“La mia Lisistrata è un po’ matta, mentre parla di cose spicciole recita brani di Eschilo ma ci pensa il coretto a riportarla sui toni un po’ lascivi della commedia, mi sono divertita a darle un po’ di sana follia. Idealista, assurda ma con un grande rigore mentale, quindi umana. “
Ccosì parla del suo personaggio Vanessa Gravina in scena con la Lisistrata di Aristofane secondo la rilettura del regista Massimo Buoncompagni, una produzione del Teatro Europeo Plautino che chiude la stagione del Teatro dei Due Mari.
“Tra poesia, commedia e dramma, raccontiamo la condizione delle donne di Atene, che sembra in qualche modo assomigliare a quella delle donne di oggi” spiega il regista. Donne nel V sec. a.C. presenti spesso solo come ombra nella politica, dentro un sistema di leggi che non le soddisfano; ed oggi , dati alla mano, le donne costituiscono solo il 19,73% sul totale dei ruoli politici elettivi o di nomina ed il 79,27% degli incarichi istituzionali in Italia è ancora in mano agli uomini.
Questa una delle chiavi per leggere nell’antico un segno già del contemporaneo come ci dice il regista “E’ come un film in “bianco e nero”. Quando ci capita di vedere una vecchia pellicola con una sceneggiatura socio culturale ci sembra che il tempo non sia passato, che tutto sia rimasto come in quegli anni del Novecento dove i sogni di cambiamento erano più forti dei disagi del presente.”
Un sogno di cambiamento con un mezzo paradossale è quello che mette in scena Lisistrata, portando l’interazione uomo/ donna da un piano prettamente legato al bisogno fisico ad uno che si muove sul confronto mentale e verbale, dal quale l’uomo appare in scena chiaramente sconfitto. L’attacco personale che è molto forte nelle commedie politiche precedenti di Aristofane appare in questa smorzato“ Signori non ci prepariamo affatto ad attaccare nessuno dei concittadini, ma al contrario a dire e fare tutto ciò che è bene: perché quanto ai mali bastano quelli che abbiamo”traducendosi in una maniera nuova, meno aggressiva, di fare commedia politica, nel contesto di un quotidiano drammatico. Aristofane l’unico autore della commedia attica antica di cui possediamo opere intere e che delinea sinteticamente in questa commedia il dramma della sua terra, divorata da minacce, guerre intestine e pronta a deporre la democrazia a favore di un montante governo oligarchico.
Vanessa Gravina interpreta la pacifica femminista Lisistrata, colei che scioglie gli eserciti quindi il corrispettivo positivo di Elena di Troia, incarna perfettamente questa trepidazione e questa attenzione attiva ai drammi del presente e convoca delle donne provenienti da varie parti dell’Ellade proponendo loro, restie e riluttanti fin dal principio, di lasciare i mariti a bocca asciutta finchè non deporranno le armi. La carne è debole, molte di loro cedono presto anche dopo le pressioni sempre più pressanti dei maschi ma alla fine Lisistrata ottiene quello che voleva, pur di riavere le loro mogli gli uomini, smascherati nelle loro convinzioni e nei loro intenti, sono pronti a deporre le armi.
La scenografia di Mauro Eusti è caratterizzata da un grande paravento luminoso e colorato dietro il quale, con il gioco delle trasparenze, si fronteggiano i cori; la commedia venne rappresentata per la prima volta nel 411 a.C. alle Lenee , in un momento drammatico per Atene dopo la disfatta in Sicilia e la guerra del Peloponneso che riavvampa contro Sparta, come le fiamme che gli uomini vorrebbero appiccare sulle donne riunite ed arroccate sull’Acropoli che loro prontamente spengono e respingono.
La protagonista, pacifista ante litteram, rileva il ruolo della donna che sa riappacificare gli animi in una terra fatta di una concordia comune come un gomitolo di boccioli e costruire una politica su valori importanti che danno anche all’uomo, un po’ deriso ed esasperato nella sua estrema semplicità e nella virilità espressa in maniera plateale, una nuova dimensione di “normalità”.
A livello strutturale si tratta di una commedia giocata tutta sulla sovversione e sul doppio senso, ma in modo giocoso si discute di fatti molto seri, come il valore della pace e l’importanza dell’amore che possa in un senso nuovo e più partecipato unire il maschile con il femminile.
Combattere per la pace diventa occasione per riscoprire i propri diritti di donna “In una società gestita dall’universo maschile non è facile essere donne, bisogna usare molto il cervello, essere adattabili ed essere più brave della media, accollandosi anche i rischi” ci dice la Gravina.