L’Italia dei membri, excursus nella fisiologia di un sistema

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Per membro intendersi ciascuna delle componenti che formano un tutto. Il punto di vista medico lo definisce come ciascuna parte esterna del corpo umano, addetta a una funzione particolare; la cultura popolare, improntata su un modus vivendi con forti accezioni maschiliste, ha poi indirizzato il termine verso una precisazione di tipo sessuale, dotando di tale titolo – come se già fosse carentemente provvisto di appellativi – l’organo sessuale maschile, il pene. Chiamasi, d’altro canto, membro, ciascuno degli individui che concorre alla formazione di una struttura organizzativa che metta in relazione gli elementi stessi che la compongono. Elementi attivi, svolgenti una determinata attività all’interno dell’organizzazione stessa, dunque.

Perciò, analizzando il tutto secondo un’ottica hobbesiana, potremmo definire lo Stato stesso come struttura fisica, dotata di apparati ed organi, di componenti costitutive ed attive in determinate funzioni, legate fra loro da uno stretto rapporto di collaborazione, che garantisce, di esse, il miglior funzionamento e la vita stessa. E, di conseguenza, il miglior funzionamento e la vita stessa dell’organismo statale. Stato come corpo, apparati statali come membra. Fisiologia vuole, tuttavia,  gli organi stessi formati da più e diverse parti, ognuna delle quali competente in specifica mansione. Le cellule. Elementi anatomici fondamentali dei viventi, dizionario alla mano. La struttura base di un qualsiasi organismo, di una qualsiasi entità vivente. «No cellula, no vita» potrebbe dire una parodia della reclame del Martini recitata da Alberto Angela. L’intelletto, a questo punto, suggerisce nei cittadini l’elemento base dell’organismo, l’unità minima del grande impianto giuridico della Nazione. Le cellule dello Stato.

I neuroni stanno in alto – per vedere bene come vanno le cose e per indirizzarle nel verso giusto, quello che loro decidono essere il verso giusto – , i neuroni comandano, e non sono sostituibili i neuroni. Attraverso i nervi –  semplici intermediari della volontà cranica – spostano le membra dove pare a loro, amministrano complessivamente, regolano nel contempo i singoli atti e il comportamento generale dell’essere. Sono quelli che si sbracciano sui giornali e in televisione, che litigano e si insultano, quelli che ogni anno fanno finta di ridursi lo stipendio, gli stessi a cui – inconsciamente – regaliamo palmari e tapis roulant ogni Santo Natale, quelli che ogni tanto vi portano al punto di pensare «ma quando torna Robespierre?». Quelli che trasmettono l’impulso decisionale ai nervi. Non decidono i nervi, applicano, attuano la volontà altrui. Sono quelli che vedete ogni giorno dentro gli uffici del Comune, della Provincia, della Regione, dello Stato, quelli che vi rimandano sempre ad un altro ufficio, quelli che di fronte ad una palese ingiustizia vi dicono «mi dispiace, io non ci posso fare niente», quelli che lasciano i vostri figli a digiuno se non avete come pagare le tasse della mensa. Non giudicano i nervi. A giudicare ci pensano altre cellule, formalmente autonome dal volere della capoccia. Le cellule del fegato, gli epatociti, che agiscono automaticamente. Purificano il sangue, eliminano gli individui nocivi per il sistema e garantiscono pulizia ed efficienza nei processi di metabolismo della legislazione neuronale. Sono le corti, quelle che aprono e chiudono i processi sotto il dettame della cocuzza, quelle che si fanno le guerre tra di loro, quelle là, ce le avete presenti. Lavorano di concerto con i reni, con i nefroni per essere precisi, le cellule renali. Si tratta di escrezione, ovvero un processo fisiologico con cui gli organismi viventi eliminano le sostanze inutili o dannose che si accumulano nel sangue. Insomma, i nefroni sono quelli in casco e divisa che spazzano la strada – il sistema circolatorio –, quelli che nelle carceri di Stato trasformano gli escrementi solidi in poltiglia, e che rendono la vita arteriosa più serena e felice. Il tutto è sostenuto dagli osteoblasti, le cellule del tessuto osseo che hanno il compito di generare nuovi cristalli per sostituire i vecchi. Sono quelli che compilano le graduatorie, che vi fanno passare il concorso e che vi consegnano l’esame per i test d’ammissione all’università in busta aperta, sotto gli occhi increduli degli altri colleghi-concorrenti. E poi ci sono i polmoni. Gli alveoli, e le cellule in essi contenute. Sono loro che spostano gli equilibri, che garantiscono il ricambio di ossigeno all’interno dell’organismo. Sono gli elettori, quelli che permettono allo Stato di respirare, di non soffocare nella propria aria ferma, di non soccombere all’anidride carbonica, di trasmettere l’ossigeno agli organi, alle membra tutte, ma soprattutto alla testa. Ecco. Di tutte le componenti mal funzionanti dello Stato Italia, gli elettori, gli alveoli, sono la parte ridotta nelle condizioni peggiori. Incapaci di ragionare di politica, privati della possibilità di scegliere – chi oggi parla di aver ricevuto il proprio mandato dal popolo ignora (fa finta di ignorare) che una legge ha segato la capacità dell’elettorato di scrivere un nome sulla propria scheda –, la cittadinanza respira il tanfo insopportabile del vecchio, del conservatorismo, rintronata a tal punto da non capire di essere polmone, da non rendersi conto della sua funzione, del suo compito, della sua fondamentale importanza nella vita dello Stato. E quando muoiono i polmoni, muore tutto.

Non più cellule, solo membri. Membri di partiti politici, membri di associazioni apolitiche, membri di categorie, membri di sindacati, membri di logge, membri di cosche, membri di caste. Membri e figli di membri, amici di membri, nonni di membri e mogli di membri, trote di membri, sudditi di membri, membri smembrati e teste di membro, membri di Premier e membri inaspettati, membri importanti e membri inutili, membri grandi e membri piccoli, membri di facciata che coprono membri segreti. L’Italia oggi vive l’età del membro, dominata dalla logica del membro, dove il membro eccede ogni cosa, centro nevralgico di affari ed interessi più disparati, di acquisti e cessioni, unisce e fa vivere insieme dentro il ruolo di membro il delinquente di campagna e il banchiere di città.

Il sistema del membro, il membrorganismo, agisce ormai come entità parallela ma dipendente rispetto alla struttura statale, sfruttando magistralmente le competenze e le mansioni che gli individui assoggettati alla membro-ideologia svolgono formalmente a favore del Paese. Il carattere parassitario di tale membrorganismo risulta perfettamente compatibile – persino complementare – allo spirito inerte e impalpabile della Nazione inebetita, e ciò gli ha concesso di infiltrarsi – nemmeno tanto subdolamente, e con un grado di difficoltà decisamente scarso – all’interno delle forme organiche fondamentali. Un sistema le cui funzioni vitali sono ormai compromesse, dunque, si configura oggi come la squallida ma festosa balneazione dei nuovi soggetti del potere – neuromembri,  nervomembri, epatomembri, nefromembri, osteomembri – nella poltiglia fangosa che essi stessi hanno creato, luogo in cui gli alveoli soffocano, muoiono. Meglio, mutano. Infatti, raggiunto uno stadio evolutivo superiore – auspicabile per il miglior funzionamento del membrorganismo –, gli elettori sono ormai tramutati in pneumomembri, l’arma che, attraverso la propria funzione di contaminazione progressiva dell’ossigeno in circolazione nelle arterie dello Stato, concederà al nuovo organismo parassita di impossessarsi stabilmente e definitivamente delle strutture nazionali, annullando, uno dopo l’altro, tutti i vincoli fisiologici del sistema democratico, stabilendo il proprio potere dispotico e virulento, e ottenendo la piena indipendenza dall’entità madre.

Tali eventi, che ad occhio inesperto potrebbero apparire un fenomeno patologico, ad attenta osservazione clinica si mostrano, però, per quella che è la loro reale natura. Il vocabolario medico-politico la definisce come “decomposizione naturale di una società”. E, seppur il nostro territorio nazionale abbia visto tale meccanismo contaminazione-decomposizione-morte troppo spesso in così pochi anni di vita, la medicina rassicura. Si tratta di un ciclo fisiologico continuo che, alla morte di un sistema costituito, provvede all’insediamento, nella stessa struttura corporea, di un nuovo organismo.

Anche il membro-sistema, dunque, morirà, e dalle sue ceneri ne nascerà uno nuovo al suo posto. Peggiore o migliore? Questo dipende dalle cellule.

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