L’INTERVISTA

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Oggi incontriamo una donna che non ha bisogno di presentazioni, Chicca Olivetti, fondatrice del  Movimento “Metà di tutto – 65 sì ma con onori ed oneri”, un movimento nato su facebook ma che si sta concretizzando su tutto il territorio italiano, con una popolarità e una forza crescente, che ha portato all’attivazione di numerosi gruppi in ogni principale città italiana e alla creazione di un blog “La metà di tutto”.

È un movimento apartitico e trasversale, che ha preso forma il giorno in cui fu annunciato l’innalzamento dell’età pensionabile della donna a 65 anni, con l’intento di parificare la legislazione italiana a quella europea e che ha un unico obiettivo: “Portare avanti le donne”.

Il motto che ha scelto per il suo movimento è: «Metà di tutto, dal condominio alla Consob».

Ma cominciamo a parlare con Chicca.

Chicca Olivetti, hai recentemente scatenato un dibattito giornalistico che ha visto intervenire le firme importanti della Bernardini De Pace, di Maria Rita Parsi e Ritanna Armeni, dopo la tua dichiarazione in cui denunciavi la completa assenza delle donne dall’ondata di scandali e malaffare che avevano segnato questa calda estate italiana. Credi veramente che le donne siano immuni dalla corruzione?

Io sono convinta che le donne abbiano una maggior coscienza etica. A chi sostiene che questo non è vero io rispondo: “metteteci alla prova e poi vedremo”.

Hai appena affermato che «rimuovere gli ostacoli a una maggior presenza di donne nei posti di comando della politica è una questione non più rinviabile.»

Come possiamo rendere praticabile questa strada?

Io credo che ci sia un unico modo: essere tante, unite e coese. Se questo accadrà ci prenderemo i nostri diritti.

“In Italia per avere successo servono donne e cocaina” (Giampaolo Tarantini).

Succede proprio così, che le donne in Italia siano considerate solo come oggetto di scambio?

È una storia vecchia come il mondo. Non credo sia un problema solo italiano il fatto che le donne vengano usate.

Diciamo anche che queste donne si lasciano usare.

Il tuo gruppo nasce su facebook. Secondo te è con l’utilizzo di nuovi mezzi di informazione, come internet, attraverso l’uso di piattaforme sociali, dei blog e di siti specializzati che si possono attivare e mobilitare le donne?

Certamente, noi siamo nate come movimento proprio sul web, su facebook, e poi dal virtuale siamo passate al reale. Ecco, importante è non fermarci, non rimanere soltanto un movimento virtuale. Perché le idee che nascono nel virtuale devono poi trovare il modo di concretizzarsi.

I blog, le testate giornalistiche on line sono ottimi strumenti di informazione e di comunicazione e ci permettono di conoscere in modo rapido e veloce notizie che altrimenti sfuggono ai canali informativi tradizionali.

“Giù le mani da Sakineh!”

Hai lanciato sul web e dal tuo sito quest’appello per Sakineh, giovane donna iraniana di 43 anni, madre di due figli, condannata a morte con la pena della lapidazione.

Sappiamo che sei intervenuta anche in altre situazioni internazionali, lanciando un appello per la liberazione di Ingrid Betancourt, giunto al Parlamento Europeo e poi all’ONU, dalle pagine de “Il Corriere della Sera”.

Pensi che il caso di Sakineh sia emblematico per rilanciare i diritti umani e che si possa parlare di “diritti delle donne”?

Ritengo giusto che ci si mobiliti quando vengono lesi i diritti fondamentali della vita, a prescindere dal sesso.

Ti faccio la domanda banale, però questa ti permette di essere chiara con le nostre lettrici/lettori. Sei d’accordo con le quote rosa?

Non mi piace il termine quota rosa, mi fa venire in mente qualcosa di perdente.

È stato abusato come termine e senza riuscire ad ottenere niente.

Per questo mi rifaccio al nome del mio movimento: “Metà di tutto”

Vogliamo la metà di tutto e dobbiamo per questo rompere il monopolio maschile,

dobbiamo prenderci i nostri diritti senza domandare; non c’è una parte a cui dobbiamo chiedere in maniera lamentosa, ma un percorso da condividere, insieme uomini e donne.

Femminismo degli anni ’70 e battaglie per l’emancipazione: credi sia necessaria una nuova ondata femminista oppure pensi siano necessari nuovi strumenti?

Il femminismo ha avuto senz’altro un grande valore negli anni ’70 ma ormai sono passati 40 anni e altre sono le battaglie per le quali dobbiamo combattere.

Oltre a una maggiore consapevolezza e coscienza delle donne delle proprie capacità e valore, anche negli uomini si è attuato un percorso di autocritica, per cui possiamo cominciare a camminare insieme e a condividere le scelte importanti per la nostra vita e per il nostro paese.

Penso che questa sia una battaglia che deve unire donne e uomini.

Deve essere la battaglia per un vero cambiamento, un cambiamento di fatto, di riconoscimento di merito, di apertura ad un mondo diverso, che non sia più sempre e solo fatto dalle stesse facce, dalle stesse persone, da tutti e soli quegli uomini che, oltre a bloccare noi donne, bloccano anche i giovani.

Parliamo ora un po’ di te…

Raccontaci cosa significa per te “portare” un cognome così importante…

Significa avere una doppia responsabilità per ogni cosa che faccio.

Qualcuno potrebbe chiederti qual è il tuo obiettivo, e come mai una bella e ricca signora, abituata a frequentare salotti, voglia scendere in campo e affrontare tematiche così forti come quelle della “rappresentanza femminile”.

Tu cosa rispondi?

‘Salotto’ è una parola che odio e non mi riguarda. Amo vedere persone con cui posso confrontarmi e da cui posso ricevere stimoli per nuove idee.

A chi si rivolge il tuo movimento? Dai alcuni punti di riferimento per i nostri/le nostre lettori/lettrici.

Si rivolge a tutti, indistintamente, uomini e donne purché si abbia la voglia di lavorare insieme aderendo ai principi del nostro Manifesto.

Ci potete trovare su facebook, alla pagina di Metà di tutto, gestita da me e da Alessia Usuelli, coordinatore delle iniziative sul territorio. Se volete impegnarvi sul territorio e fondare un gruppo contattate Alessia sul nostro blog lametaditutto.com e sarete poi messi in contatto anche i nostri coordinatori sul territorio:

Luisa Berardi, Cristian Bonelli, Cinzia Camorali, Elvira Lembo, Anna Zanella… e tanti altri.

Un’ultima domanda: come lo vedi il tuo futuro e il futuro delle donne in Italia?

Come vedo il futuro? il futuro si costruisce ogni giorno, nel presente. Ed io ogni giorno dedico molto del mio tempo a questo gruppo, che spero tanto riesca ad ottenere gi obiettivi che ci siamo posti.

Il Manifesto

Il nostro movimento ha preso forma il giorno in cui fu annunciato l’innalzamento dell’età pensionabile della donna a 65 anni, con l’intento di parificare la legislazione italiana a quella europea.

Noi abbiamo pensato che era GIUSTO.

Finalmente, oltre alla pensione a 65 anni, ci avrebbero dato ANCHE le altre parità delle donne della CEE: un welfare migliore, che aiuti le donne ad accedere al mondo del lavoro, più incarichi di responsabilità, più incarichi istituzionali. Come nel resto d’Europa.

Invece ci hanno dato soltanto l’innalzamento dell’età pensionabile.

Il resto NULLA.

Allora abbiamo capito che se NOI STESSE non ci prenderemo i nostri diritti con le nostre forze, e solo con le nostre forze, saremo sempre donne mortificate e non considerate.

Ora vogliamo la METÀ DI TUTTO.

Questa non è solo una battaglia al femminile, è una battaglia per un grande CAMBIAMENTO.

Con noi ci sarà più ETICA, più MERITOCRAZIA, più POSSIBILITÀ PER I GIOVANI.

SINO A OGGI ABBIAMO:
– fondato un gruppo
– raccolto migliaia di adesioni
– creato il blog: lametaditutto.com

NON POTEVA BASTARE
Ora stiamo anche formando gruppi sul territorio. Siamo stati in diverse città e in ognuna di esse c’è un responsabile del gruppo reale.

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