Dalla Sicilia del secondo dopoguerra alla swinging London degli anni ’60. Un viaggio psichedelico lungo 50 anni, tra stivaletti a punta, capelli a caschetto, vinili, droga e rock ‘n roll. Sicilianità e beat generation uniti insieme da un collante che è insieme filo conduttore e protagonista assoluta: la musica. Questo, e molto di più, è ‘Little Olive’ l’ultimo romanzo di Graziano Delorda, Ferrari editore.
Dopo lo straordinario successo della presentazione che, giorno 30 aprile, ha visto esplodere la sala del Palacultura di Messina, allestita come una stanzetta anni ’60, con tanto di fonovaligia e vinili originali come colonna sonora e le copie del romanzo terminate prima ancora dell’inizio, Delorda si racconta e ci racconta della sua avventura.
Un’avventura di 300 pagine che scorrono morbidamente come la puntina su un vinile degli Electric Prunes. Un’avventura che unisce storie, luoghi, lingue e culture agli antipodi. Sfata alcuni miti per sfruttarne altri. “Unisce la passione per la musica con la sicilianità del suo essere” come affermato dallo scrittore Guglielmo Pispisa durante la presentazione. Accosta la coppola ai capelli a caschetto, giocando con i conflitti e le opposizioni, come Delorda ci racconta: “Sono siciliani che hanno a che fare con Lennon, con i Beatles, con i Led Zeppelin. Mi piacevano questi contrasti che potevano sorgere e li ho portati avanti, perché nei contrasti e nelle eccezioni nascono sempre belle storie”. Ma ‘Little Olive’ non è solo questo: “è un viaggio nel tempo a ritmo di musica – continua Delorda – un’avventura picaresca che parte dalla Sicilia per toccare la swinging London del ’67, anno epocale per gli appassionati del genere. E’ un romanzo con una colonna sonora incorporata, ma non è un libro solo per appassionati. Si parla di band, droga, miti del rock, ma anche di gioventù e di realtà un po’ fuori dalla quotidianità”.
Un romanzo che unisce due delle tre più grandi passioni di Delorda che, accanto ai fumetti, colloca sul podio la scrittura, ma soprattutto la musica. Come sia nata l’idea di una storia che abbia come collante e protagonista la musica, quindi, lo si evince facilmente. ‘Little Olive’ si carica però di ulteriore originalità parlando non del ‘come’ sia nato, ma del ‘quando’. Si tratta infatti di una data ben precisa, l’11 settembre del 2011, intorno alle 19.00 come ci racconta Delorda: “Stavo presentando ‘La serpe nera’ (Pungitopo edizioni, 2011). Avevo già pubblicato due lavori e mi frullavano in mente alcune idee, volevo scrivere, ma volevo essere supportato da qualcosa che potessi maneggiare bene. Spuntò improvvisamente una vecchia conoscenza della Messina musicale degli anni ‘90, Carmelo Gazzè, membro degli Out Key Hole, una band cittadina che ha cavalcato due decenni di musica. Non ci vedevamo da 20 anni, da quando Messina viveva un forte fermento musicale. E a quei tempi, quando tutti andavamo in giro con gli anfibi sentendoci i Kurt Cobain dello Stretto, c’erano gli Out Key Hole, che si riferivano a un altro periodo: quello degli anni ’60, del beat, del garage, dei Beatles, degli Who. Avevano un grande fascino, soprattutto per chi aveva qualche anno in meno. Rincontrare questo amico musicista è stata l’illuminazione. Rivederlo dopo 20 anni con un cd in mano. Ricevere in regalo il loro primo album fresco di stampa. Sentirlo sostenere che di lì a poco sarebbero andati a esibirsi a Londra, nella loro Londra. Tutto questo mi ha fatto pensare che forse valeva la pena concentrarsi su una storia simile. Ho pensato: ‘questi ragazzi fanno ancora musica, da 20 anni…’ Mi sono chiesto: ‘è una coincidenza incontrarlo adesso, ora che ho più bisogno di stimoli? O le coincidenze non esistono?’ Adesso possiamo dire che non era una coincidenza”.
Un incontro rivelatore diventato poi una vera e propria collaborazione. Negli Out Key Hole Delorda non ha trovato solo la spinta, ma anche una valida collaborazione. Una band carica di una sicilianità autentica, unita a una profonda conoscenza musicale, che ha permesso all’autore di “succhiare” (cit.) informazioni, aneddoti, miti, tecnicismi e particolari che hanno reso ‘Little Olive’ un lavoro completo e interessante anche per i non addetti ai lavori. Con la band Delorda ha respirato l’aria rarefatta di una sala prove, chiacchierato al suono del fruscio dei vinili (rigorosamente originali) indagati in ogni sfumatura. Ha conosciuto il colore e i suoni degli strumenti d’epoca, percepito passione autentica. E in ‘Little Olive’ si sente tutto questo. “Il poter frequentare una band che ha come riferimento culturale gli anni ’60, che usa strumenti d’epoca e che conosce fatti e misfatti è stato un valore aggiuntivo” conferma Delorda. “Il mio intento era avere una colonna sonora fissa. E avere una band ‘sixties’ a portata di moto, che quando poteva mi ospitava in sala prove, che veniva a casa mia per chiacchierare e ascoltare musica, e a raccontarmi aneddoti è stato rilevante. Gli Out Key Hole sono stati il condimento, la compagnia e il supporto tecnico che mi serviva”.
Nelle intenzioni di Delorda, produttore del 45 giri degli Out Key Hole, uscito nell’aprile del 2014 (Been to Mars – Madman on the loose, Teen Records), c’era l’idea di allegare al romanzo lo stesso vinile della band. Non a caso, appunto, un vinile! Scelte editoriali e questioni tecniche non hanno permesso all’idea di divenire realtà, ma band e autore rimarranno per sempre legati tra le pagine del romanzo, dove staziona un pub dal nome ‘The Out Key Hole’.
A questa band Delorda deve anche la conoscenza di colui che, non solo per l’autore, ma per l’intera generazione flower power legata allo spirito controcorrente degli anni ’60, è uno dei simboli del decennio che ha cambiato la storia della musica: James Lowe, leader degli Electric Prunes. La voce della band autrice della canzone cui è ispirato il titolo del suo romanzo, è stata per Delorda una vera e propria guida. “Sempre grazie agli Out Key Hole, che ospitarono James a Messina e suonarono con lui, ho avuto modo di conoscerlo. – ci racconta Delorda – Ho avuto il piacere di frequentarlo. Quando ci siamo conosciuti gli parlai del progetto e lui è sembrato più entusiasta di me! E’ stato un supporto straordinario! Leggere il retro copertina scritto da lui mi provoca ancora profonda emozione”.
E sono proprio le parole di James Lowe che meglio sintetizzano lo spirito di questo romanzo che, come sostenuto da Delorda, si compone per tre quarti di invenzione pura, e per un quarto di autentica mitologia rock e ‘cazzeggio’:
“Il romanzo di Graziano Delorda è la porta di una capsula temporale che, con l’energia della musica e la potenza visionaria della sua narrazione, ti catapulterà in un caleidoscopico viaggio senza tempo. Un’avventura divertente, da leggere tutta d’un fiato… come se fosse un vinile raro”.
GS Trischitta