Lettera aperta di Fabrizio Adornato, un padre in lotta

Pubblichiamo uno stralcio della lettera di Fabrizio Adornato, maresciallo dell’Arma dei Carabinieri, che da più di venti giorni ha intrapreso lo sciopero della fame per riprendere i rapporti con la figlia minorenne.

Non entriamo nel merito di questa tristissima vicenda familiare (l’ennesima) che vede figli contesi, né come Associazione Forense, per il momento prendiamo una posizione ufficiale non conoscendo l’altra verità.

Abbiamo tuttavia ritenuto doveroso puntare l’attenzione su un caso giudiziario già più volte trattato dai mass media nazionali perché in un paese democratico ogni vicenda e ogni pensiero devono essere oggetto di verifica e analisi, al di là di ogni forma di censura.

Fabrizio Adornato si assume le responsabilità di quanto afferma come ha sempre fatto.

Ovviamente il nostro sito consentirà nei termini di legge qualsivoglia replica alle dichiarazioni di Adornato.

Vogliamo solo augurarci a questo punto che Fabrizio Adornato possa riprendere i rapporti con la figlia e che finisca uno sciopero della fame che sta mettendo in grave pericolo le sue condizioni di salute. Ci auguriamo che tale vicenda possa rientrare nella normalità, fermo il rispetto che la nostra Associazione nutre per la magistratura e per ogni forma di doveroso contraddittorio.

AMI nazionale

Le mie vicissitudini prendono il via nel giugno del 2001 con una richiesta di separazione giudiziale presentata dalla mia ex moglie che da subito manifestò esplicitamente, attraverso gli scritti depositati dal suo legale, di come volesse perseguire un solo scopo: allontanare immotivatamente dalla mia figura di genitore nostra figlia G…. che allora aveva 2 anni. La sig.ra riteneva e tuttora ritiene a distanza di 11 anni che nostra figlia sia di sua esclusiva proprietà e che deve amare solo lei. Il condizionamento e stato tale che è riuscita a farne, in parte, una complice nel suo progetto di distruzione paterna.

Ha sempre vissuto grande malessere il fatto che G….., come è giusto che sia, possa amare anche al padre. La madre sa amare solo attraverso il possesso. Infatti secondo lei non è nostra figlia, è sua figlia.

La gravità della situazione è emersa nel corso degli anni. Oltretutto le decisioni più penalizzanti sono arrivate dalle persone alle quali, credendo nella giustizia, mi sono rivolto chiedendo aiuto.

Mio malgrado mi sono reso conto che pochissimi considerano importante il desiderio che ho di occuparmi di mia figlia, seguendola nel suo processo di crescita, trasmettendole i valori e l’ amore che a mia volta i miei genitori hanno trasmesso a me. Il ruolo che mi assegnano è quello di garantirle la sicurezza economica. A crescerla ci penserà qualcun altro.

Ho sempre stretto i denti. Ho sopportato l’essere ridotto in miseria, di non poter ricostruirmi una mia vita privata. L’unica cosa che non posso e non voglio più sopportare sono gli ostacoli posti fra lei e me. Le ingiustizie subite nel corso degli anni sono molteplici e consultabili esaustivamente al blog eremita65.com nel quale ho scritto in 39 capitoli (ritenendolo necessario per far comprendere a chi si fosse interessato alla vicenda la gravità di quello che è accaduto) quella che ho definito “un’informativa di reato all’opinione pubblica”.

2 anni fa saturo di subire ho iniziato ad attaccare. Non la mia ex moglie che è sicuramente colpevole e che nel mio blog ho paragonato ad una pistola. Pericolosa certo ma del tutto innocua se non viene premuto il grilletto.

Nel corso degli anni attraverso l’operato di alcuni magistrati e le loro sentenze (tutte volte ingiustificatamente a tutelare esclusivamente la figura materna) hanno dato prova di accanimento giudiziario nei miei confronti. Sono un militare dell’Arma, ho dedicato e dedico la mia vita a servire la Giustizia. Quando sono stato io ad averne bisogno, la Giustizia mi ha voltato le spalle.

Ho formulato precise e dettagliate accuse sporgendo regolari denunce.

Ho utilizzato il mio blog come vetrina liberamente accessibile (almeno sino a quando non verrà oscurato dall’alto), proprio per cercare di mettere a conoscenza l’opinione pubblica della mia vicenda.

Nel novembre del 2010 scrissi una lettera al Presidente della Repubblica nella triplice veste di Primo Cittadino Italiano, di Comandante supremo delle Forze Armate e Presidente del CSM.

A questa missiva il Quirinale rispondeva con una nota-standard: una mini lezione di giurisprudenza spicciola e banale con cui si dichiarava l’incompetenza del Capo dello Stato che, non potendo intervenire direttamente, avrebbe però provveduto ad inviare la documentazione al CSM per le valutazioni e le eventuali iniziative di competenza. Non ricevendo alcuna comunicazione dal CSM, nonostante a dicembre 2010 mi sia recato di persona a Palazzo dei Marescialli per chiedere lumi circa l’iter della pratica, nel mese di marzo 2011 decidevo di dare inizio alla protesta pubblica, tramite uno sciopero della fame presso il Quirinale protratto per circa 20 giorni.

Non potendomi assentare ulteriormente dal Servizio, alla fine di marzo facevo ritorno a Genova, speranzoso che il mio gesto avesse sensibilizzato il primo cittadino italiano, ma soprattutto gli organi competenti. Purtroppo questa mia speranza è rimasta tale in quanto nulla progredì verso l’applicazione della Giustizia.

In data 24 maggio 2011 facevo nuovamente ritorno a Roma per riprendere sempre sotto il Quirinale la protesta pubblica basata sullo sciopero della fame.

Dopo 33 giorni e due ricoveri in ospedale, sospendevo lo sciopero della fame (che altrimenti avrei proseguito ad oltranza) a seguito della presentazione di una interrogazione parlamentare al Ministro della Giustizia presentata dall’API a cui sono seguite le due presentate dal Partito Radicale e quella presentata dal P.D.L.

Nel frattempo continuavo però il presidio sotto al Quirinale dove per un periodo di 25 gg innalzando la soglia della mia protesta, decidevo di rimanere ad oltranza anche di notte.

I primi giorni del 2012 dovevo interrompere il presidio, per gravi problemi di salute di mia madre, facendo ritorno a Genova.

Moltissime associazioni del privato sociale hanno sostenuto la mia iniziativa. Il mio, pur non essendo un caso isolato è diventato l’emblema di un disagio sociale diffuso, che abbraccia una moltitudine di persone.

A più riprese le associazioni che mi hanno sostenuto inviarono durante la mia permanenza nella Capitale lettere ufficiali, sia via mail che cartacee, sia inviate per posta ordinaria che consegnate a mano all’Ufficio Protocollo del Quirinale chiedendo esplicitamente al Presidente di intervenire. Nessuno ha mai ottenuto la benché minima risposta. Anzi a sollecitazioni telefoniche da parte di Presidenti di Associazioni il Colle rispose di non sapere nulla della vicenda, ne’ tanto meno della mia presenza a Roma (particolare piuttosto strano visto che il personale appartenente alle forze di Polizia e responsabili del servizio di vigilanza esterna al Presidente redigevano e consegnavano quotidianamente agli uffici preposti del Quirinale una relazione scritta inerente la mia presenza ed il mio comportamento. A ciò bisogna aggiungere le decine di telecamere della vigilanza che mi riprendevano).

Alcuni organi di stampa, alcune radio e tv locali genovesi e romane hanno trattato la mia vicenda.

Evidentemente la mia protesta dava e da fastidio. Tocca i Poteri Forti. E’ basata su prove incontestabili, quindi va oscurata.

Forte è il disprezzo che si continua a dimostrare nei miei confronti sotto molteplici aspetti: come padre, come Carabiniere e come cittadino italiano onesto.

 

Dal 23 di ottobre c.a. dal lunedì al venerdì dalle ore 09:00 alle ore 13:00 ho ripreso la mia protesta civile e non violenta questa volta sotto il Tribunale di Genova (autorizzato dall’autorità di Pubblica Sicurezza sino al 1 Gennaio 2013 e supportato logisticamente dall’Associazione Papà Separati Liguria) da dove mi allontanerò solo ed esclusivamente quando avrò ottenuto mia figlia ed il mio stipendio per intero.

Ho iniziato dal 29 novembre uno sciopero della fame che si protrarrà se necessario sino all’estrema conseguenza (ad oggi ho già perso circa 8 kg).

Chi mi conosce sa che andrò fino in fondo.

Questa mia storia deve cessare. Basta! Mi manca troppo la mia bambina. Mi manca il tempo che trascorrevo con lei, i giochi, le confidenze, il sentirmi chiamare ancora papà, i suoi baci. Mi manca vederla crescere e partecipare al suo processo di crescita, vederla diventare adolescente.

Se queste persone che dovrebbero essere portatori di giustizia credono che mi fermi si sbagliano di grosso. Non ho più nessuna intenzione di continuare a soffrire senza avere commesso nulla. Possono spezzarmi ma non riusciranno a zittirmi o a piegarmi (sono arrivati persino a: condannarmi per minacce e lesioni senza prove e senza testimoni solo sulla parola della mia ex suocera. Il 23 Gennaio prossimo venturo ci sarà l’udienza in Cassazione. Se sarà necessario ricorrerò alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo; demandare la mia pratica di divorzio ad uno dei magistrati da me denunciato due volte).

 

Allo stato attuale la mia protesta sotto il Tribunale genovese ha ottenuto l’effetto di creare un grosso fastidio ed imbarazzo tra i magistrati.

Un dato importante: nessuno tra magistrati, avvocati ed assistenti sociali chiamati in causa attraverso le mie denunce ed il mio blog (in cui li ho accusati pubblicamente facendo nomi e cognomi) si sono sentiti in dovere di difendere la loro reputazione. Non hanno alcun elemento per dire che affermo il falso e di conseguenza non avranno mai il coraggio di affrontarmi in un’aula di tribunale. Quindi preferiscono il silenzio. Sperano che la situazione si affievolisca con il passare del tempo confidando anche nell’aiuto, già arrivato, dei loro colleghi di Torino competenti per territorio che senza svolgere la benché minima indagine stanno archiviando le denunce da me presentate.

Io le ho ripresentate denunciando anche il P.M. di Torino per omissioni di atti d’ufficio.

Preciso che l’aver sin da subito dimostrato ai miei superiori la fondatezza delle mie accuse e le prove a sostegno e l’aver tenuto da sempre un comportamento ineccepibile sotto ogni aspetto, sono stati elementi che hanno indotto l’Arma dei Carabinieri a non ostacolare mai la mia protesta, permettendomi di compiere gesti che mai prima d’ora nessun militare della Benemerita aveva fatto.

 

L’amore nei confronti di mia figlia, la paternità negata e la dignità calpestata sono le molle che mi hanno spinto ad iniziare questa mia protesta

Il CSM a distanza di due anni non ha ancora intrapreso nessuna attività.

Attualmente la mia pratica di divorzio iniziata l’anno scorso a maggio è stata consegnata al 5° Magistrato (ripeto il 5° magistrato in un anno e mezzo) che sarà deputato a seguirla. In questo anno e mezzo di udienze inutili hanno portato mia figlia 2 volte in tribunale. Ciò sempre per dare seguito a richieste presentate dalla mia ex moglie nonostante io li avessi diffidati dal farlo. Uno stress mentale da evitare ad un’adolescente (13 anni). Purtroppo per loro mia figlia al di là di riferire che sono un papà severo (sempre secondo il suo giudizio) e che si vergogna della mia protesta (questo è stato da lei indicato quale motivo per cui non vuole venire con me). Io non le ho mai parlato della mia protesta. E’ stata la madre raccontando chiaramente la sua verità. A tutto ciò aggiungiamo che la mia ex ha un’attività commerciale, quindi un reddito, ma sono sempre costretto a pagare.

Posso anche morire di fame fuori dal Tribunale di Genova, ma non riusciranno mai a togliermi la dignità e l’orgoglio di voler essere padre, Carabiniere e cittadino italiano onesto.

Genova, 21 dicembre 2012

Fabrizio Adornato