Riceviamo e pubblichiamo la lettera giunta in redazione
Caro presidente del consiglio Conte,
Sono una ragazza italiana, nata e cresciuta in Sicilia. Da circa dieci anni ben integrata in Toscana. Regione che adoro, anche se il primo amore non si scorda mai.
Ho voluto sottolineare le mie origini per far comprendere quanto io sia attaccata alle mie tradizioni e quello che in molti chiamano paese retrogrado, mafioso, incivile, arretrato, è invece un paese ricco di storia che mal percepisce la modernizzazione, un po’ perché è come una farfalla alle quali si tarpano le ali e un po’ perché i Siciliani amano la loro terra e in loro è intrinseca la paura della novità e di incombere in quell’asetticismo che caratterizza molti popoli super industrializzati.
Forse la starò annoiando e lei non avrà di certo il tempo per stare dietro ad una email di una cittadina qualunque, una cittadina come molti altri identificata con dei numeri. Quei numeri che tante volte vediamo sul telegiornale.
Sono anche consapevole che in questo periodo ci sono cose ben più importanti a cui pensare, con il Covid da battere tutto il resto va in secondo piano.
Però in questo periodo, seppur fermo, io al futuro ci penso, il futuro cresce dentro di me, penso che le persone che riusciranno a vincere questa battaglia dovranno fronteggiarsi poi con una società da cui ripartire e ricostruire a piccoli pezzi. Io ho 24 anni, e aspetto un bambino, e tante donne come me portano in grembo una vita, che giorno dopo giorno si prende i suoi spazi e che un giorno saranno il nostro aiuto, la nostra nuova società, i nostri lavoratori, i nostri ministri, i nostri muratori, i nostri scienziati.
Noi donne abbiamo combattuto tanti anni per vederci riconosciuta un’eguaglianza di fronte ai diritti riconosciuti agli uomini. Molte battaglie le abbiamo vinte, altre le abbiamo dimenticate e altre ancora sembrano scontate ma tanto scontate non sono. Si pensa così tanto alla famiglia e ad approvare leggi che la riguardano.
Ma non si pensa mai alla famiglia che può essere costituita solo da madre e figlio. Io chiedo da donna che mi venga riconosciuto il diritto di scegliere il cognome da dare al mio bambino, quel bambino che porto in grembo per nove mesi, dovendo rinunciare a tante cose, e poi a dovermi curare con grande attenzione, vedere il mio corpo cambiare e riempirsi di smagliature a 24 anni. Ad affrontare un parto, che seppur bello anche doloroso e molte volte difficile. Alcune volte a morire per quella vita, a sacrificarci come chi combatte una battaglia.
A crescere un bambino, e ricorrere ad ogni suo bisogno. Sono anche tante le volte che una donna viene abbandonata dal suo compagno, che solo per pretesto di possedere un qualcosa, pretende il riconoscimento del figlio biologico, per poi sparire di nuovo e affrontare i pochi obblighi anche con grande malavoglia.
La donna ha lo stesso identico diritto di un uomo, sia sposata che single, se non credo fermamente superiore, di mettere il proprio cognome al figlio. Quella donna che adesso lavora come l’uomo e che nel frattempo però allatta. All’uomo è stata riconosciuta la paternità e a noi donne non viene garantita nemmeno la Scelta di vedersi riconoscere nel proprio figlio. Le chiedo in questo periodo, quando ha il giusto tempo di prendere in considerazione questa legge e affrettare i tempi che già sono stati fin troppo lunghi. Lo faccia per il futuro che in questi mesi continua a nascere e a lottare. Lo faccia per noi donne che seppur attaccate alla tradizione vogliamo vederci riconoscere un diritto più che naturale.
Vorremmo che anche le lotte e le sfide a cui noi donne andiamo incontro, in una cosa che per molti è la normalità, che è la maternità, gli possa venir dato un titolo e un riconoscimento.
Lo faccia per tutte quelle donne alle quali non viene riconosciuto alcun talento se non quello dell’aspetto esteriore, per una volta riconosca da uomo il nostro talento più grande. Quello di dare Vita e di dare la Vita.
Per molti potrebbe contare ben poco, per noi potrebbe essere una enorme vittoria. Mi rivolgo a lei, adesso nostra guida e padre dell’Italia stessa, a lei che ha anche lo stesso nome che vorrei dare a mio figlio, e se riusciremo a vincere anche questa battaglia, non avrò dubbi su che nome avrà questo bimbo.
Con riconoscenza
Una donna, una ragazza, una cittadina, una Madre del Futuro.