Manovra economica, ecco i veri invalidi che non avranno la pensione

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Il governo eleva la soglia di invalidità per ottenere la pensione dal 74 all’85%: nessun nuovo assegno, fra gli altri, per le persone down, per quelle con disturbi del comportamento e limitate capacità intellettuali, per gli amputati di braccio e spalla

Ci sono le persone con sindrome di Down, gli amputati di braccio e di spalla, le persone sorde, quelle colpite da psicosi ossessive o da tubercolosi polmonare, o quelle con sindrome schizofrenica cronica che abbiano disturbi del comportamento e delle relazioni sociali e limitata conservazione delle capacità intellettuali. E con loro, molte altre. È il piccolo esercito di invalidi che subirà più direttamente le conseguenze della manovra finanziaria varata dal governo: le loro malattie, infatti, secondo le tabelle predisposte dal ministero della Sanità, rientrano fra la soglia minima di invalidità prevista finora per l’assegnazione del beneficio economico della pensione (il 74%) e il nuovo limite definito dal decreto legge dell’esecutivo, l’85%.

Nulla cambia (anche se si dovranno valutare le nuove norme nei casi di eventuali visite di controllo) per quanti già oggi percepiscono la pensione: una somma pari a 256,67 euro al mese per 13 mensilità (una ventina di euro in più, 277,57, per i ciechi civili assoluti). Cifra che – va ricordato – viene effettivamente versata solo se il soggetto non supera il limite di reddito di circa 4.400 euro l’anno se invalido civile parziale o di circa 15.150 euro in caso di invalidi civili totali, ciechi parziali o assoluti e sordi. Nulla cambia per chi ha già la pensione, molto cambia invece per coloro che presenteranno domanda di invalidità a partire da martedì prossimo, 1 giugno: se non raggiungeranno la soglia dell’85% infatti non otterranno infatti alcun beneficio economico. Per farsi un’idea delle categorie interessate, basta dare un’occhiata alle tabelle varate ormai quasi due decenni fa (era il febbraio 1992) con decreto del ministero della Sanità e che contengono le percentuali di invalidità a seconda delle “minorazioni e malattie invalidanti”: è sulla base di queste tabelle che i medici delle commissioni decidono la percentuale di invalidità di ogni singolo richiedente.

Si scopre allora che fra coloro che non potranno più ottenere il beneficio ci sono le persone con “sordità prelinguale da perdita uditiva grave bilaterale con evidenti fonologopatie audiogene” (percentuale fissata: 80%), quelle senza un arto superiore (amputazione di braccio: 75%; assenza congenita dell’arto superiore: 75%; amputazione di spalla: 80%), o quelle con ipoplasia renale bilaterale (una malformazione congenita per cui entrambi i reni sono poco sviluppati e di dimensioni ridotte: percentuale al 75%). Niente pensione per chi soffre di psicosi ossessiva (percentuale fissata dalle tabelle, a discrezione del medico, entro la forbice 71-80%), e nemmeno per chi ha subito una laringectomia totale (l’asportazione della lingua) con tracheostomia definitiva (il posizionamento di una cannula nella trachea per consentire la respirazione): la relativa percentuale di invalidità è fissata all’80%.

Niente da fare per i malati di bronchiectasia (dilatazione irreversibile di una porzione dell’albero bronchiale con incapacità ventilatoria di tipo ostruttivo: 80%), per coloro che soffrono di malattia polmonare ostruttiva cronica con prevalente bronchite (75%), per chi ha una tetraparesi con deficit di forza medio (dal 71 all’80%) e per chi deve fare i conti con miocardiopatie e valvulopatie con insufficienza cardiaca grave (dal 71 all’80%). Cordoni della borsa chiusi anche per le persone con sindrome di Down: la loro percentuale di invalidità è fissata al 75% (sale al 100% solo in presenza di un ritardo mentale grave). E anche in presenza di una sindrome schizofrenica cronica con disturbi del comportamento e delle relazioni sociali e una limitata conservazione delle capacità intellettuali non ci sarà alcun beneficio economico: la fascia prevista (71-80%) è ampiamente al di sotto del nuovo tetto. Resta invece qualche speranza per chi soffre di sindrome nefrosica con insufficienza renale grave e per tubercolosi polmonare con insufficienza respiratoria grave: la percentuale fissata dal ministero è compresa fra l’81 e il 90%: toccherà ai medici decidere se concedere o no la soglia minima dell’85% valida per la pensione.

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