14 aprile 2010 – Loris Foti è il nuovo segretario provinciale del Sicet Cisl, il Sindacato Inquilini Casa e Territorio che si occupa della difesa e dell’affermazione al diritto alla casa e all’abitare. Foti è stato eletto ieri sera al termine del Consiglio provinciale che ha ratificato le dimissioni di Matteo Lentini dopo ben 8 anni alla guida del Sicet.
“E’ una sfida affascinante quella che ho accettato – ha detto Loris Foti – soprattutto in una città come Messina dove casa è sinonimo di difficoltà ad abitare, speculazione, mancanza di regole. Una città dove il risanamento è assolutamente parziale e incompiuto. Basti pensare che per sopperire al fabbisogno abitativo di tutti i 2431 nuclei baraccati sarebbe necessaria la somma di 800 milioni di euro. Nella politica abitativa Messina paga ancora i riflessi indotti del terremoto del 1908 anche se il perpetuarsi nel tempo di costruzioni di alloggi ultrapopolari lungo le vallate di alcuni torrenti sembra non aver dato alcun insegnamento nel corso degli anni, salvo poi rimbalzare alla mente durante i tragici eventi alluvionali avvenuti lo scorso ottobre”.
Nel corso della sua relazione Loris Foti ha tracciato la situazione delle politiche abitative in Italia e in Sicilia, regione in cui vi è un fabbisogno abitativo di oltre 60mila alloggi e l’80% delle edilizia popolare o residenziale pubblica è in condizione di grave vetustà. “Eppure – ha sottolineato il neo segretario – i fondi per un intervento iniziale ci sarebbero pure. Si tratta di fondi Gescal residui che non sono stati programmati per circa 100-120 milioni di euro e che potrebbero essere utilizzati per le politiche abitative”.
Sulla realtà messinese, Loris Foti ha evidenziato quali dovrebbero essere le priorità. “La necessità di un nuovo PRG – ha spiegato – ancorché reso obbligatorio per le mutate condizioni sociali, strutturali e demografiche della città, appare un argomento strategicamente deviante e temporalmente inappropriato rispetto alla necessità di intervenire con atti immediati per frenare quelle che potremmo definire autentiche derive urbanistiche. Tutto ciò in assenza, fra l’altro, di un più utile Piano Strategico per le periferie come necessario strumento di programmazione delle politiche sociali e abitative”.
Nel corso della sua relazione, il neo segretario del Sicet si è soffermato anche sui recenti disastri idrogeologici che a suo parere “appaiono solo marginalmente causa di fenomei naturali e ingovernabili ma più probabilmente frutto di politiche urbanistiche e del territorio prive di programmazione, lacunose nell’applicazione di criteri tecnico-professionali e seri studi geologici, apparentemente non esenti da commistioni di interessi lontani dal bene comune. Vi sono carenze sulla pianificazione urbanistica e territoriale e un fenomeno così diffuso – ha detto – va ricercato più nell’approccio culturale degli amministratori locali nel tempo che nella natura infausta.
La riduzione dei vincoli pubblici nei processi di trasformazione urbana, la deregolamentazione progressiva e speculativa stanno sovvertendo il rapporto tra regola pubblica e iniziativa privata. In questo contesto – ha sottolineato Foti – appare calzante il tema della riqualificazione urbana della zona del Tirone dove risulta legittimo, anche al cittadino comune, il dubbio che si tenti di dare a queste operazioni, fortemente convenienti per la parte privata, una parvenza di socialità, mascherando questi interventi come risposte all’emergenza urbana e abitativa. Occorre – ha concluso – affermare la tutela del territorio, il diritto alla sostenibilità urbana, il diritto alla vivibilità della città”.