«[…] Preferiva restare in quella sorta di falso equilibrio, sugli estremi del quale oscillava sospeso il suo dolore, come un farmaco può placare in una certa misura un lancinante mal di testa, ma non guarirlo alla radice.»
Ilenia, 18enne peloritana, vive un dramma che la accompagnerà fino alla fine della storia. La depressione le impedisce il movimento: dell’anima, del cuore, della mente, del corpo. A causa di questo lacerante male interiore, infatti, la ragazza decide di abbandonare il più grande amore della sua vita: la danza. Come si può sopportare una sofferenza talmente grande da immobilizzare le gambe, le braccia, la volontà?
La vicinanza della famiglia, dei professori e di Cristina, sua compagna di banco sin dalle elementari, non riesce però a lenire l’angoscia che inchioda Ilenia, e le sue scarpette, al muro. Arriva poi Manuel, che con comprensione e dolcezza riesce a conquistare quello che è rimasto lì, dentro al suo petto; ma quale sarà il principio primo di tutto questo dolore? Qualcosa che ha cambiato e continuerà a cambiare l’esistenza di ogni singolo personaggio coinvolto.
Enrico Anastasi, giovane scrittore e giornalista siciliano, esordisce con un’opera impegnativa, che affronta temi importanti in un intreccio ben strutturato, dallo stile chiaro e metaforico al punto giusto. Una splendida Messina con le sue strade, lo stretto, le colline, fa da sfondo a una triste storia, “nata da un disegno quasi naturale tracciato da sé, una notte d’estate, perché” – come lo stesso autore afferma – “Mare bianco è l’insieme di personali esperienze sublimate in una sola, drammatica, complicata vicenda”. Tutti i personaggi rispecchiano, in un certo qual modo, la personalità dello scrittore, che descrive i sentimenti e le emozioni come qualcosa di conosciuto da sempre, con verisimiglianza, da farcele quasi vivere.
«Era curiosa, soprattutto, dell’effetto visivo che avrebbe avuto la neve sul mare: […] il mare bianco sulla superficie del quale avrebbe danzato, per se stessa, alla ricerca dell’assoluto,, della dilatazione dell’anima dentro il torace, fuori dalla realtà, al ritmo della musica delle onde.»
Maria Susanna Biondo