Mario Opinato è uno degli attori che hanno popolato il cast di Annamaura. ll suo curriculum è ricco di produzioni cinematografiche sia italiane che estere. Infatti, la sua lunga carriera, tra breve, festeggerà i venticinque anni, con un primato di ben cinquanta pellicole. Il suo animo siciliano è stato arricchito dalla cultura estera: nell’attore infatti, c’è insito un rapporto passionale con gli anni di studio, di formazione e maturazione a Los Angeles, dove l’artista catanese è venuto a contatto con quel mondo dell’Actor’s Studio, che ancora oggi è una delle scuole più importanti di arte drammatica degli Stati Uniti. Lì Mario ha potuto apprendere il metodo di recitazione ideato del regista russo Stanislavskij che riguarda la perfetta identificazione della personalità profonda dell’attore con quella del personaggio, in un processo di quasi annullamento dell’io in favore dell’altro rappresentato. Intanto, noi de ilcarrettinodelle idee, lo abbiamo intervistato, chiedendogli qualcosa sulla sua carriera, sulla situazione della cinematografia in Italia e ovviamente sul film in uscita nei prossimi giorni.
Come mai hai deciso di partecipare alla realizzazione di questo film?
Volevo partire all’inizio per apportare il mio contributo, perché c’erano amici nel cast come Mario Donatone. In questi anni ho cercato di fare il meno possibile film che parlassero di mafia. Non ho voluto mai interpretare mai la figura del cattivo, e ho cercato di fuggire da questi stereotipi di cui è pieno il cinema che parla di mafia. Ho recitato, infatti, nella fiction dedicata alla figura di Paolo Borsellino, interpretando il pentito Vincenzo Calcara, proprio perché aveva una connotazione positiva. Prima della collaborazione con Salvo Grasso ho lavorato con Arimatea. Sono entusiasta di questi progetti e spero che altri siciliani li prendano come modelli, e raccontino la storia della nostra terra. D’altronde è necessario che qualcuno racconti la storia del malaffare. Sono quarant’anni che il mezzo cinematografico racconta sempre le solite cose sulla mafia, dove si è creata la credenza che la Sicilia è tutta mafiosa. Ora il nostro paese sta vivendo una situazione grave. La gente ruba non per il piacere di arricchirsi ma per mangiare.
Mi sembra di capire che per te il cinema deve anteporre l’impegno etico? È così?
Sì. Bisognerebbe sollevare le nostre problematiche. Pensa alla Sicilia e al vuoto di iniziative.
Se avessero fatto una pista a Fontanarossa, avremmo un turismo di milioni di persone. Abbiamo il mare più bello del mondo. Dovremmo vivere solo di turismo. Invece lasciamo spazio sempre all’estero.
Che consigli ti senti di dare ai giovani che vogliono intraprendere la carriera di attore?
Studiare e studiare. Non aspettare che il treno passi. Partire e realizzare il proprio sogno. Ma questo lo dico a tutti i giovani che in questo momento vivono un periodo di smarrimento. Prima di partire per Roma, partite per l’America, andate all’Actor studio. Lì ho vissuto gli anni più belli seguendo un corso straordinario. Glia americani sono vent’anni più avanti. Roma a confronto è un piccolo paese”.L’Italia non offre grandi opportunità. A quarantotto anni se non sei conosciuto al massimo puoi andare a vendere frutti di mare a Ganzirri, lì invece il talento è premiato.
Quanto conta la cultura?
Noi siamo il paese che ha il 61% delle opere del mondo. Il resto, minimo, appartiene a tutte le altre nazioni. Siamo semplicemente polli. È l’Italia che è sbagliata. Cultura e Turismo possono cambiare il mondo. I politici devono rendere la vita migliore, soprattutto in Sicilia. A Catania abbiamo un teatro greco, che per visitarlo bisogna suonare il campanello alla signora di fronte. Abbiamo tutte le epoche per girare i film.
Non è giusto tagliare i soldi alla cultura, per pagare le magagne che hanno combinato. Possiamo solo sperare che la prossima classe politica apra gli occhi sulle cose che contano.