«Il mio rispetto va a tutti. Credo che ognuno, al di là di quello che può aver fatto nella sua vita, meriti rispetto in quanto essere umano.
Però questo non può limitarmi nel mio diritto di cronaca». Agli insulti Tiziana Di Masi risponde così, con una superiorità morale che difficilmente chi è impregnato di cultura mafiosa sin dai primi anni di vita può accettare e comprendere. La sua risposta è un’etica di vita che lei ha portato sui palchi d’Italia in una tournée che con 127 tappe ha attraversato il Paese, e ancora viaggerà fino all’ultimo spettacolo, il numero 135 che sarà il 19 aprile a Riva del Garda.
Il suo ultimo lavoro si chiama “Mafie in pentola” ed è uno spettacolo che lei definisce “estremamente spiazzante”: «Le persone si aspettano il solito spettacolo. Siamo tutti d’accordo sui contenuti, ma spesso chi fa antimafia usa toni accusatori. Il mio spettacolo invece è estremamente spiazzante perché è un alternarsi di momenti conviviali, in cui i fortunati che selezioniamo si siedono a un tavolo con me e mangiano i prodotti di Libera, e momenti di denuncia, in cui io spiego cosa c’è dietro alla filiera alimentare controllata dalle mafie».
Il pugno allo stomaco è servito, ma ha un effetto positivo: «Crea una nuova consapevolezza su come anche con un piccolo gesto possiamo combattere la mafia». Spesso la domanda che viene posta a chi interviene nei dibattiti sulla mafia è “cosa può fare il comune cittadino per dare il suo contributo?”. «Io credo più nei piccoli passi che nei gesti eroici – dice Tiziana – Ognuno deve fare la propria parte e anche il teatro deve contribuire a offrire una possibilità di cambiamento e un’idea di futuro diversa».
Per aver portato il suo spettacolo anche nelle zone in cui la criminalità organizzata ha un forte controllo del territorio, Tiziana è stata insultata sulla sua pagina Facebook: «Quello che più mi ha colpita è stata la bassezza degli insulti che ho ricevuto, che non erano indirizzati al mio lavoro ma alla bocca che ha pronunciato quelle denunce. Avevo messo in conto delle minacce, come quando a Isola Capo Rizzuto la famiglia locale ha impedito alla gente di venire allo spettacolo o quando a San Pietro Vernotico da un cantiere vicino sono stati lanciati dei mattoni verso il palco. Ma il fastidio del padrone di casa che usa mezzi del genere non me l’aspettavo, ed è disgustoso come continuino queste azioni offensive anche cambiando la realtà delle cose che ho detto».
Lei, nonostante tutto, non si ferma. «Da 5-6 anni mi sono concentrata sulla cultura della legalità, per colmare il vuoto d’informazione che c’è. La lotta alla mafia non dev’essere una bandiera da portare ma un coltello per tagliare il consenso alle mafie». Anche il prossimo spettacolo di Tiziana sarà nel segno della legalità: «Sto già lavorando con Andrea Guolo per mettere in scena “Tutto quello che sto per dirvi è falso”. Parlerà della contraffazione, un tema su cui si ha molta indulgenza ma che invade ogni ambito della nostra vita».
Il filo conduttore del lavoro di Tiziana è sempre lo stesso: «La mentalità mafiosa si è impadronita della gente, siamo sprofondati in un tempo senza futuro». Il teatro di Tiziana offre l’idea di un futuro diverso: senza mafie e senza illegalità. Dalla tavola agli acquisti di tutti i giorni.