Legge 194, si inasprisce la polemica sugli obiettori di coscienza

«La legge 194 in Lombardia è disattesa». Lo afferma Sara Valmaggi (Pd), vicepresidente del consiglio regionale, alla luce dei dati forniti dalle aziende ospedaliere, secondo cui il 67,8% dei ginecologi operativi nel 2012 si è dichiarato obiettore di coscienza, così come lo sarebbe anche il 49,8% degli anestesisti e il 38,9% del personale infermieristico e ostetrico. Più in dettaglio, in 11 presidi ospedalieri gli obiettori sono il 100%, in altre 12 varia tra l’80 e il 90% e solo 6 ospedali ne hanno meno del 45%. A causa dell’alto numero di medici obiettori, si legge nella relazione, ogni anno in Lombardia si spendono oltre 305mila euro per chiamare medici contrattisti che praticano Ivg. «Chiediamo che si mettano in atto alcune modifiche organizzative» commenta Valmaggi «per garantire una compiuta applicazione della legge, il diritto delle donne alla libera scelta e assicurare una più equa distribuzione delle mansioni tra medici». La proposta? Prevedere «bandi su progetto per l’Ivg e prevedere forme di mobilità del personale per riequilibrare nelle diverse strutture il numero di obiettori e non». Il problema non riguarda solo la Lombardia: lo si evince dalla Relazione annuale sulla legge 194 trasmessa al Parlamento dal ministero della Salute, secondo cui le difficoltà nell’accesso alle Ivg – dimezzate in trenta anni – sono dovute non all’aumento delle obiezioni di coscienza (+17,3% dal 1983 a oggi) ma a una «inadeguata» distribuzione del personale nelle strutture delle varie Regioni. «I dati della relazione» scrive il ministro della Salute Beatrice Lorenzin «indicano che relativamente all’obiezione di coscienza e all’accesso ai servizi la legge ha avuto complessivamente un’applicazione efficace. Stiamo lavorando per verificare, insieme alle Regioni, la presenza di eventuali criticità locali per giungere al più presto al loro superamento». «Non si tratta di un’inadeguata distribuzione dei ginecologi tra le strutture quanto di enormi buchi di personale disponibile a eseguire le Ivg» contesta Silvana Agatone, presidente della Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194″ (Aiga). «Un dato di fatto che costringe molte donne e molte coppie, lasciate in balia di se stesse e non adeguatamente informate, a pellegrinaggi da un ospedale all’altro, anche al limite dei tempi consentiti dalla legge per effettuare l’interruzione di gravidanza».