Riceviamo e pubblichiamo
Spero che con questa mia lettera aperta possa rendere chiare e trasparenti le motivazioni del mio operato e, contemporaneamente, mettere fine alle sterili polemiche che la dirigenza del Teatro Vittorio Emanuele ha messo in campo dopo la mia rinuncia a dirigere il Rigoletto di Verdi.
Stare nella stanza dei bottoni può spesso far perdere il senso della realtà: chi è abituato a “comandare” pensando di non dover rendere conto ad una pubblica opinione, anzi, ad una società civile, commette spesso errori di valutazione. Che il C.d.A. dell’Ente ed il suo direttore artistico, Lorenzo Genitori, minaccino di “agire” nei miei confronti, mi da l’opportunità di chiarire alcuni importanti aspetti della vicenda, soprattutto per chi a Messina vive e lavora per la cultura.
Il Teatro mi ha contattato il 14 dicembre 2012 per dirigere Rigoletto. Ho ricevuto, dopo una richiesta da parte della mia agenzia artistica, una bozza di contratto in data 19 febbraio 2013 che riportava addirittura non i miei dati personali ma bensì quelli relativi ad una mia collega, la carissima Elisabetta Maschio (….questo ulteriore esempio di sciatteria è esplicativo di un modo superficiale di agire che non rispetta gli artisti).
Tralasciando ciò, ho chiesto delle modifiche che mi sono state inviate per fax il 26 febbraio, a pochi giorni dall’inizio del mio contratto, due mesi e mezzo dopo il mio ingaggio. Per spiegare all’opinione pubblica l’assurdità di tutto ciò, basti pensare che questo fine settimana ho firmato due contratti per il 2014 e uno per la stagione 2015.
Visto come opera questa dirigenza mi chiedo se il Direttore Artistico ha predisposto i contratti per La Bohéme (programmata per dicembre prossimo), se si ha notizie del cast e, soprattutto, se è corretto vendere un abbonamento senza annunciare al pubblico chi saranno gli interpreti? Bel rispetto per gli abbonati del teatro! Per Rigoletto sono venuto a conoscenza del cast solo un mese prima e dopo una mia specifica richiesta.
A Messina, sempre con questa dirigenza ed in occasione del mio ultimo concerto di capodanno nel 2012, ho firmato il contratto nell’intervallo del concerto, dopo tre giorni di prove dove ho lavorato senza nessuna tutela e copertura assicurativa (state inorridendo? Inorridite!).
Detto ciò, io sono comunque libero di lasciare qualunque produzione se lo standard non è quello a me confacente. Così come il teatro ha diritto di protesta (cioè di sostituzione dell’artista) per motivi artistici. Di cosa vorrebbe rivalersi il C.d.A. nei confronti della mia persona? Io ho rinunciato a un compenso di 12.000 euro lordi (effetto di una decurtazione del 50% rispetto ai miei standard e concessa al teatro per venire incontro ai tagli regionali). Lor signori si sono ridotti i propri emolumenti a seguito dei tagli? Il direttore artistico, visto che ha ridotto i titoli in cartellone a sole due opere liriche e avendo programmato, causa tagli regionali, meno di 40 giornate lavorative per la “sua” orchestra (che tanto dice di amare), ha fatto richiesta di ridursi i suoi 40.000 euro lordi annui? Se così fosse, porrei pubblicamente le mie scuse perché avrebbe dimostrato una vera solidarietà alla “sua” orchestra.
Nonostante il mio presunto attacco al C.d.A. ed a Genitori, voglio ricordare che il mio interessamento per l’arrivo delle parti ha fatto risparmiare all’Ente oltre 3.000 euro. Inoltre il teatro ha risparmiato anche 2.000 euro per il ruolo di Maestro di palcoscenico in quanto Genitori mi ha chiesto di trovargli un sostituto tra i miei allievi. Ed io l’ho fatto con piacere attraverso il giovane Maestro Jacopo Brusa (tra i migliori allievi della mia classe di Direzione d’orchestra presso in Conservatorio di Trieste, maestro collaboratore presso il Teatro Fraschini di Pavia, organista con un master di secondo livello a Amsterdam); sarà retribuito con 1.200 euro (lordi) contro i 3.200 previsti per lo stesso ruolo fino all’ultima produzione fatta dal Teatro.
Il Maestro Fogliani è “cattivo” perché si è permesso di criticare l’operato della direzione artistica e della direzione del teatro pubblicamente, ma è lo stesso che ha risolto diverse beghe per la buona riuscita dello spettacolo ! Una ulteriore precisazione allo scritto di Genitori. Egli afferma che in data 27 febbraio era impossibilitato a rispondere alle mie domande circa i componenti l’orchestra (e di conseguenza alla qualità della stessa) perché i professori non avevano avuto il tempo di esprimere le proprie decisioni e quindi la composizione dell’orchestra non era nota neppure a lui. Complimenti! Se un direttore artistico non sa chi
suonerà nella sua orchestra da qui a una settimana, qualunque sia il motivo, o risolve il problema prima o si deve dimettere. Se non si fossero cambiati gli orari per una incomprensibile e immotivata decisione da parte del C.d.A. che, pur esprimendo solidarietà alla sua figura, in realtà ne scavalca le competenze, non ci sarebbe stato alcun problema. In realtà a Lorenzo Genitori, che nella sua difesa afferma tutto e il contrario di tutto, dico che dovrebbe preoccuparsi lui di una mia azione legale anche nei suoi confronti.
Nel suo scritto afferma ripetutamente che qualunque cosa io abbia detto e scritto non risponde a verità, salvo poi confermare, per esempio, che le parti dell’orchestra non sarebbero arrivate per problemi al di sopra della sua volontà (io ci sono riuscito, però!) o che non ho a cuore la regia dell’opera perché arrivo in ritardo, salvo poi affermare che lui stesso mi ha dato il permesso (d’altronde sono stato chiamato solo tre mesi fa ed era immaginabile che avessi impegni precedenti: aggiungo che anche il soprano che interpreta Gilda e il baritono che interpreta Rigoletto hanno ottenuto permessi per assentarsi dalla produzione nei primi giorni di prova).
Dallo scritto del direttore artistico dovrei dedurre di essere un bugiardo. Ma Genitori non ci dice la sua verità e principalmente non ci dice per quale motivo io abbia dovuto rinunciare ad un lavoro retribuito e prestigioso come la direzione nell’amato Teatro della mia Messina: autolesionismo? Infatti, oltre a confermare tutto ciò che lui dice con i suoi infantili “Non è vero che…” posso dire di averne le prove, compreso le ultime mail (sette dice Genitori, non le ho contate ma le conservo) di cui la maggior parte scritte da me. Le altre non hanno avuto alcuna risposta. Sono state ignorate. Da qui la mia decisione a rinunciare a lavorare con Genitori e questo C.d.A.. La nota diramata alla stampa dal C.d.A. afferma una cosa artisticamente grave; secondo loro l’orchestra è come la cucina del Mac Donald’s: se mancano due addetti alla frittura delle patatine ne prendiamo altri due (meglio se senza lavoro: la loro coscienza padronale sarà più tranquilla). Non sanno cosa voglia dire “essere orchestra”. Non sanno che la magia del suonare insieme si costruisce col tempo e che se cambia il primo oboe cambia il suono dell’orchestra. E poi i componenti storici dell’orchestra hanno vinto una selezione, gli aggiunti che troverà per comporre l’orchestra, con molta probabilità, no.
Il C.d.A., con queste affermazioni, non sembra avere competenze artistiche. Ma Genitori è un musicista e il suo silenzio è preoccupante per chi della Musica ne ha fatto una ragione di vita.
Certi personaggi, a volte, non credono che qualcuno possa anche passare sopra il vil danaro quando c’è in gioco la dignità. In questo caso c’è in gioco anche quella dei miei colleghi orchestrali e dei lavoratori del Teatro. Sono felice che le mie parole abbiano fatto uscire allo scoperto il pensiero di Lorenzo Genitori, fino ad oggi in silenzio per quello che riguarda le sorti della sua orchestra e del teatro. Certamente la sua posizione, lo rende organico a questa amministrazione.
Ho riconosciuto in lui doti di notevole inventiva nel programmare le stagioni di qualche anno fa. Se solo avesse alzato la voce adesso, forse anche entrando in conflitto con la dirigenza del teatro, io sarei stato suo alleato e sostenitore. Noi siamo colleghi: condividiamo l’amore per la Musica. Perché siamo così lontani adesso? Volevo dal direttore artistico solo il supporto e la garanzia di lavorare bene.
Rigoletto è un titolo che ho portato al successo in teatri come il San Carlo di Napoli, Liegi, Mosca… Avrei assicurato il mio duro lavoro per portare al successo la produzione anche a Messina. Avevo anche incontrato il regista a Trieste per sancire una collaborazione fruttuosa. Non sono folle a tal punto da mandare tutto alle ortiche solo per autolesionismo.
Il mio comunicato stampa non intendeva offendere alcuno. La mia è una critica legittima all’operato della dirigenza del Teatro, che è un operare pubblico, pagato con i soldi pubblici e quindi soggetto ad un pubblico rendiconto. Sono finiti i tempi delle personalità intoccabili.
Reputo questa un’occasione perduta dove ancora una volta la Cultura è stata piegata a logiche e giochi di politica. Ad maiora!
Antonino Fogliani
Bologna, 4 marzo 2013.