Una doccia fredda è calata come una mannaia sugli Architetti e sugli Ingegneri del Comune di Messina che per anni hanno goduto degli incentivi sulla progettazione e la direzione lavoro degli appalti di opere e servizi che l’Ente annualmente mette in cantiere. Mannai che ha già dato vita alle prime fibrillazioni nei corridoi dei vari dipartimenti comunali e che ha visto assembramenti improvvisati di tecnici intenti a discutere anche animatamente sulle “nuove” disposizioni di legge.
A dare il via alle trepidazioni dei tecnici comunali è stata una nota del Capo Area Tecnica del Comune di Messina, Ing. Antonio Amato, con il quale si comunicava a tutti i Dipartimenti Tecnici la “triste” notizia che le liquidazioni per compenso degli incentivi erano sospese con effetto retroattivo, in attesa di un nuovo regolamento da emanarsi in esecuzione di una norma di legge. In altri termini e stante i ritardi con il quale il Comune ha recepito la normativa nazionale, le liquidazioni dei compensi per le attività svolte dai professionisti interni del Comune sono state sospese a far data dal 19 agosto 2014, data di entrata in vigore della legge n°114 che ha modificato la normativa sugli incentivi.
Come è bene ricordare, si tratta di un 2% tasse incluse, riconosciuto a titolo d’incentivo, che incide su milioni e milioni di euro che di anno in anno sono sborsati per gli interventi sulle scuole cittadine, le strade, gli immobili comunali, il verde cittadino, l’aggiornamento informatico dell’ente, gli appalti cimiteriali, quelli sui torrenti e le spiagge o quelli sulla messa in sicurezza delle coste e dei litorali, sino a giungere alle urbanizzazioni primarie e secondarie per le nuove costruzioni. Un fiume di soldi che l’Ente è chiamato a gestire e di cui il 2% per legge è in massima parte riconosciuto ai professionisti interni, questo alfine di evitare il lievitare dei costi che la progettazione e la direzione lavoro data ai professionisti esterni avrebbe comportato per le casse pubbliche.
Tra le novità più rilavanti, oltre alla concreta possibilità che molti tecnici si trovino a restituire una parte degli incentivi già liquidati e incassati con gli stipendi dopo agosto 2014, vi è la disposizione che prevede che al singolo dipendente non può più essere liquidato a titolo d’incentivo l’eccedenza che supera il 50% dello stipendio annuo lordo. Ipotesi questa tutt’altro che peregrina se consideriamo che di solito i tecnici si trovano a gestire più appalti all’anno e che parecchi di essi sono milionari.
Anche sull’aliquota del 2% dell’incentivo l’art. 93 del codice degli appalti nella nuova formulazione è intervento, prevendendo che il 20% di tale somma sia destinato ad un fondo per l’acquisto di beni e tecnologie per l’innovazione. Questo significa che togliendo le tasse sul restante 80% dell’incentivo, l’aliquota di fatto è diventata pari a 1% dell’appalto e questo ha già fatto dire a molti tecnici che provvederanno a dimettersi dai vari incarichi di direzione lavoro, progettista o R.U.P. degli appalti in essere.
Ma forse le disposizioni di legge che più incideranno sulle tasche dei tecnici comunali di alcuni dipartimenti sono quelle che prevedono l’esclusione per gli appalti e i servizi di manutenzione della normativa sugli incentivi e quella che prevede l’abolizione dell’incentivo per gli atti di pianificazione territoriale. Si pensi al Piano regolatore cittadino, alla manutenzione degli ascensori comunali o degli uffici giudiziari, alla “manutenzione” o potatura degli alberi, alla “manutenzione” delle strade cittadine o al rifacimento della segnaletica ecc. e ecc.
In ogni caso i tecnici comunali non hanno nessuna intenzione di accettare la mannaia passivamente e hanno già fissato per il prossimo martedì un’assemblea infuocata con i sindacati. In gioco vi è il contratto decentrato e il significato da dare alla parola “manutenzione”. Come si suole dire “facta lex inventa fraus”, allo stesso modo intervenire per recuperare un’immobile sottratto alla mafia significa ristrutturare l’immobile o fare una manutenzione straordinaria?
Pietro Giunta