Quando il libero pensiero è ancora una conquista.
Il fanatismo islamico e il rifiuto dei valori occidentali
La libertà d’espressione per noi occidentali è qualcosa di scontato. Poter dissentire, criticare, fare satira sugli argomenti più disparati, anche sulla religione, è un diritto che abbiamo conquistato lentamente e con fatica. Se ne dimentichiamo l’importanza e il valore di questa libertà l’importanza, a volte basta osservare cosa succede in quei paesi dove questo valore non è ancora stato conquistato.
Un luogo dove diversi liberi pensatori stanno soffrendo una sorte orribile è il Bangladesh. Non solo nel paese esistono leggi che puniscono con il carcere chi offende il governo e la sensibilità religiosa, ma è anche presente un grande numero di estremisti islamici. Il mix è micidiale, e nel solo 2015 sono state uccise cinque persone e tre ferite gravemente per una gravissima colpa: scrivere della loro incredulità sul proprio blog, comporre poesie a favore dello scetticismo e pubblicare libri di scrittori apertamente non credenti.
I primi quattro blogger a venire uccisi sono stati, tra febbraio e agosto di quest’anno, Niladri Chatterjee, Ananta Bijoy Das, Washiqur Rahman Babu e Avijit Roy. Più recente (del 31 ottobre) è stato invece l’omicidio di Faysal Arefin Dipon, editore che aveva pubblicato un libro di poesia “scettica” di Avijit Roy. Quest’ultimo omicidio, particolarmente efferato, è stato compiuto da assalitori armati di machete. Infine, nello stesso giorno dell’omicidio, sono state ferite gravemente altre tre persone: l’editore Ahmed Rashid Tutul, lo scrittore Ranadipam Basu e il poeta Tareq Rahim.
Nomi esotici e bizzarri per le nostre orecchie, ma tutti appartenenti a vittime dell’estremismo religioso e della mancanza di laicità. A rendere ancora più terribile la notizia è il comportamento del governo bangladese: prima nega che esista un problema di estremismo islamico nel paese, asserendo che anche in occidente avvengono omicidi di persone ritenute “politicamente scomode”; poi non prende nessuna misura per cautelare i tre sopravvissuti all’attacco del 31 ottobre. Non è certo un caso che anche il Parlamento Europeo abbia chiesto chiarimenti al governo del paese, affermando la propria preoccupazione per la continua violazione dei diritti umani.[1]
Questo infame, tacito assenso per le azioni dei terroristi mette a rischio la vita dei tre liberi pensatori ancora in ospedale. Dato che il loro governo non intendere fornire loro alcuna misura di sicurezza, i tre torneranno in pericolo non appena saranno dimessi. È per questo che Monika Mistry, la moglie canadese di Tareq Rahim, ha lanciato una petizione per chiedere al governo canadese di accogliere il marito in qualità di rifugiato.
La storia della coppia è particolarmente sfortunata: sposatisi nel maggio di quest’anno, Tareq, cosciente del rischio di continuare a vivere in Bangladesh, compilò subito la domanda per poter emigrare in Canada in qualità di marito di una cittadina del paese. Tuttavia, le lungaggini burocratiche non gli hanno permesso di partire e raggiungere la moglie, nel frattempo ritornata in Canada proprio per sfuggire alla follia estremista, aspettando il benestare dell’ufficio immigrazioni per la venuta del marito.
Ma i coltelli degli attentatori sono arrivati prima.
Intanto è partita una petizione per richiedere al governo canadese di accogliere Tareq[2]. Un attacco ai valori che caratterizzano la cultura occidentale sembra muoversi in ogni angolo della terra. Diritti e valori per noi già scontati, diventano sangue e paura e guerra.