Brett è la donna di Hap. Hap Collins. Lei è quella rimasta viva più a lungo, perché Hap, nonostante commenti spesso il suo stato di uomo sotto la media, al di là dell’eccezionale ironia e le spiccate capacità nella lotta, di donne ne ha avute un buon numero, e quasi sempre finite male. Tutte molto belle, però. E comunque Brett è diversa dalle altre: rossa, anche lei bella da far paura, ha un carattere sanguigno e spigoloso come la scheggia di un vetro rotto da un distributore di preservativi. Spesso parla come un uomo, reagisce come un uomo, commenta le donne come un uomo. Ma è una donna. E il modo di dipingerla di Joe Lansdale, nelle sue storie incredibili e affascinanti (non a caso Ammaniti fa sapere che consiglierebbe a un analfabeta di imparare a leggere solo per poterlo conoscere), ne ha fatto una sorta di icona: una femmina mozzafiato simbolo dell’azzeramento delle distanze sociali fra uomini e donne. Nel mondo creato dello scrittore statunitense con base nella cittadina di LaBorde, in Texas, un mondo dove lealtà e cattiveria fanno a pugni (ma alla fine vince ai punti la prima), Brett, creata quasi come perno della maggior parte delle vicende che coinvolgono Hap, potrebbe quasi essere beatificata. Per la purezza dei sentimenti nata da un cervello che in quanto a meriti va di pari passo col corpo. Ora: il pregio di Lansdale, cioè ciò che ne ha fatto lo scrittore pulp – ma probabilmente è una definizione che gli sta stretta – più importante al mondo, sta nella capacità di raccontare con una prosa incredibilmente versatile, poetica e scabrosa, asciutta e melodica, un perfetto esempio di realtà, uno spaccato del mondo esattamente così com’è, esasperato nelle inclinazioni malvagie fino al limite del possibile. Ecco: questo era pensabile fino a prima dell’avvento del modus vivendi che lentamente è stato impiantato in Italia a partire dalla fine degli anni Settanta. Perché se un giovanotto che non ha dimestichezza col mondo dei libri seguisse il consiglio di Ammaniti, accostandosi alla lettura partendo dalla creatività di Lansdale, troverebbe surreale che una donna bella e intelligente possa essere motore di quel mondo così uguale al nostro. Insomma: stando alla storia che questo paese ha raccontato dai tempi della “rivolta dei puffi”, dallo stabbene craxiano alla diffusione dei contenuti televisivi del Cavaliere più noto d’Italia (quando ai famosi pretori rampanti che provavano a ribellarsi all’illegalità venne contrapposta l’interconnessione per cassettazione, così simile nel senso profondo all’immagine ghediniana dell’utilizzatore finale), le donne sono nulla più che rappresentazioni carnali del desiderio sessuale maschile, da pagare per lo stesso motivo che spinge a toccarne le forme con la bava alla bocca. Dimostrazione di potere. Potere. Potere. Quello che di potere ne ha più di tutti in Italia è, a rigor di tasche, Silvio Berlusconi: la sua ascesa al trono della sala del bunga bunga è cominciata ai tempi della bombe alla Standa e a casa sua, con la consecutiva assunzione dello stalliere-assassino. Da allora gli italiani hanno cominciato a somigliargli, a comportarsi come lui. Le generazioni hanno cominciato a prenderlo sul serio, al punto da credergli e da osannare le sue idee, dal Milan a Maria De Filippi. Ecco perciò le massaie davanti Canale5, alle due del pomeriggio, a farsi raccontare le finte vite davvero private di ragazzi e ragazze cresciuti a latte e veline. Ed ecco la femmina piena di curve e vuota di senso critico, di amor proprio, di senso della legalità, senso del dovere. Ecco la madre che spinge la figlia ad essere a immagine e somiglianza della letterina, della cortigiana dipinta sui rotocalchi del premier. I tempi del “dogmatico rispetto verso le istituzioni” che cantava Battiato sembrano lontanissimi: la donna entrata nel sistema di potere italiano è per volere padronale bella e stupida, sensuale e sfacciata, affascinante e irrispettosa. Non ha vergogna dei suoi gesti e non ha paura di aggredire. È questo stato di cose che ci consegnano i moderni tempi italiani: chi, venuto fuori dalla generazione berlusconiana, si accosta a Lansdale e legge di Brett potrebbe far fatica ad accettarne la natura. Non può essere donna, direbbe. Eppure le donne come Brett, magari meno belle e dalle espressioni meno volgari, ma cariche allo stesso modo di dignità, rispetto per sé stesse e senso della giustizia, esistono in questo Paese ostaggio dell’apparenza. Esistono e dove possono farsi sentire non sfigurano, anzi. Per ultima è venuta fuori, agli occhi della massa, Susanna Camusso. È riuscita ad arrivare al vertice del gruppo di lavoratori riuniti fra loro attraverso il più democratico dei meccanismi sociali attivati dal basso: difficilmente una abituè del bunga bunga riuscirebbe a considerare l’ipotesi di farsi strada da lì.
Eppure il vaso sta per rompersi. Il sultano lo ha riempito così tanto da portarlo sull’orlo del crak. Dovesse esplodere ne riceveremmo le schegge, ma avremmo la possibilità di riportare questo paese su una strada pulita. Niente immondizia, niente modus vivendi dedito alle notti bianche all’ombra del palo da lap dance. E il vento tornerebbe ad agitare la piuma, mobile come una donna. Libera.