale di Messina, applicando pedissequamente il regolamento comunale e con la sua maggioranza d’aula bipartisan, riuscirà ad esitare e “stirare”, ove ce ne fosse bisogno, ogni singolo emendamento almeno per 3 o 4 sedute di consiglio. Allungando i tempi sul si o sul no al registro delle unioni civili tanto d’arrivare alla tanto agognata legge sulle unioni civili “promessa” già da tempo dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi ed oggetto, per altri versi, della pregiudiziale posta ad inizio della discussione d’aula dai componenti dell’UDC.
“Ribadisco la necessità di sospendere la trattazione di questa delibera, comunica all’aula il capogruppo dell’UDC Mario Rizzo, sino a quando non ci sarà una base normativa nazionale a cui sta lavorando il Governo…almeno queste sono le intenzioni dichiarate dal Presidente del Consiglio e da parte del Governo…per questo penso che la delibera debba essere trattata successivamente all’emanazione della legge nazionale”.
Tutto questo il Consiglio Comunale di Messina lo considera fare politica, ma al di là delle iperbole e delle intenzioni politiche, la prova del nove sulle vere intenzioni del Consiglio Comunale la potremo avere solo nella prossima seduta del Consiglio già prevista per Martedì alle 12,00.
“ La dichiarazione che il Consiglio Comunale di Messina è omofobo la rilascio solo dopo aver visto quello che accadrà Martedì in aula” ci dichiara la consigliera di CMdB, Nina Lo Presti”.
Pietro Giunta