Nel 2007, l’entrata delle Isole Eolie nell’Unesco ha provocato la chiusura delle cave di pomice e la conseguente perdita del posto di lavoro per ben 39 famiglie, oltre l’interruzione di tutte le attività connesse. Come per esempio, la diminuzione dei collegamenti con la nave di Napoli, un tempo, sempre piena di camion per il carico della pomice. Qualche anno fa, centinaia d’isolani furono costretti a occuparla inseguito all’avanzata possibilità di sopprimerla del tutto. Per anni, l’estrazione della pomice e la sua lavorazione hanno costituito un pezzo importante di tutta l’economia isolana. I nostri nonni e bisnonni hanno lavorato in quelle cave.
Dal 2007 per le 39 famiglie è iniziato un lungo calvario. La promessa era un piano di riconversione che avrebbe assorbito tutti gli operai. Di fatto, questo piano non è mai stato attuato.
Così ci racconta Maurizio Cesario, ex lavoratore Pumex:
“Affinché le Isole Eolie diventassero patrimonio dell’umanità, una delle cose imprescindibili era la chiusura delle cavi, ma un’intesa tra regione, enti locali e Unesco garantiva che per i dipendenti della ditta, attraverso un piano di riconversione, sarebbe stata trovata una sistemazione lavorativa alternativa”.
Che cosa è successo in realtà?
“La chiusura dell’azienda è avvenuta nel 2007, solo nel 2008 abbiamo iniziato un percorso di lavoro, con un contratto a progetto a tempo determinato per il Comune, che è stato rinnovato di anno in anno fino al 2010, per tre anni. Attendevamo per quest’anno l’approvazione di un emendamento di 800 mila euro, la quota annuale che serviva a pagare tutti noi, votato favorevolmente dall’ARS, ma il commissario dello stato ha revocato 33 emendamenti, su questi 33 c’eravamo anche noi.
Per isole come le Eolie, l’economia gira intorno a pochissime attività, l’ospedale, la scuola, il museo, il comune, l’edilizia, il turismo. Bastavano già la crisi e i tagli della regione a far tremare tutti i padri di famiglia.
Da mercoledì mattina gli ex operai della Pumex hanno occupato il tetto della chiesa di Sant’Antonio limitrofa al municipio.
“Il sindaco, le forze dell’ordine e il comandante dei vigili ci hanno chiesto di scendere, informandoci che potremmo incorrere a denunce, ma noi abbiamo deciso di continuare ad oltranza.
Non è un’azione contro l’amministrazione, infatti, siamo sul tetto di una chiesa e non al comune.
La decisione nasce inseguito all’incontro di lunedì a Messina, in prefettura. Il prefetto ha indetto una conferenza di servizio con alcuni funzionari della regione, ma non si è presentato. È come se invitassi qualcuno a casa mia e non mi faccio trovare.
A sostituirli dei vice, c’era uno a fare le veci del prefetto, uno dell’assessorato del lavoro, ect…
Una cosa ci è stata chiara subito: Non conoscevano la nostra situazione.
Tuttavia, il sindaco è fiducioso, se la regione approva un qualsiasi progetto, lui sarebbe disponibile a finanziarlo con i fondi del comune”.
Cosa rispondi ai commenti su facebook, dove scrivono che non siete gli unici senza lavoro?
“Mi spiace vedere certi commenti su facebook. Capisco che ci sono moltissime famiglie in questo momento alle Eolie che non hanno lavoro.
Sono orgoglioso di far parte dell’Unesco. Siamo tutti patrimonio dell’umanità, ma stiamo pagando solo noi, la mia ditta ha chiuso per questo. Ci tengo a ricordare che era un’azienda in attivo e in espansione.
Non abbiamo grandi pretese. Ci è stato fatto un tipo di contratto che non ci riconosce ferie, né malattia, né contributi. Ci sono persone di 55/60 anni cui mancava solo qualche anno di contributi per andare in pensione. Eppure non ci siamo lamentati, ci siamo accontentati”.
“Noi non siamo disoccupati! – aggiunge Michela Guerrera – ancora attendiamo il piano di riconversione”.
Avete pensato a cercare qualcos’altro?
Certo. Ma come può un uomo di 50anni che ha lavorato per 25/30 anni alla Pumex, inventarsi un’altra professione e per esempio, andare a fare il cameriere, oggi che il lavoro non lo trovano neanche i più giovani? Io ho difficoltà a 40 anni.
Oggi a Palermo due rappresentanti degli operai Pumex, Bartolo Natoli e Osvaldo Saltalamacchia, insieme ai sindacalisti Clara Crocè e Francesco Fucile e ad alcuni membri dell’amministrazione comunale eoliana hanno incontrato la dirigente generale del dipartimento del Lavoro e delle attività formative, Anna Rosa Corsello.
Abbiamo contattato il Sindaco Marco Giorgianni, dopo l’incontro:
“È stata una di quelle poche occasione in cui si è riuscito a istituire un tavolo tecnico con l’assessorato competente e la massima espressione amministrativa, nella persona della dott.ssa Corsello. Uno dei punti focali su cui ci siamo trovati d’accordo è il riconoscimento normativo della posizione di questi lavoratori che sono rimasti in un limbo. Le leggi attuali non permettono la contrattualizzazione, quindi tutto dovrà passare per una norma particolare e adatta al caso, ma questo non sarà possibile nell’immediato.
Con tutta la prudenza del caso, posso però affermare che pensiamo di aver trovato un’altra strada, stiamo procedendo verso il rinnovo del progetto precedente, ovvero, di ‘Sostegno all’occupazione’, con in più il riconoscimento contributivo che prima non avevano. Una vera ingiustizia che non possiamo più permettere. Nel giro di 15 giorni tutto si dovrebbe risolvere”.
Tuttavia “quest’altra strada”, come conferma la Cgil alla nostra redazione, avrà scadenza il 31 dicembre 2014.
E poi?
Il sindaco tranquillizza se ci sono i fondi, il progetto continuerà: “Sarà il nostro Comune a finanziarlo, come promesso. Anche noi siamo in emergenza, con il 40% in meno di personale, da un giorno all’altro, rischiamo il collasso”.
La crisi c’è ed è per tutti. C’è anche per un’isola che ogni anno in estate accoglie migliaia di vacanzieri, basterebbe andare oltre il rumoroso chiacchiericcio dei bagnanti, i parei, gli yacht che costeggiano la costa, i fondali, i panorami mozzafiato, e accorgersi che le Isole Eolie sono anche persone, gente semplice, con il senso di ospitalità nel cuore, aperta alle diversità, ma soprattutto gente che chiede solo l’occasione di vivere serenamente le proprie isole, lavorando anche quando il sole diventa freddo.